Perché l’Europa (unita) non è uno Stato perfetto
Francesco Alberoni – Dom, 15/12/2019
Nel 1941, in piena guerra mondiale, un prigioniero politico del fascismo, Altiero Spinelli, isolato nell’isola di Ventotene, ha steso un documento mirabile buttando le basi della trasformazione dell’Europa in uno stato federale.
La preoccupazione di Spinelli era di creare un sistema che impedisse (e per sempre) l’esplodere delle guerre europee. I regni feudali, le monarchie assolute, le religioni, le dittature o le democrazie europee si sono sempre scontrate in guerre sanguinose. I popoli europei negli ultimi secoli hanno preso come modello ideale di riferimento lo Stato-nazione e questo ha aggravato le cose. Spinelli temeva che con il ritorno della pace si potesse avere un altro fiorire dei nazionalismi europei, quindi altre guerre. È questo che voleva evitare, lasciando intatti gli Stati-nazione con la loro storia, le loro lingue, le loro particolarità, il loro orgoglio, ma sovrapponendo a questi Stati-nazione uno stato federale che si occupasse di poche cose ma con assoluto potere: la politica estera, la difesa, il commercio internazionale, la moneta, il fisco e un organo supremo di giustizia. Nient’altro. I singoli stati avrebbero continuato ad esistere nel rispetto del loro spirito, con le loro tradizioni, le loro religioni. Spinelli non voleva una omogeneizzazione dell’Europa, uno stato perfetto, illuministico. Per questo non temeva la pluralità di lingue, prendendo in questo a modello la Confederazione elvetica, dove convivono diverse lingue e diversi dialetti.
Per realizzare questo obiettivo Spinelli non conta sul consenso popolare, sulla nascita di un movimento europeista di massa e non conta nemmeno sulla gran massa dei politici eletti perché questi, come il popolo, sono ancora imbevuti di sentimento nazionalista. Pensa alla loro patria, alla loro nazione, alla sua potenza. Il progetto europeista perciò non può essere generato dal basso, ma solo dall’alto. Da una élite che, vedendo il futuro, accetta l’idea che uno stato europeo può funzionare lo stesso, solo che si assuma compiti limitati e lasci amplissime libertà. Il Manifesto di Ventotene perciò appare oggi di stretta attualità ed è da esso che si può partire per costruire una nazione europea.