Ospedali italiani
È tutta questione di… scelte.
L’ennesima notizia (“Dovete misurarmi subito la pressione”: pugni sul viso a infermiere e guardia giurata
Ennesima aggressione in un ospedale campano. Questa volta l’episodio violento è accaduto al pronto soccorso del San Giovanni Bosco di Napoli
Certo, non possiamo pretendere che questa nazione sia diffusamente civile, specialmente in questo periodo storico mondiale, nel quale ovunque leggiamo e vediamo manifestazioni di aggressività, violenza, sopraffazione e, per di più, la maggioranza delle volte gratuite. Come nel caso di questa vicenda, e non si tratta di Napoli rispetto a Milano, perché la situazione dei pronto soccorsi italiani è grave, molto più grave di quello che generalmente le persone possono immaginare.
Non è sufficiente la presenza di qualche vigilantes per ovviare a questo problema, perché secondo me è valido, ancora una volta, il detto popolare che “il pesce puzza dalla testa”. E quale sarà mai la testa di una società, di una qualsiasi cultura? I suoi leader, le espressioni politiche ed istituzionali delle agenzie statali, e un ospedale rientra in tutto ciò.
Ma, forse, i medici non lo sanno, come non lo sanno gli operatori sanitari. Almeno non tutti.
Vi è capitato di andare ultimamente in qualche reparto di ospedale? A me, si, purtroppo. E si rimane basiti quando si trova gentilezza, disponibilità e competenza. Pensate che, proprio durante questa mia ultima esperienza, non solo ho potuto leggere un foglio di dimissioni con indicati interventi chirurgici che non si riferivano al dimesso, ma la visita di controllo programmata dopo un mese era intestata ad una femmina umana, e non al maschio che aveva subito l’intervento.
Ecco, questo è un esempio di eccellenza ospedaliera italiana, in una cittadina di provincia.
Ora, certamente non sarà così ovunque, e avremo in Italia ottimi ospedali con altrettanto ottimo personale. Certo, è comunque meglio pagare, o recarsi in qualche clinica privata. Non si sa mai, a scanso di equivoci di questo tipo. Se questa è la situazione che spesso apprendiamo mediaticamente, mi dite quale tipo di rispetto possiamo pretendere esista nella popolazione quando si reca in un ospedale ed ha la sensazione di essere allo sbando, oppure in un suk? Ci saranno malati di mente ovunque, in giro per le strade, ovviamente. Ma ci saranno anche cittadini che pagano una quantità enorme di tasse per prestazioni sanitarie di indubbio valore. Sarà forse il caso di formare questi medici ed operatori in modo diverso? Tuteliamo i migliori, certamente, anche al Pronto Soccorso.
Ma ricordo a tutti che il grande K.R. Popper diceva che una “buona scuola la si riconosce dalla capacità di allontanare i cattivi maestri”, e questo dovrebbe valere anche per gli ospedali italiani.
Quindi, ogni individuo, in qualsiasi istituzione sia impiegato, non è un individuo, ma è lo Stato in persona, una “guardia giurata dell’Amministrazione”.
Impariamo a ricordarcelo, se non sempre, almeno più spesso.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).