Arrestato magistrato: soldi per «aggiustare» le sentenze, sesso per diventare avvocate
Marco Petrini era il presidente di sezione della Corte d’appello e presidente della commissione provinciale tributaria. In manette anche due avvocati, un medico e altre quattro persone
di Carlo Macrì
CATANZARO – Prestazioni sessuali, soldi, vacanze. Tutto questo in cambio di sentenze favorevoli. Il magistrato Marco Petrini, presidente della II sezione della Corte d’appello di Catanzaro, nonché presidente della commissione provinciale tributaria è stato arrestato con l’accusa di corruzione in atti giudiziari su ordine della procura di Salerno. Con lui sono finiti in manette altre sette persone, si tratta di Vincenzo Arcuri, Giuseppe Caligiuri, Marzia Tassone (avvocato del foro di Catanzaro), Luigi Falzetta, Emilio Santoro (ex dirigente dell’Azienda ospedaliera di Cosenza), Giuseppe Tursi Prato (ex consigliere regionale), Francesco Saraco (avvocato del foro di Locri, ai domiciliari). Nel corso della perquisizione in casa di Petrini i finanzieri hanno rinvenuto in una busta 7 mila euro in contanti.
L’inchiesta
L’inchiesta avviata nel 2018 dalla Procura di Catanzaro è poi passata, per competenza, alla procura di Salerno, proprio perché tra le persone indagate figurava il magistrato della Corte d’appello. Personaggio chiave dell’inchiesta era il medico che avrebbe avuto a libro paga il magistrato, a cui si rivolgeva per cambiare l’esito di sentenze che in primo grado si erano concluse con la condanna dell’imputato. Inoltre, Marco Petrini avrebbe fatto ottenere il vitalizio a un ex politico calabrese che nella quinta legislatura ricopriva la carica di consigliere regionale. Lo stesso esponente politico nel 2004 era stato condannato a sei anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e per questo motivo non aveva diritto all’assegno vitalizio.
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Sesso in cambio di favori
Il magistrato della Corte d’appello, ancora, si sarebbe prodigato per far passare al concorso per l’abilitazione alla professione di avvocato alcuni candidati donne. Che ripagavano la raccomandazione con prestazioni sessuali. Nel ruolo di presidente della commissione provinciale tributaria, il magistrato Petrini avrebbe favorito, in cambio di danaro, molti contribuenti che si rivolgevano a lui per ribaltare l’esito della sentenza di primo grado. Tutta l’attività corruttiva del magistrato è stata documentata dalla Guardia di finanza con accertamenti bancari e riprese video.
15 gennaio 2020 (modifica il 15 gennaio 2020 | 12:37)
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