LO STATO DI ABBANDONO IN CUI VERSA IL PALAZZO REALE DEI BORBONE A VENAFRO.
Con profonda tristezza, che allego questo articolo , del 2012, di grande valore : una denuncia di Franco Valente, illustre esperto dei beni culturali del Molise e rigoroso conoscitore della storia del nostro territorio, sulle indignitose condizioni in cui versa il Palazzo che fu di Carlo di Borbone, Re di Napoli e di Sicilia.
Lorenzo Cipriani
http://www.francovalente.it/2012/09/16/come-offendere-la-storia-ecco-a-voi-il-palazzo-reale-di-venafro/
Come offendere la storia. Prendete esempio da Venafro
Ecco a voi come è ridotto il Palazzo Reale
Nella Reggia di Caserta al piano nobile è esposto anche un quadro di Filippo Hackert che rappresenta una scena di caccia. Vi è ritratto il cosiddetto Ponte Reale che collega la piana di Venafro alla tenuta di Torcino. Il quadro è firmato e datato: Ph. Hackert, pinx Caserta 1786.
Sul ponte, nelle parte più alta, sta il re Ferdinando IV che spara verso i cinghiali. Ai suoi lati due file di fucilieri.
I cinghiali vengono costretti dai battitori ad entrare nel Volturno dove una rete tesa da una sponda all’altra impedisce loro di sfuggire ai colpi.
Per partecipare alle battute di caccia di Torcino Ferdinando alloggiava a Venafro nel palazzo che aveva ricavato adattando a residenza reale alcune case acquistate dalla famiglia Coppa.
In questo palazzo venivano portate le bestie dopo la caccia e pesate davanti al popolo.
Di questo acquisto riferisce Salvatore Palermo (Notizie del Bello, dell’Antico e del Curioso che contengono le Ville Reali, Napoli 1792)
Ponte Reale, benché trasformato, ancora esiste mentre il palazzo reale, nella parte alta del centro antico della città, è ormai al collasso definitivo, dopo decine di anni di abbandono e di saccheggi.
Il palazzo è oggi così ridotto.
Qualche anno fa è stata saccheggiata una intera rampa di scale in pietra e il portale sta per crollare per l’urto di un mezzo meccanico in uso durante lavori di ristrutturazione di altre case del vicolo.
Così si presenta oggi l’ingresso di quello che fu il Palazzo Reale di Ferdinando IV a Venafro
Lo scritto che segue è tratto dal mio volume Venafro, origine e crescita di una città, del 1979.
Palazzo reale
Nel catasto onciario del 1750, al foglio 682 leggiamo:
“D. Tiburzio Coppa Patrizio di questa città di Venafro (omissis).
Abita in Palazzo proprio con due Portoni il primo in Parrocchia di S.ta Maria di Loreto, ed il secondo in Parrocchia di S. Giovanni de Platea, confinante col giardino della Canonica Principale, Seminario, Canonico D. Nicandro Seravolo ed altri“.
Dal successivo catasto del 1775 si ricava che in quell’anno gli eredi di D. Tiburzio Coppa non erano più proprietari del palazzo.
Quattro anni prima, nel 1771, l’immobile infatti era stato acquistato da Ferdinando IV di Borbone per utilizzarlo come residenza in occasione delle sue venute a Torcino nel periodo della caccia.
Il palazzo Coppa è stato distrutto quasi completamente durante l’ultimo conflitto mondiale. Quello che rimane è ridotto nel più completo abbandono e a malapena si notano i segni di un intervento architettonico sicuramente in gran pregio. La parte che rimane appartiene all’ala meridionale, nella zona di accesso. Il portale reca la data 1704 con il nome dei Coppa.
A tale periodo, dunque, deve farsi risalire la costruzione anche se, come per le altre case di Venafro, l’impianto prende spunto da edifici più antichi e prima esistenti sullo stesso luogo. Al di sopra del portale rimane una torretta di gusto raffinato per la presenza di un loggiato all’ultimo piano.
Il Lucenteforte nella sua monografia su Venafro nel riportare i beni appartenenti al Seminario nel 1754 cosi riferisce:
“… più attaccato ad esso Seminario vi sono due stanze, una sopra l’altra, dette la torre, fine il Sig. Tiburzio Coppa ed altre attigue“.
Viene quasi spontaneo collegare la descrizione alla torretta sul portale del Palazzo ma da un esame più attento dei ruderi della zona, probabilmente la “torre” citata dal Lucenteforte potrebbe essere un’altra, ma sempre nell’ambito dello stesso complesso.
Il palazzo Coppa, infatti, si trova situato sul limite nord occidentale della cinta muraria medioevale e si sviluppa in parte utilizzando lo stesso muro di difesa.
Dall’esame planimetrico è possibile in tale zona individuare una struttura quadrangolare esterna alla linea muraria e che in precedenza poteva essere stata una torre. In tal caso la torretta del portale potrebbe essere semplicemente una parte aggiunta proprio in occasione delle trasformazioni effettuate sul palazzo dopo l’acquisizione da parte dei Borboni.
Giancarlo Alisio in “Siti reali dei Borboni” (1976) ha pubblicato recentemente due interessanti planimetrie del Palazzo Reale di Venafro, ritrovate nell’Archivio di Stato di Napoli.
Dai due disegni a penna ed acquerello si ricava la destinazione d’uso degli ambienti.
“Appartamento Reale del R.l Casino di Venafro.
1. Scala principale. 2. Corridoro coverto con altra grada al cortile. 3. Scala. 4. Stanza da pranzo. 5. Prima anticamera. 6. Seconda anticamera. 7. Stanza da letto. 8. Due Retroverse. 9. Loggia in piano alle d.e Stanze. 10. Stanza con ritretto. 11. Cortiletto scoverto. 12. Piccola loggia scoverta, per cui si cala alle stanze delle Donne di servizio. 13. Due stanze per guardaroba. 14. Stanza per il Consiglio del Re N° Sig.re. 15. Stanzolino per l’ajuto di Camera. 16. Stanza per le R.li Guardie. 17. Stanza con alcova, e stanzolino pel Principe della Riccia. 18. Real Cappella. 19. Cortile scoverto avanti le sud.e due Scale. 20. Stanza ove si pesano i Cinghiali. 21. Picciol Cortile scoverto. 22. Stanza per la cucina della Regina N.a Signora. 23. Due stanze per l’Esenti delle R.li Guardie”
“Ultimo piano del Real Palazzo di Venafro.
1. Scala. 2. Piccola loggia scoverta. 3. Tetti che coprono la Reale abitazione. 4. Altri tetti, che possono avere qualche uso. 5. Due stanze. 6. Sala. 7. Corridio con Ristretto. 8. Cortiletto scoverto. 9. 10. Altro tetto di passaggio ad una piccola Stanza, la q.le è segnata col num° 12, situata al di sotto la Torretta“.
Il Masciotta riferisce: “… l’antica casa dei Coppa, che Carlo III di Borbone ridusse a Palazzo reale commettendone gli affreschi a Francesco Celebrano che vi dipinse le cacce“.
Di questi affreschi oggi non si vede alcuna traccia.
Per quanto riguarda le caratteristiche generali della composizione planimetrica del palazzo ci sembra opportuno ripetere l’analisi dell’Alisio:
“Purtroppo, allo stato attuale, solo dall’esame delle piante dell’edificio, conservate presso l’archivio di Stato di Napoli, ci è consentito di ricostruire l’aspetto dell’antica residenza reale che, suddivisa tra diversi proprietari, per essere adatta alle nuove funzioni, ha subito trasformazioni tali da ritenere totalmente alterata l’originaria fisionomia.
Soltanto nella zona d’ingresso una piccola torre ed alcuni vani in stato di pericolosa fatiscenza sussiste ancora la primitiva veste architettonica settecentesca, e la data del 1704, scolpita sul portone a semplice fascia liscia di pietra locale, conferma la preesistenza dell’edificio all’acquisto borbonico.
Nelle piante è altresì chiaramente leggibile l’aggregazione di più nuclei preesistenti articolati intorno ad un cortile e determinata dall’esigenza di una più ampia residenza regale; infatti dal pianterreno due scale una posta a fianco dell’ingresso e l’altra in fondo al cortile confluiscono, nei piani superiori, in una loggia creata col preciso scopo di ottenere un efficiente disimpegno fra le diverse zone.
Tale mancanza di organicità e l’assenza di un disegno unitario si rifletteva molto probabilmente anche nella facciata dove ritengo dovesse essere assente una soluzione generale a favore, forse, di decorazioni a stucco, limitate alle finestre e perdute nelle successive rifazioni. Soltanto pochi elementi, di chiara derivazione fughiana, sono ancora visibili nella balaustra e nel coronamento della piccola torre.
Nel 1771, oltre al palazzo, l’intera tenuta fu ingrandita con 1’acquisto dal principe di Conca del feudo di Mastrati, incorporato poi in quello di Torcino. Fu tuttavia soltanto nel 1775 che vennero eseguiti i lavori di ampliamento e di adattamento del palazzo, aprendo, fra l’altro, una comunicazione con il vicino seminario “per averci la comunicazione dalla Casa del Vescovo al Cortile del Palazzo di S.M.”.
In un vasto programma di sistemazione generale, si restaurarono in quell’epoca altri edifici per alloggiarvi i gentiluomini del seguito e si costruirono nuove strade per migliorare i collegamenti sia allo interno di Venafro che nell’ambito del territorio circostante“
Copyright © 2013 – Franco Valente
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Biografia
Franco Valente architetto.
Nel 1946 è nato a Venafro dove ha frequentato il liceo classico e dove vive.
Laureato con lode in architettura a Roma con una tesi sul restauro del Centro Antico di Venafro, ha collaborato al corso di Restauro di Gaetano Miarelli-Mariani alla Facoltà di Architettura.
E’ l’esecutore di uno dei grappoli di uva sulla facciata della facoltà di Valle Giulia ed ha fatto parte del gruppo che piantò l’albero di fico nel cortiletto dell’Aula A (1968).
E’ stato eletto quattro volte Presidente dell’associazione culturale “Il Gruppo di Venafro” che dal 1968 si preoccupa della tutela e della salvaguardia del patrimonio artistico e culturale del Molise ed attualmente ne è il Presidente.
Dal 1 gennaio 1976 al 16 settembre 2011 è stato Direttore Generale dell’IACP della Provincia di Isernia.
E’ stato eletto due volte Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Isernia.
E’ stato Ispettore Onorario per i Beni Culturali per la Valle del Volturno e componente della Commissione Provinciale del Ministero per i Beni Culturali per la formazione dei vincoli ex lege 1497/39.
E’ stato Direttore Onorario Reggente della Biblioteca Storica Comunale di Venafro “De Bellis-Pilla”
E’ Direttore Onorario di Palazzo De Utris, centro di Coordinamento Culturale per il Centro Storico di Venafro
E’ Vice-Presidente della sezione molisana dell’Istituto Italiano dei Castelli.
E’ componente del Consiglio Scientifico Nazionale dell’Istituto Italiano dei Castelli.
E’ componente del Consiglio Scientifico Regionale della SIPBAC (Società Italiana per la Conservazione dei Beni Culturali)
E’ Conservatore Onorario dei beni architettonici, archeologici, artistici e paesaggistici del Comune di Venafro.
E’ Conservatore Onorario dei beni artistici ed architettonici della Pia Unione SS.ma Annunziata di Venafro.
Ha pubblicato i seguenti volumi di storia dell’architettura, dell’arte e dell’urbanistica:
VENAFRO – Origine e crescita di una città – (400 pagg.) – 1979 (1.000 copie – esaurito)
ISERNIA – Origine e crescita di una città – (400 pagg.) – 1982 (2.000 copie – esaurito)
IL CASTELLO DI VENAFRO (insieme a G. Morra) – (160 pagg.) – 1992 (2.000 copie – esaurito – Ristampate 1.000 copie nel 1999)
S. VINCENZO AL VOLTURNO – arte e architettura – (196 pagg.) – 1995 (3.000 copie in italiano – esaurito – 1.000 copie in inglese)
ALBRECHT DURER E SUOI CONTEMPORANEI (insieme a D. Cimino) – (64 pagg.) – 1998 (2 ristampe 1.000 copie)
LUOGHI ANTICHI DELLA PROVINCIA DI ISERNIA (150 pagg.) (2.000 copie – esaurito) – 2003
IL CASTELLO DI GAMBATESA (192 pagg.) (2.000 copie – esaurito)
CROCI STAZIONARIE NEI LUOGHI ANTICHI DEL MOLISE (400 pagg.)
ATLANTE CASTELLANO DEL MOLISE (Insieme a O. Perrella, G. Di Rocco, G. Greco)
Ha in preparazione
CASTELLI, ROCCHE E CENTRI FORTIFICATI DEL MOLISE
ARCHITETTURA ED ARCHEOLOGIA NEL MOLISE: QUALE TUTELA?
LA CATTEDRALE ED ALTRE CHIESE DI VENAFRO
L’ANNUNZIATA E CRISTO. CHIESE LAICALI DI VENAFRO
CAPIRE PIETRABBONDANTE – architettura ed urbanistica
I SANNITI
I NUCLEI URBANI FORTIFICATI NELLE TERRE DI S. VINCENZO
LUOGHI ANTICHI DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO