Giancarlo Siani cittadino onorario: «Amava Torre Annunziata, fu un sacrificio per la libertà»
di Gigi Di Fiore
Inviato a Torre Annunziata
Paolo Siani sceglie due oggetti, tra i tanti appartenuti al fratello: il tesserino verde di pubblicista, dove fece in tempo ad attaccare solo tre bollini annuali; la sciarpa di lana azzurra che gli confezionò la madre per seguire le partite del Napoli. Due oggetti che parlano di Giancarlo, l’unico cronista ucciso dalla camorra, che oggi avrebbe avuto 60 anni e a 34 anni dalla morte è diventato cittadino onorario di Torre Annunziata.
«Torre Annunziata si riconcilia con la famiglia e, anche se con colpevole ritardo, ha oggi Giancarlo tra i suoi cittadini illustri» dice il sindaco Vincenzo Ascione che, da una conversazione con il giornalista Sandro Ruotolo, maturò l’idea del riconoscimento postumo della città al lavoro di Giancarlo Siani, corrispondente a Torre dall’ottobre 1980 al settembre 1985. Sempre a Torre, a scarpinare per raccogliere notizie da raccontare. Sempre qui, tranne la parentesi estiva di quel 1985 al lavoro nella redazione centrale del Mattino in via Chiatamone, che doveva spianare la strada alla definitiva assunzione a tempo pieno. Dice ancora il sindaco: «Non è mai stato contro la città, ma nel raccontarne le realtà negative voleva risollevarla».
Giancarlo Siani vivo dopo 34 anni, per l’ostinazione dell’impegno allora non semplice avviato dal fratello Paolo con la moglie Carmen e il supporto di Geppino Fiorenza. L’associazione, poi in tempi più recenti la fondazione, hanno ravvivato la memoria di una vittima delle mafie che, per la sua morte a soli 26 anni e per il suo lavoro di giornalista, riesce sempre a emozionare e colpire, più di altre, i giovani. Torre Annunziata, allora oscurata dai tentacoli del clan mafioso dei Gionta, non sempre apprezzava le denunce di Siani. Lo ricorda il fratello Paolo: «Mi raccontò di un convegno al circolo Oplonti in cui si parlava di droga e di come lo criticarono perché ne denunciava la presenza in città».
Ci sono gli studenti delle scuole torresi, che ricordano l’ultimo articolo scritto per il Mattino a Napoli, quello sui «muschilli» i ragazzini utilizzati come spacciatori dai clan. Poi il pezzo che costò la vita a Giancarlo, dove a ragione ipotizzava che il prezzo della pax tra i clan in guerra fosse stato l’arresto del boss Valentino Gionta. La cittadinanza onoraria viene concessa al cronista, dalla memoria fissato nel suo sorriso di 26enne, per la passione, la dedizione, l’impegno civile e l’amore per la città. E l’aula consiliare, intitolata a Giancarlo Siani già nel 1996, è piena. Ci sono i ragazzi delle scuole, ma anche magistrati, il prefetto, il vice ministro. C’è Armando D’Alterio, coetaneo di Giancarlo, attuale procuratore generale a Potenza, che da pm a Napoli coordinò le indagini decisive sull’omicidio partite dopo le dichiarazioni dei primi pentiti.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un telegramma: «Ringrazio il sindaco per l’invito. Sarò idealmente presente per sottolineare l’importanza, seppure simbolica, al riconoscimento per chi sacrificò la propria vita per una libera informazione». Il prefetto di Napoli, Carmela Pagano, legge invece un messaggio del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: «Oggi avrebbe 60 anni e di sicuro sarebbe un giornalista affermato e ascoltato. Il suo sacrificio sia esempio ai giovani».
La cerimonia è la ferita di una città che si risana, quella Torre Annunziata che fu teatro della sanguinosa guerra di camorra tra i clan Bardellino-Alfieri e i Nuvoletta-Gionta. Dice il presidente del Consiglio comunale, Rocco Manzo: «La decisione è stata presa all’unanimità e ricuce una ferita aperta alla sua storia».
Un segno di riscatto, che il prefetto Bruno Frattasi, direttore dell’Agenzia beni confiscati, identifica anche nel recupero di quel Palazzo Fienga, da tempo confiscato, che fu roccaforte dei Gionta: «Sarà riutilizzato a scopi sociali e istituzionali, si restituirà dignità a un bene che ricorda tempi bui». Non fu facile lo sgombero di quell’edificio, oggi recintato e chiuso. Fu possibile attraverso una collaborazione tra Comune, forze dell’ordine e Procura di Torre Annunziata allora guidata da Alessandro Pennasilico. Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa, sottolinea l’importanza della memoria, mentre il vice ministro dell’Interno, Matteo Mauri, annuncia il ripristino dell’osservatorio sui giornalisti minacciati. L’esempio per i ragazzi: il ricordo di Giancarlo è anche questo, spiega l’assessore regionale alla Cultura, Lucia Fortini. Ma, emozionato come la moglie Carmen, spetta a Paolo Siani, che ha con tenacia tenuto sempre accesa la luce sul ricordo del fratello, chiudere. E dice: «Non fece in tempo ad avere il tesserino bordeaux da professionista, era un ragazzo normale che con me andava a vedere il Napoli, dalla grande passione per un lavoro che voleva fare con scrupolo. Oggi Giancarlo compie dei miracoli, come il recupero di Palazzo Fienga in suo nome. Dico a voi ragazzi, fate con passione sempre l’attività che scegliete».
Sabato 14 Dicembre 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA