Il Capodanno nel Molise

COPERTINA VOL I Rivista_delle_tradizioni_popolari_italiaRicerca e elaborazione testi del Prof.Renato Rinaldi Da:RIVISTA DELLE TRADIZIONI ITALIANE DIRETTA ANGELO DE GUBERNATIS Anno I. FORNI EDITORE – BOLOGNA 1893

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IL CAPO D ANNO NEL MOLISE.

A capo d’anno girano per Campobasso compagnie più o meno numerose di ragazzi e d’uomini, munite dei più discordi istrumenti, per far baccano, s’ intende, non già per sonare davvero. Caratteristico fra questi arnesi, che spesso non sono altro che latte da petrolio, padelle o simili, è il cosi detto bùfù, composto con un piccolo barile, sfondato da una delle due parti e ricoperto di pelle tesa, a modo di certi tamburelli barbarici.
Nel centro della pelle sale e scende, attraverso ad un foro, un bastone ruvido e nodoso, che sotto la trazione di chi porta il bufa cava dal corpo dello strumento una vibrazione cavernosa e lunga, che dà tono di gran cassa nell’orchestra improvvisata. Dette compagnie si recano sotto il portone delle case, n sulle scale, e accompagnandosi in cadenza lunga e monotona cantano i versi che riproduco qui sotto con la massima esattezza, quali ho potuto raccoglierli io stesso, e mi furono confermati da gentili persone del luogo. La trascrizione del dialetto per necessità tipografica è alquanto approssimativa; con questo di notevole, che le e in corsivo rappresentano quella vocale indistinta (non dissimile dall’ eu francese in peti) che tanto spesso caratterizza la desinenza dei vocaboli nei paesi meridionali d’Italia.

TESTI IN ORIGINALE

ecchice
Quando, dopo la cantata, la famiglia cui è diretto l’augurio apre la porta di casa, non manca quasi mai il seguente recitativo, dove la domanda di un’offerta di buon vino forma il motivo dominante:

signò

Tale, nella sua grossolanità, la canzone di capo d’anno; che per altro assume nome di Mattonala (mattinata), ed è tutta differente se è cantata dalle donnicciuole, che s’accompagnano con tamburi, con altri strumenti stonati e assordanti, ed anche battendo sopra certa tavola di legno segnata a fitte scanalature parallele, che adoperano di solito per strofinarvi sopra i panni da lavare. Ecco la Mattonala, come si canta sulla porta della casa che si vuol visitare :

sta casa

A queste insistenze la porta si schiude, e le donne, entrate, fanno come meglio possono i loro auguri e poi terminano, rivolgendosi al padrone di casa : « La maitonata che dicemme a Tizio (e qui il nome del padrone medesimo), Lu puzzamme
vede — » (e nominano un qualche grado eminente, una condizione di vita, presumibilmente bramata dalla persona che riceve gli auguri. Per esempio ‘murale ricco, cioè sposo dovizioso, o simile). Chiudono infine così:

cu llu

Tien dietro di prammatica la solita offerta, cioè un trattamento più o meno variato a seconda della famiglia che ospita: spessissimo si limita a vino in abbondanza e ceci abbrustoliti, colà molto in uso.

Flaminio Pellegrini.