Il progetto a vient’ e boria nasce nella primavera del 2017 con l’idea di operare una ricerca storica e musicale e costruire un lavoro di «teatro-musica» intorno ad un tema che oggi chiede la massima attenzione: il brigantaggio postunitario.
Dopo aver presentato nell’estate 2017 su questi stessi temi uno spettacolo intitolato Contro Versi, Versi Contro, il gruppo nel 2018 completa e approfondisce il discorso con uno racconto tematico sui problemi delle regioni del Sud dopo l’Unità d’Italia intitolato Mal’aria. Voci, volti, parole e musica dal Grande Brigantaggio, nel quale, si fondono musica e azione scenica ed in cui, pur non rinunciando a classici della tradizione popolare brigantesca, vengono proposte canzoni inedite scritte dal gruppo per lo spet-tacolo, opportunamente «commentate» attraverso la narrazione di fatti, storie di vita vissuta, lettura di documenti, lettere di briganti e atti parlamentari.
Tutto ciò inseguendo una forma che tenta di collocarsi in un territorio narrativo fatto di immagine, suono e parola nel tentativo di raccontare il volto «drammatico» dell’«Unità» d’Italia in una maniera totale e coinvolgente.
L’intento che ci ha mosso è stato quello di focalizzare l’attenzione del pubblico sia sul fenomeno del brigantaggio sia sulla cultu-ra contadina del Sud, convinti del fatto che da troppo tempo le vicende storiche, economiche, sociali e politiche delle nostre regioni subiscono non soltanto uno svilimento etico, estetico e culturale ma anche e soprattutto una inspiegabile e deplorevo-le marginalizzazione storiografica.
Con Mal’aria il gruppo a vient’ e boria non vuole certamente proporre un lavoro sto-riografico critico ma piuttosto operare su un piano artistico attraverso una proposta estetica che vuole recuperare non filologi-camente, bensì emotivamente, quel dramma e riportarlo al cuore del presente per far-lo rivivere in tutta la sua profondità esisten-ziale. Dunque non una ricerca del «canto popolare autentico» quanto una «autentica messa in scena» del dolore e della sofferenza di una comunità. Autentica non solo perché «propria» – e, dunque, sempre profonda-mente personale – ma anche perché universale e senza tempo. In questo senso i brani musicali dello spettacolo non possono esse-re definiti «popolari» in senso stretto. Essi lo sono in un senso molto più ampio e simbolico, un senso che rimanda, appunto, ad un’universalità del sentire la pena e la fatica dell’esistere quando l’esistere è soggetto alla sopraffazione, al sopruso e alla violenza.
Questo lavoro nasce per dare voce agli op-pressi, ai diseredati, agli sfruttati, agli ultimi; vuole dare spazio a chi non ha mai avuto la possibilità di spiegare le proprie ragioni, an-che quelle che hanno fatto esplodere la loro violenta e sanguinaria reazione alle oppres-sioni e alle angherie subite dai vecchi signori proprio come dai nuovi.
Lo spettacolo si presenta, dunque, anche come un tentativo di uscire dal ristretto spa-zio estetico in cui spesso la tradizione popolare si trova ad essere relegata, quello della raffigurazione oleografica nella quale prevale il comodo luogo comune in luogo della riflessione critica.
Mal’aria
Testi teatrali: Mennato Pedicini
Canzoni originali: Mennato Tedino
Arrangiamenti: Carlo De Maria
a vient’ e boria
Carlo De Maria: tastiere & synth
Christian Baldini: voce, cori & flauto
Danilo Angelone: Batteria
Giuliano Pedicini: chitarre acustiche
Giuseppe Angelone: voce & cori
Luigi Maio: basso
Mennato Pedicini: narratore
Mennato Tedino: chitarre elettriche
Rosaria Possemato: recitazione & cori
Contatti:
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