L’origine di tutto questo?
È tutta questione di… sporcizia.
La notizia del momento è questa,(Quel video choc dei picchiatori dopo aver pestato a morte Willy -L’agghiacciante indiscrezione, filtrata dagli ambienti investigativi, trova conferma dagli orari dei post inseriti sui social da Gabriele Bianchi, uno dei due fratelli accusati di omicidio preterintenzionale – Ignazio Riccio – Lun, 07/09/2020 – Uno dei quattro aggressori di Willy Monteiro, il giovane cuoco di origini capoverdiane ucciso a calci e pugni per aver difeso un amico a Colleferro, nella zona a sud di Roma, dopo la brutale aggressione ha impiegato il proprio tempo a pubblicare video umoristici sul suo profilo Facebook, senza mostrare preoccupazione o rimorso per ciò che era accaduto). e il momento dura ormai da molto, dando l’impressione di essere in un’unica sequenza di un film dell’orrore. In realtà, siamo quotidianamente circondati da orrore e nella nostra mente affollano, in sembianze diverse, immagini di morte. Come in questo caso, appunto.
Siamo di fronte a persone che praticano, mantengono e desiderano uno stile di vita basato sul sopruso nei riguardi di chiunque incontrino sul loro cammino, indipendentemente dal sesso, dall’età e dall’etnia di chi ha la sfortuna di incontrarli. Nulla, nessun individuo, può essere uguale a loro, se non il clone di loro stessi, con una visione pessima della vita, e di qualsiasi forma di sopravvivenza autonoma.
Non si tratta di odiatori seriali, ma di molto peggio: si tratta, secondo la mia prospettiva, di repressi para-maschi frustrati e in branco, drogati, con una struttura cognitiva debolissima, senza i fondamentali strumenti intellettuali con i quali affrontare una società depravata come la nostra.
E vi è persino qualche essere umano che attribuisce la colpa di questi misfatti alle palestre, oppure alle arti marziali, o ancora a qualche specifico sport, come se l’eliminazione di un luogo in cui possono essere presenti alcune psico-patologie, anche se contenute nel luogo stesso, ci potesse salvare da questa selvaggia forma di violenza.
Eppure, qualcuno, che evidentemente non conosce la saggezza delle arti marziali, la filosofia esistenziale ad esse sottesa, oppure le basi socio-culturali su cui si fonda il vero sport, per semplicismo elettorale, sostiene una simile scemenza.
Ebbene, quale potrebbe essere l’origine di tutto questo?
I media, la politica, il quartiere, la struttura sociale italiana che non garantisce nessuna mobilità sociale, la deprivazione quotidiana dei propri desideri di futuro (tanto a scuola come in famiglia), se non viaggiando come tossici repressi che abbisognano di farsi forti di fronte a tutto e tutti.
Siamo in presenza, con evidente progressione, di individui che nella loro frustrazione rappresentano la crescente insoddisfazione, sempre più presente, nelle relazioni umane, e la consapevolezza che nessuna istituzione sia garante di una essenziale protezione.
Tutta la nostra vita è questione di protezione, ricevuta e dunque donata.
E, fino a quando non capiremo questo, avremo questa classe politica, queste famiglie disperate, anche nella loro positiva volontà di educare al meglio.
Mi sento in lutto universale.
Per loro, gli assassini, per le istituzioni e per una nazione che continua a morire giorno dopo giorno, e nemmeno troppo lentamente.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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