DIFFERENZE TRA GERMANIA E ITALIA E STRANI RIMEDI IN 5 MODI PUR DI NON CHIEDERE SCUSA.
Un minuto di preghiera (ma anche di riflessione e analisi).
In tv (RAI Uno, Porta a Porta) è stato chiesto ad uno dei massimi responsabili dell’emergenza come mai in Germania le vittime siano così poche rispetto a quelle dell’Italia (0,5% circa rispetto a 10% circa) e la risposta è stata surreale. Riassumiamo.
TESI 1. “I tedeschi anche senza leggi restrittive hanno un’altra cultura e sono rimasti fermi in casa” (la risposta dell’esperto in tv): oltre ad essere approssimativa è una tesi quasi infantile A) perché in Italia le leggi sono state non del tutto (e solo in ritardo) “restrittive” e gran parte della gente in Lombardia, ad esempio, esce per andare in uffici (aperti) e in fabbriche (aperte) nonostante numeri drammatici; B) Il 90% degli italiani è in casa e le nostre città sono deserte con l’eccezione di qualche idiota e di quelli che devono andare in uffici (aperti) e fabbriche (aperte) ma i risultati non sono affatto arrivati. C) Se i casi anche al Sud sono preoccupanti è solo per colpa di una sciagurata e reiterata decisione del governo che ha concesso liberamente e senza controlli il passaggio Nord/Sud con una buona dose di incoscienza di chi (autorizzato dal governo fino a pochi giorni fa) è sceso al Sud.
TESI 2. In Germania “contano solo i morti per coronavirus” è una semi-bufala A) perché se ho una malattia ma sono vivo e muoio con il virus sono morto comunque per il virus; B) che i nostri numeri di morti siano troppo alti lo dimostrano (si chiamerebbe “logica”) altri numeri alti, troppo alti e oggettivi come quelli dei contagiati, dei ricoverati e di quelli in terapia intensiva.
TESI 3. “In Germania sono più giovani”: è una tesi vecchia e debole che hanno cercato di applicare anche nel confronto tra i parametri cinesi e quelli italiani ma è una tesi inconsistente perché pochi decimali di anzianità media non possono incidere in questo modo e i dati recenti rivelano la diffusione del virus anche tra i meno anziani.
TESI 4. “A Napoli e al Sud non rispettano le regole” con annesso e consueto filmato di 20/30 persone al mercato della Pignasecca (rione mercatale e senza super o iper-mercati): è una tesi al 50% comica (se le cifre lombarde sono così drammatiche, davvero sarà colpa dei 20 tizi in fila dal salumiere alla Pignasecca?) e al 50% razzista (è sempre e comunque e da 150 anni “colpa del Sud”).
CONCLUSIONI. In realtà il fenomeno ricorda un famoso proverbio napoletano nel quale un potenziale cliente chiede ad un venditore estivo di acque se le sue acque erano fredde e il venditore risponde che sono più fredde della neve. Responsabili politici, tecnici, scienziati e opinionisti dovrebbero solo chiedere scusa per aver minimizzato, non aver preso misure adeguate, non aver saputo fronteggiare un’emergenza grave ma che di fatto (come dimostra forse l’imbarazzante esempio tedesco) si poteva anche fronteggiare meglio. Se pensiamo che da una parte ci sono giornalisti che fino a pochi giorni fa si facevano i selfie ai bar milanesi o inveivano contro quella povera (e saggia) signora ischitana o parlavano pateticamente al passato del virus, ci rendiamo conto che è ovviamente difficile che dall’altra parte, tra reciproci e autoreferenziali complimenti, qualcuno presenti dimissioni o faccia anche un minimo di autocritica ed è comunque sempre meglio dare la colpa a qualcun altro mentre è evidente che prevenzione, cure, gestione degli ospedali, sanità privata, tamponi e interventi sono stati in gran parte inadeguati ovviamente soprattutto al Nord, dove si registrano tante vittime e fin da gennaio (v. l’agghiacciante puntata di Report del 30/3). E se i medici-eroi sono morti è solo per colpa di chi non gli ha dato mascherine e tute. Ecco le tesi 1, 2, 3, 4 (e le nostre preoccupazioni).
Gennaro De Crescenzo