Satelliti: per combattere il Covid-19

 

Davide Bartoccini  6 aprile 2020

Come su un campo di battaglia nella guerra moderna, il nostro paese ha deciso di avvalersi degli indiscreti “occhi del cielo” che orbitano nello Spazio – i satelliti del Sistema Copernicus – per combattere in maniera più “efficace” il Covid-19: la malattia respiratoria acuta da Sars-CoV-2 che sta mettendo in ginocchio il mondo. E che non accenna a fermarsi.

Secondo quanto affermato dal dipartimento per la Protezione Civile, l’Italia ha scelto di attivare il sistema satellitare dell’Unione europea Copernicus – già noto alle cronache per aver osservato dalla Spazio la riduzione dello smog nel Nord Italia dopo l’imposizione dello stato di quarantena – per “mappare le strutture sanitarie temporanee e le aree pubbliche”. L’annuncio formale è pervenuto dal commissario responsabile per la gestione delle crisi di Bruxelles, Janez Lenarcic. Le immagini satellitari di Copernicus – una rete di satelliti “Sentinel” operati dall’agenzia spaziale europea (Esa) collegati a particolari sensori divenuta operativa nel 2012 – dovrebbero permettere alla protezione civile di ottenere una “migliore comprensione del territorio”, consentendo un monitoraggio estremamente “efficace” delle attività e degli spazi pubblici durante l’emergenza del Covid-19. Come in guerra l’attività ostile di navi e missili viene “monitorata” dallo Spazio per attuare una strategia adeguata alla situazione, così nella guerra al virus l’Unione europea si appresta a controllare le “attività” per arginare la pandemia; dunque per inviare “rinforzi” lì dove sono più necessari. I satelliti infatti non si limiteranno a veicolare i rinforzi, saranno impegnati in quelle che potremmo definire quasi delle “operazioni spia“. Oltre a cartografare “tutte le strutture sanitarie temporanee” realizzate nel nostro Paese, i satelliti monitoreranno anche “luoghi soggetti a possibili assembramenti di persone” per controllare che essi non si manifestino nella fase di 2.

Le “informazioni” estremamente dettagliate – dati satellitari ad altissima risoluzione (30-50 cm al suolo) – che possono essere fornite dal servizio dalla rete Copernicus – che integra funzioni come “Copernicus Security Service” (già impiegato da Frontex per monitoraggio dei flussi migratori) e “Emergency Management Service” – vengono considerate un importante ausilio in supporto delle operazioni di contrasto alla pandemia nel nostro Paese. La produzione dei dati sarà affidata all’Associazione Ithaca, riferiscono le agenzie stampa, “ente partecipato del Politecnico di Torino e dalla Compagnia di San Paolo, che eroga il servizio nell’ambito di un consorzio internazionale coordinato dalla società E-geos”.

Il servizio di gestione delle emergenze di Copernicus (Copernicus Ems), dichiara di fornire a tutti gli “attori coinvolti nella gestione di catastrofi naturali” o “situazioni di emergenza causate dall’uomo”, ad esempio, informazioni geospaziali tempestive e accurate derivate dal telerilevamento satellitare. Tali dati dovrebbero consentire nei prossimi mesi, la ricezioni di informazioni in breve tempo per quella che viene definita una “modulazione” delle “misure di contingentamento delle attività”. L’obiettivo rimane dunque quello di fronteggiare la diffusione del virus che prosegue a causa della mancanza di un completo stato di isolamento della popolazione, che nonostante venga sottoposta alla quarantena continua a manifestarsi in assembramenti che consentono al virus di trasmettersi da individuo a individuo. Questo potrebbe essere un rischio anche nella fase di flessioni del numero di contagi che potrebbe condurre ad una normalizzazione della situazione: dato che potrebbe verificarsi, secondo gli esperti, una “seconda ondata”. Dopo i droni dunque, entrano in campo anche i satelliti. La guerra al virus si combatte anche dallo Spazio.