Del Monte canta passioni, amori e lotte delle brigantesse. Con Sabrina Ferilli, John Jackson e Guido Guglielminetti
Nel quarantennale della morte di Pier Paolo Pasolini, Andrea del Monte – attraente cantautore nato a Latina nel 1983. Al suo primo omonimo Ep hanno collaborato John Jackson e l’etnomusicologo Ambrogio Sparagna – aveva pubblicato un intrigante progetto editoriale: il disco-libro “Caro poeta, caro amico”, prospetto musicale e letterario, nato dopo che aveva musicato la poesia “Supplica a mia madre”, prodotto dall’etichetta tedesca Sound System Records, composto da un album di dodici brani dedicati al poeta friulano, e unito da un libro di interviste, ricordi, emozioni (testi composti da scrittori e poeti di varie generazioni, vale a dire, quelli che hanno conosciuto Pasolini, più altri spronati dalle sue opere. E’ stata, in altri termini, una pianificazione che ha inteso combinare persone teoricamente congiunte dall’eredità del patrimonio culturale e civile di Pasolini. Le composizioni musicali per l’omaggio a Pasolini di Del Monte, sono state realizzate col supporto di John Jackson, storico collaboratore di Bob Dylan).
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Ora De Monte manda in libreria per le edizioni romane Ponte Sisto, il libro-CD “Brigantesse. Storie d’amore e di fucile” (185 pagine, libro e CD euro 18,00), un’operazione, appunto, sulla stessa linea di “Caro poeta, caro amico”. Inserendo dei cenni storici, iniziamo col dire che Il brigantaggio fu una forma di banditismo caratterizzata spesso da azioni aggressive a scopo di ruberia e frode, assumendo in altre situazioni anche pieghe insurrezionaliste a sfondo sociale e politico. Sebbene l’evento abbia origini perdute e riguardi periodi storici e territori diversi, nella storiografia italiana questo termine si riferisce abitualmente alle bande armate presenti nel Mezzogiorno d’Italia, tra la fine del secolo Diciottesimo e il primo decennio successivo alla proclamazione del Regno d’Italia nel 1861.
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Questa attività assunse connotati politici e anche religiosi all’inizio del Diciannovesimo secolo, con le sollevazioni sanfediste antifrancesi, venendo severamente dominata all’epoca del Regno di Napoli e durante l’occupazione napoleonica, borbonica e risorgimentale, quando, dopo essersi ulteriormente sviluppata, si oppose alle truppe del neonato Stato italiano. In questa fase storica, sia all’interno che al di fuori di queste bande e mossi anche da motivazioni di natura sociale e politica, agivano gruppi di braccianti ed ex militari borbonici. Questo in sintesi ciò che ha spinto Del Monte a realizzare un CD che è il lavoro di riedificazione autentica e antropologica di un fenomeno non solo maschile: spesso volontariamente trascurate, qui le storie sono tutte al femminile: tredici liriche per ogni vicenda di una brigantessa cantata: Filomena Pennacchio, Elisa Garofoli, Dora, Rosa Cedrone, Elisabetta Di Giuliano detta ‘La Bella Lisa’, Nicolina Licciardi, Carola, Maria Giuseppina Oliverio detta ‘Ciccilla’, Michelina Di Cesare, Nicolina Iaconelli, Francesca La Gamba, Luisa Spina (anche qui i testi – che non sono poesie anche se vengono nominate tali – vengono musicate e interpretate da Andrea Del Monte con la produzione di Nick Valente e Guido Guglielminetti, oltre a vari interventi che vanno da John Jackson a Roberto Cardinali.
Preferiamo le canzoni al libro
Il disco si apre con un intervento di Sabrina Ferilli, registrato appositamente per questo progetto, dedicato alla brigantessa Francesca Sipicciani “d’indole battagliera, lottò per la libertà, la giustizia e l’amore”, e che l’attrice romana ha interpretata per la fiction su Rai Uno intitolata “Né con te, né senza di te”). Quel che ci lascia titubanti, è annoverare per quale ragione lo stimato cantautore di costruzione country e folk, abbia prediletto ancora una volta la formula libro-disco a dispetto della pubblicazione di un CD singolo, privo del sostegno di un volume niente affatto stimolante (ad esempio nella sezione ‘Interviste’ ne manca una indispensabile, quella a Teresa De Sio, brigantessa in musica per sovranità); lo segnaliamo poiché gli avvenimenti riorganizzati o verosimili delle protagoniste riportate non intrigano affatto il lettore, mentre le canzoni di Del Monte sorgono impulsive, eleganti, gradite, riconsegnano, cioè, piena luce a siffatte donne-coraggio, vissute tra la campagna e il “profondo” Sud d’Italia, che imbracciarono il fucile contro l’invasore. Ed ecco perché ci piace ascoltarle: le amiamo poiché col canto affiora quel dramma umano e familiare dove si ripone la “sana” rivincita di figure femminili appassionate e testarde: madri senza più figli, ragazze orfane, vedove giovanissime che, refrattarie a qualsiasi ideologia, ribaltano lo stereotipo di rassegnazione e sudditanza: non solo alleate del proprio uomo, ma protagoniste attive della rivolta contadina. Qui la ragione del perché preferiamo le canzoni al libro: Del Monte riesce a variare il materiale segreto e d’amore in un’opera contemporaneamente vigorosa colla sua chitarra e con note capienti nel sillabare ritmicamente anche parole empiriche, mentre il tono della sua voce che menziona lampi gagliardi alla De André e Guccini, traspone il senso di indipendenza bramata in un racconto sonoro manifesto e tangibile. A tributare i brani, inalterabili e privi d’ogni sentimentalismo, v’è la collaborazione di musicisti come Nick Valente, Guido Guglielminetti, Chiara Di Benedetto, Andrea Montecalvo, John Jackson, Roberto Cardinali e Alessandro Camerinelli. Dunque, siamo portati pertanto a confidare (ma potremmo avere un abbaglio) che se Andrea Del Monte avesse divulgato solo il CD senza il libro, avrebbe potuto conseguire migliore visibilità; una stima, la nostra, che si concretizza nella predilezione di rivolgersi a lui solo per l’impegno discografico, favorendo al lettore la valutazione di storie e interviste del libro.
Un lavoro mai ideato prima
Del Monte, come le ho già anticipato, prescelgo intrattenerci sul suo disco invece che sul libro. Cosa l’ha invogliato a realizzare un progetto sulle brigantesse?
A me spiace che il libro non l’abbia attratto, ma può capitare. Però non posso conversare sulle canzoni se prima non le dico che la vita di ogni brigantessa è riferita da scrittrici e scrittori, avendo come esempio nobile ‘Le vite immaginarie’ di Marcel Schwob. Tuttavia il mio intento non era quello di realizzare un disco-libro con singole attinenze storiche, quanto invece offrire nuovi spunti di considerazione verso le brigantesse, femmine per le quali a mio avviso non si è mai posato il giusto accento. Ho così auspicato parlare di loro, stando dalla parte dei ‘perdenti’, magari con un occhio più attento e meno scandalistico. Perché sono e restano donne. A spingermi nel progetto è stata la passione che ho nei riguardi di Eugenio Bennato e anche se lo considero un prosieguo del precedente dedicato a Pasolini, sia nelle intenzioni come nella sua confezione produttiva, qui vi è una espansione della linea melodica: riconosco che ogni canzone anche per me è una invenzione e un’agnizione che si muovono celermente lungo il filo di un’emozione e di un’idea. Come scrivo la musica? Misurando le parole e intendendone la musicalità, andandone a specificare il ritornello e, come avrà di certo constatato, in alcuni casi si tratta di refrain che ho raddoppiato e nel farlo ho inteso sottolineare il carattere di queste brigantesse, le loro svolte. Lo si nota come gli altri strumenti accompagnino gli intercalari cantati. E poi a memoria mia un lavoro analogo non è mai stato ideato: brigantesse tributate in musica. Penso sia giunto il momento di onorarle poiché colla loro ambizione di indipendenza, colla loro lotta per l’emancipazione, abbiano di fatto reso libere le donne di oggi.
John Jackson, Guido Guglielminetti (autore della musica di ‘Un’emozione da poco’ portata al successo da Anna Oxa, nonché membro per anni della Bandaberté), Nick Valente, Roberto Cardinali… insomma, musicisti unici, contributi al disco che rendono l’incisione lodevole…
Si sono tutti appassionati al progetto, avendo l’intenzione di informarsi sul tema che andavamo realizzando. Nick e Guido ne sono rimasti così conquistati da volerlo produrlo insieme a me nei vari studi di registrazione utilizzati: l’‘House Digital Studio’ di Latina; lo ‘Studio Recording’ di Peveragno e il ‘Cartoon Moon Nashville Tn’ in America, sempre su produzione esecutiva della tedesca ‘Sound System Records Wetzlar’. Credo sia stata la loro partecipazione a rendermi quieto, ad arrischiare di più, soprattutto nell’interpretazione, andando ad usare note basse per me inconsuete. E’ vero come lei rinforza: è un disco di cantautorato come forse oggi non si usa fare, con riferimenti alla canzone d’autore di cui considero Fabrizio De André un maestro, anche se i confini della canzone d’autore indugiano delicati e sono sempre soggetti a contestazione, a trasformazione.
Cosa le preme si colga di questo suo nuovo CD?
La trasversalità delle intenzioni di tutti coloro che vi hanno aderito senza santificare nulla. Mi piacerebbe che i giovani si accostassero a questi pezzi notando come nella canzone d’autore si possa conferire a delle vite – volutamente omesse in passato – una rispettabilità che spetta di diritto. Date le ultime vicende sociali (e mi riferisco al movimento ‘Me Too’, movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne) che si raccogliesse l’attualità dell’argomento. Di come ancora oggi e in un certo senso, si possa fare musica di protesta. Che i sogni di libertà a volte non restano tali e possono concretizzarsi. E principalmente capire una volta per tutte cosa significhi lasciare gli ‘ultimi’ sempre indietro.
https://www.primenews.it/2020/02/19/cultura_andrea-del-monte-canta-passioni-e-lotte-delle-brigantesse-con-sabrina-ferilli-john-jackson-e-guido-guglielminetti/