Quale direzione?

Quale direzione?

Direzione_00-300x172È tutta questione di… riflessione.

Ho già avuto occasione di scrivere che “quando un dolore non serve a qualche cosa è sprecato”. Me lo ha insegnato una persona che stimo, e con la quale, un po’ per fortuna e un po’ per volontà, sono in dialogo da tempo.

Questa pandemia, al di là della disputa sui numeri, la contaminazione e il suo decorso, potrebbe procurare una riflessione generale e personale, per trarre così qualche utile e seria conseguenza, rispetto a ciò che ci sta accadendo.

Mi sembra chiaro che, innanzi tutto, zio Covid-19 può permettere a tutti di comprendere a fondo il ruolo esistenziale (esiziale direi anche…) della precarietà umana, di fronte alla forza dell’invisibile, sia esso micro oppure macro. In fondo, queste due categorie sono equivalenti e contigue.

E penso che questa rinnovata consapevolezza circa la nostra reale fragilità antropologica possa essere percepita da tutti, ancorché conduca a conseguenze e conclusioni intellettuali e comportamentali assai opposte. Alcuni posso reagire alimentando maggiormente il proprio sentimento egoico, in vista di un esasperato individualismo, perché tutto può finire improvvisamente e non ci si può difendere; altri, invece, possono dirigersi verso lo sviluppo di una solidarietà che sappia contemplare tanto nelle differenze umane quanto negli elementi comuni, la possibilità di migliorare la qualità della vita sanitaria ovunque.

È sempre la pandemia che sviluppa queste conseguenze, mente i risultati saranno assai diversi a seconda che si scelga un’ipotesi piuttosto che un’altra.

La scelta individualista, penso, sarà quella più probabile e deflagrante, come sta peraltro avvenendo di fatto nella politica delle nazioni, a livello mondiale ed anche in riferimento al vaccino prossimo. Ma sarà una scelta abortiva, che condurrà ad una veloce “estinzione sociale e culturale” di coloro che decideranno di continuare a perseguirla.

La seconda scelta, quella solidaristica, sarà assunta con maggiore lentezza, ma potrà sedimentarsi con maggiore forza e determinazione nel tempo, proponendo la visione di un mondo che sia davvero diverso, rispetto a quello che stanno conoscendo i nostri figli.

In sostanza, si tratta di scegliere tra un narcisismo esibito e l’umiltà naturale che si cela dietro ogni manifestazione esistenziale presente in questo nostro pianeta.

Direzione_01-300x150Certo, io credo che, alla fine, vincerà questa seconda ipotesi, ma dobbiamo farci forza sapendo attendere che tale idea rivoluzioni il mondo della scienza, della coscienza e della comunicazione.

Per ora, zio Covid-19 ha acceso il motorino d’avviamento dell’automobile dell’evoluzione, mentre starà a noi imparare a guidare l’auto, senza voler essere primi in un qualsiasi dove, nello sforzo quotidiano di considerare la nostra vita esattamente importante come l’altrui.

Stiamo ancora facendo fatica a capire questo semplice e naturale concetto di equità.

 
alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info)