E’ tempo di raccolta delle olive, anzi no, è tempo di social
Un nascente mercato richiede olio nuovissimo e molto verde. L’anticipo di raccolta è quindi diventata un’esigenza, spesso celebrata sui social. Manca solo che una mano esca dal tablet o telefonino e porga un goccio di olio appena franto e poi abbiamo fatto bingo
Un tempo per sapere se i tuoi amici produttori e frantoiani avevano cominciato la raccolta, facevi una bella telefonata di cortesia e per qualche minuto stringevi e rafforzavi un rapporto professionale e amichevole. Oggi, basta passare qualche minuto sui social e ti sembra di essere tele trasportato in uno dei tanti frantoi, che video-mostra una densa e coloratissima colata di olio appena franto, con tanto di rumore delle gramole e dei separatori che hanno in dotazione. Manca solo che una mano esca dal tuo tablet o telefonino e ti porga un goccio di olio appena franto e poi abbiamo fatto bingo.
Quando ho iniziato a conoscere questo mondo, diciotto anni fa insieme a Luigi Veronelli, uno dei capisaldi del suo disciplinare era di raccogliere l’oliva alla giusta invaiatura; né troppo acerba, né troppo matura. Questo perché si tendeva a iniziare la raccolta a metà novembre e si andava avanti fino a Natale. Non voglio entrare in certe dinamiche di disciplinari di alcune Dop, che ancora oggi permettono la raccolta fino al 31 marzo, è chiaro che negli ultimi anni stiamo assistendo a un cambio davvero rivoluzionario. Pochi bravi e attenti produttori, spinti spero per loro, anche da un crescente mercato che richiede olio nuovissimo e molto verde, stanno anticipando la raccolta per uscire al pubblico con una primizia. A costo di perdere resa e forse, di ottenere un olio quasi astringente al palato, danno l’avvio alla campagna olearia. Spesso vengono usate bottiglie trasparenti, perché sinonimo di piacevolezza visiva. Per il consumatore è molto meglio scegliere un olio verde smeraldo, molto più accattivante rispetto a un giallo paglierino scarico, per usare un gergo tanto amato della sommellerie. Non ho niente da eccepire, anzi credo che in ogni caso, chi fa da apri pista e mostra orgoglioso il suo frutto, atto a divenire di lì a poche ore (e non giorni) un nettare divino, sia un eroe e un benefattore, e vi spiego perché. In Italia, pare che ci siano oltre 850.000 agricoltori olivicoli, che si spartiscono circa 250 milioni di piante.
Quest’anno squillano trombe trionfalistiche dichiarando un +89% rispetto il 2018. Il sud molto ricco ma il nord Italia completamente a secco e a macchia di leopardo, tante zone della Toscana e Italia centrale.
Le 43 Dop e 4 Igp presenti, incidono sul mercato nazionale ancora troppo poco, e come al solito siamo invasi da olio della Comunità Europea che esce sullo scaffale a prezzi vergognosi. Ho letto in questi giorni, che fino al 31 ottobre una catena di supermercati mette in vendita un litro di olio a € 2,99. Non solo grida vendetta un prezzo del genere, ma è anche vigliacco il posizionamento; considerando la partenza della campagna olivicola, perché si inganna il consumatore.
A proposito di quest’ultimo soggetto, l’acquirente finale: ancora non ha compreso la differenza tra un olio Evo che costa pochi euro e che rovina il suo piatto in cucina, e un olio appena franto a ottobre, fresco, verde, profumato e amaro al punto giusto. Quest’olio, che il produttore con grande orgoglio ha postato su Facebook o Instagram in questi giorni è l’olio che deve essere scelto, perché è quello vero, artigianale e salutisticamente perfetto. Ecco perché approvo queste donne e uomini che continuano a fare da apri pista alla nuova campagna olearia, perché se si aspetta ancora, rischiamo di avere molte zone infestate dalla mosca olearia. Per non farci mancare niente quest’anno è comparsa anche la cimice asiatica e quindi prima raccogliamo e prima avremo un buon olio, a costo di perdere resa e forse dare all’olio una caratteristica più forte, ma sempre genuina. Mi sconvolgo ogni volta, quando leggo i numeri della produzione italiana di olio. Sono meno di un milione i produttori lungo il nostro stivale, ma se dovessi fare un censimento dei grandi “capitani coraggiosi” che ogni anno fanno da apripista, per portare sulle tavole ottimi extravergini, non arriverei a 200/300 olivicoltori da menzionare.
Se le immagini che girano sui social, facessero smuovere le coscienze dei giovani, che ancora non hanno capito le regole per ottenere un olio di estrema qualità, e da quel momento si alzano e partono alla ricerca dell’ottimo olio; allora tutti insieme dovremmo ringraziare i precursori e gli anticipatori della frangitura 2019.
di Fausto Borella
https://www.teatronaturale.it/strettamente-tecnico/l-arca-olearia/28058-puo-l-oleuropeina-dell-olio-d-oliva-contrastare-l-insorgenza-del-morbo-di-parkinson.htm