Terrorismo: Un monito dell’Iran all’Europa
di Richard Kemp 27 dicembre 2020
Pezzo in lingua originale inglese: Terrorism: A Warning from Iran to Europe
Traduzioni di Angelita La Spada
Ora [gli europei] si ritrovano bloccati in quello che sanno essere un accordo nucleare fasullo e molto pericoloso che si limita a consegnare alle generazioni future uno scontro con un Iran nuclearizzato.
[I dirigenti iraniani] guardano con disprezzo gli europei e gli americani, come se fossero deboli e decadenti, privi del coraggio o della determinazione a difendere i loro interessi. (…) Il presidente Trump ha dato loro una pausa di riflessione, specialmente quando ha ordinato la morte di Qasem Soleimani (…) Essi ripongono maggiori speranze in Biden, pensando che sia più indolente.
Possiamo star certi che il Leader supremo si è rallegrato dei risultati del suo messaggio: l’Europa non ha opposto resistenza supplicando il suo aggressore di credere che sarà sempre sua amica. Se mai c’è stata una lezione sul fatto che l’appeasement fallisce e la forza ha successo, sicuramente è questa.
I governi europei devono ora mostrare la propria forza o affrontare la continua coercizione iraniana – coercizione che sarà guardata con interesse da perfidi attori di tutto il mondo da Mosca a Pechino a Pyongyang, con ovvie implicazioni.
Gli europei possono davvero permettersi di consentire a un regime così vergognosamente ostile e manipolatore come quello di Teheran di acquisire armi nucleari?
Il mese scorso è iniziato il processo in Belgio a carico di Assadolah Assadi e di altri tre iraniani accusati di aver pianificato un attentato dinamitardo a Parigi nel 2018. Nel 2015, Assadi era l’ufficiale più anziano del Ministero iraniano dell’Intelligence e della Sicurezza in Europa e operava sotto copertura diplomatica presso l’ambasciata iraniana a Vienna. Assadi è il primo funzionario governativo iraniano ad essere processato da un Paese dell’UE per reati di terrorismo, nonostante i numerosi tentativi di attacco sul suolo dell’Unione Europea ordinati da Teheran.
Il terrorismo di Stato non è solo un atto in sé, ma è anche uno strumento di potere nazionale e di coercizione. Complessivamente, questi falliti attentati che sono stati ideati e compiuti a Londra, Berlino, Parigi e Bruxelles erano un messaggio malevolo e una chiara minaccia all’Europa.
L’attacco fallito di Assadi sarebbe stato ordinato dal presidente iraniano Hassan Rohani e approvato dalla Guida suprema Ali Khamenei. Il suo obiettivo era un raduno del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, a cui parteciparono 80 mila persone, tra cui l’ex premier canadese Stephen Harper, l’avvocato del presidente Trump Rudy Giuliani e diversi parlamentari britannici ed europei. Il materiale esplosivo, probabilmente portato in Europa dall’Iran da Assadi a bordo di un volo commerciale, era di tipo TATP, lo stesso utilizzato per uccidere 22 persone e ferirne 800 in un attacco jihadista che colpì nel 2017 la Manchester Arena, nel Regno Unito, e nell’attentato del 7 luglio 2005 a Londra che fece 52 vittime e 700 feriti. Il messaggio era chiaro. A marzo, Assadi, che ha rifiutato di essere in aula al processo invocando l’immunità diplomatica, ha minacciato ritorsioni se fosse stato condannato.
L’attentato dinamitardo ideato da Assadi venne impedito dalle autorità di sicurezza europee grazie all’intelligence israeliana. Nel 2015, il Mossad aveva trasmesso informazioni all’agenzia di sicurezza britannica MI5 che consentirono di sventare un altro attentato dinamitardo orchestrato dall’Iran. I terroristi collegati all’emissario iraniano Hezbollah avevano immagazzinato tre tonnellate di nitrato di ammonio a nord di Londra – lo stesso materiale esplosivo che ha provocato la devastazione del porto di Beirut nell’agosto scorso. La quantità di esplosivo stoccata a Londra era maggiore del nitrato di ammonio che uccise 168 persone, ne ferì 680 e danneggiò centinaia di edifici negli attentati di Oklahoma City del 1995.
Sempre nel 2015, un altro attentato dinamitardo per mano di Hezbollah venne sventato a Cipro, anch’esso Paese membro dell’UE, questa volta erano state stoccate 8,2 tonnellate di nitrato di ammonio e anche in questo caso le autorità cipriote erano state avvertite dal Mossad. Nel 2012, c’era stato anche uno sventato attentato in Tailandia e, due anni dopo il fallito attentato di Londra, vennero fornite informazioni di un altro attentato simile a New York. Sempre nel 2012, Hezbollah fece esplodere una bomba su un autobus nel parcheggio dell’aeroporto di Burgas, in Bulgaria, un altro Paese membro dell’UE, uccidendo cinque turisti israeliani e il conducente del bus.
Piani di attacchi terroristici orchestrati da Teheran vennero scoperti in Germania nel 2017 e in Danimarca nel 2018, entrambi Stati membri dell’Unione Europea, e anche nel 2018 in Albania, candidato ufficiale per l’adesione all’UE. Nel 2015 e nel 2017, due cittadini olandesi di origine iraniana vennero assassinati nei Paesi Bassi, un altro Paese membro dell’Unione Europea, su ordine di Teheran.
Tutti gli attacchi compiuti nei Paesi membri dell’UE a partire dal 2015 si sono verificati nel momento in cui Regno Unito, Francia, Germania e Unione Europea erano attivamente coinvolti nel Joint Comprehensive Plan of Action, Jcpoa, JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto tra l’Iran, i Paesi cosiddetti P5+1 e l’Unione Europea. Le reazioni europee furono prevedibilmente contenute, con molti che sospettavano che la risposta debole fosse dovuta a un desiderio di evitare di mettere in pericolo il JCPOA. Fino a quando non vennero scoperte nel 2019 da un’indagine condotta dal Daily Telegraph sulle attività terroristiche di Hezbollah in Europa, le autorità britanniche tennero segreto l’attacco bomba sventato del 2015 a Londra apparentemente a causa delle pressioni esercitate dall’amministrazione Obama per occultare i particolari ed evitare di compromettere l’accordo nucleare.
Nonostante, o forse a causa di tali oltraggi terroristici contro di loro, i Paesi membri dell’UE hanno assecondato l’Iran, rifiutandosi di seguire gli Stati Uniti nel rinnegare l’accordo sul nucleare, in parte una risposta all’aggressione regionale iraniana e all’appoggio offerto al terrorismo internazionale. Anziché unirsi alla campagna di “massima pressione” economica del presidente Trump per modificare il comportamento iraniano, gli europei hanno appoggiato Teheran e minato gli Stati Uniti, cercando perfino di ribaltare le sanzioni economiche americane istituendo uno strumento finanziario, l’INSTEX, per consentire il prosieguo degli scambi commerciali con l’Iran. Inoltre, i governi europei non sono riusciti a opporsi quest’anno alla revoca delle sanzioni dell’ONU contro l’Iran sulle armi convenzionali e si sono rifiutati di appoggiare la decisione degli Stati Uniti di avviare lo “snapback” (il ripristino delle sanzioni) a seguito delle flagranti violazioni da parte di Teheran dell’accordo sul nucleare.
Dopo gli sventati attacchi terroristici a Parigi e in Danimarca nel 2018, l’UE ha imposto l’anno scorso, seppur con riluttanza, sanzioni finanziarie simboliche nei confronti del Ministero iraniano dell’Intelligence e della Sicurezza e di due funzionari. Compromettendo le proprie azioni e inchinandosi a Teheran, pur introducendo queste misure limitate, i funzionari dell’UE hanno sottolineato il loro costante appoggio al JCPOA e l’intento di continuare a commerciare con l’Iran. Da allora i leader dell’Unione Europea hanno protestato a gran voce contro l’uccisione di Qasem Soleimani, la mente delle operazioni terroristiche iraniane dirette contro di loro, e di Mohsen Fakhrizadeh, scienziato nucleare e omologo militare di Soleimani nel Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica, un’organizzazione terroristica proscritta responsabile di promuovere attacchi in Europa.
Durante i negoziati con l’Iran sul JCPOA, la Gran Bretagna, la Germania e soprattutto la Francia avevano espresso forti riserve, specialmente sulle “sunset clauses”, clausole che consentivano la scadenza temporale delle disposizioni che limitavano l’accesso da parte di Teheran al materiale nucleare e alla tecnologia avanzata, e in realtà aprivano la strada alla bomba nucleare. Tuttavia, questi Paesi furono spinti ad accettare l’accordo imperfetto dalla determinazione del presidente Obama a garantire la sua eredità, nonostante l’intransigenza iraniana. La loro incapacità di seguire le orme di Washington e di ritirarsi dall’accordo fu dovuta alla lealtà mal risposta in Obama, al disprezzo nei confronti del presidente Trump e al desiderio di rabbonire l’Iran, piuttosto che a un vero calcolo strategico.
Ora questi Paesi europei si ritrovano bloccati in quello che sanno essere un accordo nucleare fasullo e molto pericoloso che si limita a consegnare alle generazioni future uno scontro con un Iran nuclearizzato. Il presunto presidente eletto Biden e i suoi potenziali funzionari dell’amministrazione hanno chiarito il loro intento di rientrare nell’accordo e l’Iran ha estremo bisogno che lo facciano per alleviare la pressione sulla sua economia dalle attuali sanzioni statunitensi e per spianare la strada al suo breakout nucleare. Ovviamente, l’entusiasmo di Teheran a resuscitare l’accordo sarà accuratamente mascherato dall’indifferenza, pur spingendo per ottenere condizioni ancora più favorevoli rispetto all’ultima volta.
Liberatasi del disprezzo autolesionista di Trump, i governi europei avranno presto l’opportunità di agire finalmente nel loro interesse e in quello dei loro figli, convincendo Biden solo ad accettare un accordo con Teheran che limiti realmente le ambizioni nucleari degli ayatollah e freni la loro aggressione regionale. Ma innanzitutto devono affrontare le loro paure dell’Iran.
Teheran ha lanciato in Europa numerosi attacchi terroristici potenzialmente devastanti, in una fase critica per l’accordo sul nucleare e per la sopravvivenza del regime iraniano, come se fossero un messaggio diretto a Londra, Parigi, Berlino e a Bruxelles. Gli obiettivi erano figure dell’opposizione iraniana. Era opportuno ucciderle per scoraggiare altri dissidenti e mettere in guardia l’Europa dal dar loro asilo o appoggio. Ma non era necessario, in particolare tenendo conto del rischio di potenziali reazioni da parte dell’Europa. La leadership non l’avrebbe mai fatto se avesse realmente temuto ritorsioni dannose.
La leadership iraniana ha ordinato questi attacchi per mostrare la sua presunta forza e per avvertire direttamente gli europei dei pericoli della sfida. Essa guarda gli europei e gli americani con disprezzo, come se fossero deboli e decadenti, privi del coraggio o della determinazione a difendere i loro interessi, come persone di cui prendersi gioco, come hanno fatto ripetutamente in passato. Il presidente Trump le ha dato una pausa di riflessione, specialmente quando ha ordinato la morte di Qasem Soleimani, secondo per importanza solo alla stessa Guida suprema. I dirigenti iraniani ripongono maggiori speranze in Biden, pensando che sia più indolente.
Possiamo star certi che il Leader supremo si è rallegrato dei risultati del suo messaggio: l’Europa non ha opposto resistenza supplicando il suo aggressore di credere che sarà sempre sua amica. Se mai c’è stata una lezione sul fatto che l’appeasement fallisce e la forza ha successo, sicuramente è questa. I governi europei devono ora mostrare la propria forza o affrontare la continua coercizione iraniana – coercizione che sarà guardata con interesse da perfidi attori di tutto il mondo da Mosca a Pechino a Pyongyang, con ovvie implicazioni. Ma a parte questo imperativo strategico, gli europei possono davvero permettersi di consentire a un regime così vergognosamente ostile e manipolatore come quello di Teheran di acquisire armi nucleari?
Il colonnello Richard Kemp è stato comandante delle forze britanniche. È stato anche a capo della squadra internazionale contro il terrorismo nell’Ufficio di Gabinetto del Regno Unito e ora è autore e conferenziere su questioni internazionali e militari.