159 anni fa il massacro di Pontelandolfo e Casalduni, in provincia di Benevento
Il 7 agosto del 1871 un gruppo di briganti – capitanati dall’ex sergente borbonico Cosimo Giordano – reduci della resistenza contro l’invasione sabauda, si rifugiarono a Pontelandolfo, in provincia di Benevento. Qui aizzarono la popolazione affinché stracciasse le bandiere piemontesi, riportando al loro posto lo stemma dei Borbone. Vennero bruciati gli archivi e distrutte le porte del carcere, per liberare i detenuti politici.
Ma il neonato regno d’Italia non poteva permettersi di vedere indebolito l’ordinamento appena stabilito. Il lungotenente Cesare Augusto Bracci venne inviato a capo di quaranta uomini della Guardia Nazionale, alla quale si aggiunsero quattro carabinieri. Questi furono tempestivamente accerchiati e catturati nei pressi di Casalduni, dove vennero in seguito uccisi per ordine del brigante Angelo Pica. … omisis…
Pontelandolfo – MEMORIE DEI GIORNI ROVENTI DELLO, AGOSTO 1861 – Don Rocco Boccaccino
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7 AGOSTO 1861
Proprio all’entrata di Pontelandolfo esisteva, fino a qualche anno fa, una cappella, dedicata a S. Donato, a cui si accedeva attraverso una bella e solida scalea. La chiesa non era grande, ma molto cara ai cittadini per la venerazione al Santo sebbene non sia il Patrono, *per i ricordi a cui essa era legata qualcuno dei quali eccitava la fantasia popolare. Oggi è stata abbattuta per allargare la visibilità in quel punto dove vengono a incrociarsi la strada che mena al paese e la nazionale per Napoli e Campobasso.
La festa di S. Donato capita il 7 di agosto ed è caratteristica la fiera di tre giorni, che sollecita l’accorsarnento di tutta la cittadinanza e di moltissimi forestieri; un tempo più di oggi in quanto si profittava di queste attese ed uniche circostanze per vendere e comprare.
Era costume secolare che ogni anno il 7 di agosto il clero coi fedeli si portasse in solenne processione dalla Chiesa Madre fino alla suddetta cappella per celebrarvi i vespri in onore del Santo. Così avvenne anche il 7 agosto del 1861 e ne ricordo il succedersi degli avvenimenti collegando varie fonti, alcune vicine ai tempi.
Dopo il canto dei vespri la processione, come al solito, ritornava al luogo di partenza. Precedeva un concerto musicale, il clero con a capo l’Arciprete D. Epifanio De Gregorio, di origine di S. Croce del Sannio, poi seguiva tutto il popolo. In questo momento una quarantina di briganti, ingrossati da reazionari, da borbonici, da molti popolani si fanno avanti minacciosi agitando una bandiera bianca, obbligano a gridare «Viva Francesco II» e costringono il clero a cantare un Te Deum di ringraziamento cori l’intenzione di dimostrare la restaurazione del regno dei Borboni.
Donde provenivano queste bande armate di briganti con gruppi di ostinati favoreggiatori dei detronizzati re e quale intesa potevano mai avere con autorità e notabili del paese? La maggior parte dei documenti parla di corrispondenze segrete tra l’Arciprete, che aveva scritto un libro in onore di Ferdinando II (2), e parecchi altri borbonici, compreso forse anche il Sindaco D. Lorenzo Melchiorre, con i capi delle varie bande che scorazzavano nella nuova provincia di Benevento, avendo fissato «il quartiere generale sui monti accosto a Pontelandolfo » nell’aspettativa di una occasione propizia «per tentarvi un colpo di mano, impadronirsene e piantarvi la bandiera dei Borboni, creando un governo provvisorio nel nome di Francesco Il (3).
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Leggi la Vita di Cosimo Giordano nel link :