La Divina Commedia napoletana

VITTORIO CRISCUOLO
La Divina Commedia napoletana: un’originale reinterpretazione del capolavoro dantesco

 

L’intervento si propone di analizzare l’influenza del comico dantesco su tre autori napoletani, che negli anni finali
dell’Ottocento e agli inizi del Novecento decisero di intraprendere un viaggio nell’aldilà sulla carta, portando alle estreme
conseguenze lo stile inferior dell’Alighieri. Il primo ad immaginare il suo stravagante cammino nell’oltretomba fu Ferdinando
Russo con la realizzazione di ’N Paraviso (1891); fu poi la volta di Pasquale Ruocco con la composizione di All’Inferno
(1943) e infine Raffaele Chiurazzi con ʼO Purgatorio (1949). Questi tre poemetti in vernacolo, scritti e pubblicati in
momenti diversi, e poi editi in una veste unitaria nel 1951 con il titolo di Divina Commedia napoletana, sono concepiti
in un’ottica squisitamente popolare, per dar vita ad una vivacissima e perfino chiassosa scena di puro ambiente napoletano. In
un serrato confronto con il capolavoro di Dante si evidenzieranno le componenti comiche e originali della riscrittura, basti dire
che nel regno dei morti non troviamo più le anime di Paolo e Francesca o del Conte Ugolino, ma quelle di Assunta Spina,
Pulcinella, Scarpetta e Pantalena, tipici personaggi partenopei che si muovono nell’ambito di gustosi e divertenti episodi di
dichiarata marca napoletana.

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