Abbiamo alternative?
È tutta questione di… male-essere.
Vi sono molte cose che stanno accadendo, tanto a livello mondiale quanto nazionale, che, in effetti, presentano contraddizioni. E forse, oltre all’incompetenza di coloro che governano il mondo, ho l’impressione che l’umanità intera sia davvero di fronte alla necessità di “approntare un cambio di passo”.
Numerose sono state le volte in cui ho ricordato a tutti noi quanto fosse necessario un reset globale. E, mi sembra, che a pensarla in questo modo non sia io proprio l’unico, a giudicare dalle considerazioni che troverete in questo sito.
Rispetto a coloro che attualmente stanno sentenziando che non avremo nessun cambiamento nelle mentalità umane, vorrei solo ricordare che la storia dell’evoluzione umana è costituita da cambiamenti lenti e costanti, con l’aggiunta di accelerazioni, definite anche spinte culturali. Non possiamo dunque attenderci di vedere noi stessi questi cambiamenti, mentre possiamo agevolare l’ingresso e la diffusione delle accelerazioni. Di fatto, e forse inconsapevolmente il più delle volte, lo stiamo già facendo con la tecnologia, la diffusione dei social, della comunicazione e degli spostamenti fisici, con i trasporti.
Se le cose stanno in questi termini, come peraltro insegna uno studio attento dei nostri cambiamenti specie-specifici, sia mentali che fisici, l’avvento di zio-Covid ci espone all’assunzione di maggiore consapevolezza esistenziale, ossia antropologica, nel nostro caso.
Ogni governo (che non sia un mero esercizio dittatoriale), esiste, in tutte le parti del mondo, quando la sua funzione è in relazione costante con le istanze di coloro che lo hanno scelto.
Bene, ed ora mi chiedo se non sia il caso, specialmente a livello nazionale, di superare inutili e dannosi personalismi e comprendere che stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione culturale, come accadde con quella copernicana. Non è il sole (economica e finanza) che gira attorno a noi, ma siamo noi che dobbiamo dare un senso diverso al sole che ci illumina e riscalda, come ho scritto nel precedente articolo.
Siamo antropocentrici, e non potremmo essere diversamente, mentre possiamo intendere con questo termine una centralità che rende tutti fratelli. E, in questo senso, condivido l’ultima enciclica di Papa Francesco, nelle sue linee generali.
In sostanza: quale richiesta proviene, in questo periodo storico, dalla Natura, dall’evoluzione? Ci viene chiesto, con chiarezza ed inequivocabilità, di modificare tutti quei nostri atteggiamenti mentali che esprimono una progressione senza fine del desiderio di potenza, annientando tutto ciò che si contrappone a questo desiderio. Ci vorrà tempo per verificare, nel concreto e visibilmente, se saremo stati in grado, come specie intera, di attuare l’ingresso in questa nuova stagione antropologico-esistenziale.
Perché, secondo me, non abbiamo alternative.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).