Ora dite addio ai contanti

Ora dite addio ai contanti Ma attenzione alla “trappola”

Si moltiplicano le iniziative per incentivare l’uso di carte di credito, di debito e bancomat a discapito dei contanti. “Rimborso del 10% per chi spende con carte”. Ma persistono ancora alcuni punti oscuri e problematici, ecco quali
Alessandro Ferro – Ven, 06/11/2020

La moneta digitale tenta di sorpassare (ancora a fatica) quella di carta: gli italiani non sono ancora “americanizzati” e la maggior parte delle transazioni vengono ancora eseguite con i soldi “di carta” e le monete contenute dentro al portafoglio. Ma la strada imboccata dal governo va in direzione di carte di credito, carte di debito e bancomat con meno commissioni e più sgravi fiscali anche per gli esercenti.

“Poca conoscenza”

“Ancora c’è mancanza di conoscenza da parte delle persone, specialmente quelle anziane. Le nuove generazioni hanno l’abitudine di pagare anche un caffè al bar con la carta di credito, tutti gli altri sono convinti che gli costi qualcosa in più”: è quanto ci ha detto, in esclusiva, la presidente di CiviBank, Banca Popolare di Cividale, Michela Del Piero. “Regolarmente, cerco di far capire che non esistono costi supplementari ma è anche vero che spesso ci si scontra, per piccole cifre, con il gestore dell’esercizio il quale cerca di non far usare pagamenti elettronici sono una certa cifra”.

Ecco il bonus. Ma, a breve, chi userà sistematicamente le carte, ricerverà un bonus molto interessante che potrà far cadere le barriere anche agli irriducibili del contante. “Dovrebbe esserci un bonus, sotto forma di credito di imposta, che restituisce al consumatore un rimborso semestrale, un cashback, del 10% di quanto speso con carta elettronica fino ad un tetto di 1.500 euro ogni sei mesi e 3mila euro l’anno. In sostanza, un bonus di 300 euro annuale per chi usa la carta di credito invece del contante”, ci dice la Del Piero. Beh, in questo caso le chiacchiere stanno a zero: se spendo tot cifra con bancomat e carte varie, lo Stato mi rimborsa fino a 300 euro ogni anno per le transazioni effettuate. Se spendo soltanto in contanti, nulla. È un percorso che il governo ha intrapreso per stimolare, indirizziare ed educare i consumatori all’utilizzo delle carte”.

Il caso Usa. Gli Stati Uniti, spesso e volentieri avanti per tante cose, hanno esercizi commerciali che, addirittura, non accettano più contanti al contrario che in Italia. Per loro il pagamento elettronico si estende a tutto: bar, panifici, bottigliette d’acqua, anche le transazioni più irrisorie. Ovviamente, i bastian contrari dovranno trovare sempre il pelo nell’uovo. Ed i problemi legati alla tecnologia? “È capitato anche a me, ma è difficile che si esca dall’esercizio senza essere riusciti a far funzionare il Pos – ci dice la presidente di CiviBank – Sicuramente è uno dei problemi, le infrastrutture ed i materiali sono investimenti che il nostro Paese deve fare”.
Banca d’Italia e BCE a confronto

Uno studio di Banca d’Italia del 2012 ci dice che i costi totali del contante ammontavano a 15 milardi di euro, l’1% del Pil. “C’è un tale costo nell’utilizzo del contante che qualsiasi altro costo della carta di credito è inferiore. E poi ci sono tutti i benefici su sicurezza, tracciabilità, limite all’evasione. Sono talmente tanti gli aspetti importanti, che con queste modalità vengono risolti”, afferma la Del Piero.

Secondo gli ultimi dati della BCE, per quanto riguarda il volume delle transazioni nel 2016, ben l’85,9% è ancora avvenuto in contanti. “Si tratta di transazioni nei punti vendita e di dettaglio. È un numero enorme. Non abbiamo ancora i dati del 2020 ma credo che crescerà moltissimo, con il Covid, l’utilizzo degli strumenti elettronici”. La presidente di Banca Cividale ha affermato che, ultimamente, c’è stata un’inversione di tendenza anche nei piccoli centri, dove nei primi 10 mesi del 2020 la domanda di carte di credito è aumentata del 6%. “È tanto”.
Le altre facce della medaglia

Chiaramente, come in tutti i settori della vita, c’è anche chi (giustamente) mette in guardia da eventuali trappole legate all’uso delle carte. “Il consiglio per difendersi da eventuali aumenti è di tenere costantemente sotto controllo i costi delle proprie carte elettroniche”, ha spiegato Lodovico Agnoli, responsabile New Business di Facile.it, in un’intrervista rilasciara a IlSole24ore. “Innanzitutto è bene sapere che le banche, in caso di variazione delle condizioni economiche, sono obbligate a darne comunicazione preventiva alla clientela; è quindi importante leggere sempre con attenzione le lettere che riceviamo dall’istituto di credito. Questo non solo ci dà il tempo necessario per valutare eventuali alternative qualora i costi diventassero troppo elevati, ma ci mette anche al riparo da un possibile uso scorretto della carta alla luce delle nuove tariffe”.

Commissione sul prelievo. Chi preleva sui gruppi bancari diversi dal proprio va incontro al pagamento di una commissione (ma questo, già, si sapeva). Molte banche hanno introdotto un pedaggio per prelievi sotto un determinato importo, in genere 100 euro. “Attenzione, però, perché non sempre l’eventuale salasso dipende dalla banca: spesso, invece, è frutto di un uso poco consapevole della carta – prosegue Agnoli – pertanto è fonda mentale conoscerne i costi e monitorarli periodicamente. È possibile farlo attraverso l’estratto conto o anche tramite l’home banking: questo consente di avere una visione di insieme su come usiamo lo strumento e quanto paghiamo complessivamente tra costi fissi e variabili”.
Convengono i pagamenti elettronici?

Il presupposto della maggiore diffusione dei pagamenti digitali è, proprio, per tenere bassissima l’incidenza degli oneri. “I nuovi provvedimenti per incentivare l’uso delle carte di pagamento, a partire dal cashback, non avranno costi aggiuntivi per gli utenti. Le banche e gli operatori nel mercato, emittenti strumenti di pagamento, hanno l’interesse a promuovere i pagamenti elettronici perché ricevono una quota delle commissioni che vengono retrocesse dall’acquirer (coloro che forniscono il sistema di accettazione per i pagamenti, ndr) – afferma Marco Folcia, Partner PwC Emea Payments Leader – Lo snodo chiave resta però il ruolo degli esercenti, che subiscono il maggior impatto dei costi legati all’accettazione”.

Il Dott. Folcia sottolinea come tutti gli esercenti debbano, ormai, accettare i pagamenti digitali anche se ad oggi non sono previste sanzioni per coloro che si rifiutano. Da luglio, poi, c’è un nuovo provvedimento che “prevede un credito di imposta sulle commissioni che gli esercenti pagano per le transazioni. Le commissioni che oggi vengono pagate oscillano mediamente tra l’1 e il 2% dell’importo transato e su tale valore si determinerà il vantaggio fiscale. È poi allo studio una forma di incentivo per rendere gratuiti i pagamenti elettronici fino a 5 euro”. In questo modo, potranno essere finalmente favoriti anche i micro pagamenti, garantendo il servizio anche per un caffè a tutti coloro che frequentano un locale e non vogliono usare il contante.

In molti non sanno, tra l’altro, che custodire e trasportare il contante ha un costo enorme che non interessa soltanto le banche ma tutta la catena produttiva, dai grandi magazzini al piccolo commerciante. “La raccolta e il versamento del contante – conclude Folcia – nelle casse delle banche ha un costo e un rischio associato. Si stima che in Italia (fonte Osservatorio Politecnico di Milano) la gestione del contante costi 10 miliardi all’anno. La diffusione dei pagamenti digitali riduce questo onere nascosto, che difficilmente contabilizziamo, ma che ha un peso nella quotidianità di tutti gli attori, dalle banche al consumatore all’esercente”.