Pontelandolfo – sentieristica montana

Riscoperta della sentieristica montana

Grazie all’intervento del Presidente della Comunità Montana del Titerno e Alto Tammaro Gianfranco Rinaldi, già Sindaco di Pontelandolfo, con il prezioso contributo di volontari cittadini, nuova luce illumina una sentieristica montana di grande fascino ambientalistico, naturalistico e storico, che dal castagneto autoctono di Piano Feletta raggiunge la sorgente di acqua cristallina perenne di Acqua del Monte, per risalire verso il rifugio di Monte Calvello e poi più su attraverso la Faggeta Secolare sulla vetta più alta della montagna a quota 1017 metri. La riscoperta dell’antichissimo sentiero, ricco di storie e leggende, riportano nella mente di molti i ricordi nostalgici del tempo che fu, in quell’epoca dove la filosofia di vita che si basava sul detto “basta la salute”, trovava concretezza nello scorrere sereno della vita di tutti i giorni nell’ambito dei lavori dei campi e dei mestieri più umili al ritmo dell’adagio ora et labora. Le costruzioni in pietra delle cosiddette “caselle” e la fitta boscaglia ci proiettano nell’anno 1861 all’epoca dei fatti legati all’Unità d’Italia, lì dove si rifugiava la partigianeria brigantesca inseguita dagli uomini della Guardia Nazionale. La storia di questi luoghi ci fa imbattere nelle manovre di Guerra del Principe Umberto sul crinale di monte Calvello e più su in cima, a quota 1017 mt, ancora sono visibili le tracce della postazione dell’artiglieria tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale. E’ una storia senza tempo, una storia legata ai provvedimenti della Regina Margherita di Durazzo in favore degli indigenti autorizzati a raccogliere legna e ramaglie in una fetta della faggeta secolare, da qui il nome “fai poveri” faggi poveri. E ancora si odono le urla guerresche dalla valle del Lago Spino degli armigeri del Principe di Colobrano di Morcone in eterna disputa con gli uomini di confine di Pontelandolfo per i diritti esercitati da entrambi di legnare, acquare, pascolare e pernottare nelle aree demaniali. La presenza di mulattiere che si arrampicano sulle alture, delle neviere dislocate lungo il crinale della faggeta, delle fornaci addossate al terreno nel bosco per la trasformazione in calce del pietrame calcareo, delle carbonaie, del panorama mozzafiato, infine, che scopre la bellezza dei paesi del Sannio nell’orizzonte sconfinato, rendono questi luoghi straordinariamente affascinanti, unici, da vivere intensamente.

Gabriele Palladino

index