Figli migliori dei padri
È tutta questione di… schifezza.
È relativamente facile sentirsi empaticamente dalla parte di questo figlio di 12 anni (Figlio chiama 112, arrestato padre violento(ANSA) – REGGIO EMILIA, 21 OTT – A porre fine ad anni di vessazioni fisiche e morali nei confronti della moglie insultata e minacciata, colpita con pugni, schiaffi e calci anche di notte per impedirle di prendere sonno, costretta a subire atti sessuali, ci ha pensato il figlio 12enne che, all’ultimo episodio di violenza verso la mamma, ha chiamato i Carabinieri facendo finire il padre 40enne in arresto con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e violenza sessuali)
Eh, sì… perché in un caso come questo, le ripercussioni mentali che dovrà sopportare nella sua vita futura questo figlio coraggioso, difensore adulto del rispetto verso qualsiasi essere umano, saranno forti e dureranno nel tempo.
Mi riferisco non solo alla violenza fisica, ma a quella ulteriormente più intima, e quindi non solo fisica, che è la violenza sessuale. E il tutto, di fronte ai figli minori. Quali percetti si saranno formati nella mente dei figli di fronte ad azioni di questo genere, specialmente in riferimento ai rapporti fra maschio e femmina all’interno della famiglia? Quale idea si potranno essere costruiti i figli, relativa all’amore di coppia? E possiamo parlare, in questo caso, di un rapporto genitore-figlio con il proprio padre? Tutte domande che potranno essere ancora inconsce nella mente dei figli, ma che sono diventate del tutto consce nella mente di questo bambino (perché di bambino si tratta…). Proprio questa presa di coscienza lo ha condotto a dire basta, chiedendo aiuto alle Forze dell’ordine, per porre fine all’ennesimo atto di violenza.
Infine, la madre come potrà sentirsi ora, di fronte ad un figlio che ha preso la decisione migliore, sofferta ma inevitabile, che lei stessa fino ad allora non era riuscita a prendere? Si chiederà qualche cosa su quello che intendeva per amore, per educazione e per esistenza?
Certo, le motivazioni possono essere di tutti i tipi, e potremmo sempre trovare il modo di giustificare le cose peggiori che questa umanità sa compiere verso se stessa, attraverso la violenza verso gli altri. Forse, a tutto vi è una giustificazione, anche trovata arrampicandoci sugli specchi, tanto nostri quanto altrui.
E mi scuserete se io non la penso così. Non riesco, in cuor mio, a giustificare nessuna forma di violenza contro persone che non sappiamo difendersi, che non possano oppure persino non vogliano difendersi. Ciò che rappresenta un qualsiasi rapporto di dominio-sottomissione è per me abominevole, anche se so che questa modalità è alla base di questa nefanda evoluzione culturale umana, ovunque, in Oriente e in Occidente.
È più forte di me. Non posso accettare che esistano persone così rovinose, anche se a loro volta rovinate. Non ho la minima pietà, anche se si deve, per civiltà, assicurare a tutti la giusta difesa.
Intanto, cresciamo famiglie rovinate che rovinano i figli.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).