I due Matteo
È tutta questione di… realismo.
E se avessero ragione, proprio come credo, i due Matteo?
Partiamo da un fatto recente. Quando Renzi si è separato dal PD, portando con sé una quota significativa di parlamentari (quelli che, peraltro, dovevano solo a lui il fatto di essere stati eletti, perché scelti ed inseriti nelle liste nell’ordine opportuno), Bruno Vespa (vero termometro della politica internazionale mediatica) ha invitato loro due: i due Matteo.
Messaggio? Le posizioni politiche contrapposte, e quelle che decidono le sorti del Paese, sono rappresentate da questi due leader. Punto. Nessun altro interlocutore è degno di essere considerato tale, almeno dal punto di vista politico, anche se nutro qualche dubbio anche dal punto di vista personale.
Eh, sì, carissimi… perché la politica, specialmente quella italiana, certamente più provinciale, rispetto a quella delle nazioni che possono vantare una solida tradizione culturale di Stati Nazionali, è sempre una questione esistenziale e soggettiva. Essere lì, ne va della propria identità come persone, come individui, poiché per molti, eventualmente esclusi dai quegli emicicli, la vita è finita, non ha più alcun senso.
Dunque, ora, le sorti di questo governo, ma anche del Paese, sono sempre in mano a loro due, perché il PD di Zingaretti e i loro compari guidati da Luigi Di Maio sono praticamente finiti. È solo questione di tempo. È sufficiente attendere, e alle prossime elezioni sempre meno persone voteranno questi due esperimenti politici italiani.
Inoltre, in questo modo si elimina la figura di Giuseppe Conte, voluto fortemente oltre Tevere ed espressione della politica temporale di Papa Bergoglio. Perché, in effetti e come ho già scritto qui, il vero problema è Conte, e la possibilità che si faccia un ulteriore partitino per recuperare coloro che non si recano alle urne.
Circa il Centro Destra che dire? Poco, tranne le iniziative della Lega e della Meloni, tranne una cosa, che mi trova in accordo con il Ministro (oppure la Ministra, come volete, anche se preferisco il maschile…) Teresa Bellanova: sarebbe ora di un premier donna.
Sì, forse porterebbe una ventata di onestà e di concretezza.
Forse.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).