Vincenzo Giannone “Garibaldite”

VINCENZO GIANNONE IL PRESIDE DI RE FERDINANDO II CON LA NUOVA GARIBALDITE

Posted by altaterradilavoro on Mar 18, 2020

Quali mezzi usò Cavour nel 1860 per realizzare l’Unità d’Italia? Realmente i pochi volontari guidati da Garibaldi riuscirono a sconfiggere l’esercito borbonico? Vittorio Emanuele II ridonò alle popolazioni del Regno delle Due Sicilie la libertà e la giustizia? Per rispondere a queste domande, Giannone ha confrontato numerosi autori che furono attori o spettatori della spedizione dei Mille e della rivoluzione italiana del 1860 e ha ricostruito parte del retroscena politico che portò alla conquista del Regno delle Due Sicilie.

Così compiuta, l’opera è un’interessante lettura storica per tutti coloro che vogliono conoscere o approfondire le vicende della spedizione dei Mille e gli effetti prodotti nel primo sessennio postunitario dal nuovo assetto politico-costituzionale sulle condi­zioni di vita delle popolazioni dell’ex regno borbonico.

Attraverso la testimonianza di numerosi scrittori sincroni, con uno stile semplice e coinvolgente, il lettore è condotto alla scoperta di alcune verità nascoste che permisero a Garibaldi di sbarcare a Marsala e conquistare la Sicilia e il Regno di Napoli.

PREFAZIONE

Osvaldo Perini, un esule veneto, che si definì giudice com­petente e abbastanza imparziale, pubblicò a Milano nel 1861 un libro intitolato La spedizione dei Mille – Opera documentata della liberazione della bassa Italia. «Dirò, scrisse, come pochi volon­tari, usciti da libero porto e dopo una fortunosa navigazione di più giorni traverso le crociere nemiche felicemente approdati alle spiagge Siciliane, sconfissero intieri eserciti, ridonarono a libertà numerose provincie e snidarono dall’antico suo covo un’odiosa tirannide. Descriverò le gesta luminose d’un Eroe il cui nome risveglia in Europa i più vivi sentimenti di simpatia e di ammirazione, e che la patria riconoscente saluta col titolo di padre e restauratore della libertà italiana».

Ma fu proprio così? Davvero pochi volontari guidati da Garibaldi riuscirono a sconfiggere l’esercito borbonico? I Borbone furono veri tiranni? Realmente fu ridonata la libertà alle numerose province del Regno delle Due Sicilie? Per rispondere a queste domande ho letto e confrontato un gran numero di autori che furono attori o spettatori della spedizione dei Mille e della rivoluzione italiana.

Dopo numerosi anni, dedicati alla ricerca e alla lettura di libri di accreditati scrittori, vano sarebbe stato il mio lavoro e sterile il tempo trascorso nella ricostruzione degli eventi accaduti nel 1860 e nei primi anni postunitari se non lo avessi dedicato al pubblico vantaggio e mi riterrò soddisfatto se servirà a dissipare in parte il velo di menzogne che ancora copre questa pagina della storia d’Italia.

CONCLUSIONI DELL’AUTORE

Nel 1847, Felice Orsini scrisse a Giuseppe Mazzini: «Distrutto il Borbone, la causa d’Italia è vinta!» e per distruggere il Borbone intrigarono, mentirono, tradirono, calunniarono, incendiarono interi paesi, imprigionarono e fucilarono migliaia di persone. Ciò constatato e verificato, mi auguro che i napolitani, orgogliosi del loro passato, consapevoli della violenza subita nel 1860 dall’in­gannevole politica unitaria che non unì l’Italia ma assoggettò la parte meridionale a quella settentrionale, sappiano riscattarsi dai falsi miti risorgimentali innalzando a Napoli e nelle altre città dell’ex regno delle Due Sicilie monumenti a Ferdinando II, che sempre difese e tenne alto in Europa la reputazione del popolo napolitano e a Francesco II che combatté per la libertà del suo popolo contro gli invasori piemontesi, salvò i napoletani dagli orrori di una guerra civile e risparmiò Napoli e i suoi monumenti dalla distruzione di un bombardamento inevitabile, e al soldato napoletano che con onore e valore difese la propria patria dagli invasori.

Poiché una nazione non si unisce calpestando e ignorando l’iden­tità, la storia e la tradizione di una parte di essa, mi auguro che un Governo amante della verità e della giustizia, in un futuro non lontano, abbia il coraggio di chiedere scusa al popolo meridionale per l’ingiusta invasione subita nel 1860 e decreti che in tutte le istituzioni e sedi statali dell’ex Regno delle Due Sicilie sia affiancata alla bandiera nazionale la bandiera borbonica.

Così come ho iniziato, desidero terminare questo lavoro citando le ultime parole pronunciate da Francesco II di Borbone: «Che ‘oblio copra per sempre gli errori di tutti; che il passato non sia mai pretesto di vendetta, ma pel futuro lezione salutare!».

Vincenzo Giannone

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