Recensioni libro Maria Scerrato

Recensioni libro Maria Scerrato

Manuela Moschin     agosto 14, 2019

Segnalazione del Romanzo “La guerra delle due Lune” di Maria Scerrato
Buongiorno vi segnalo il romanzo “La Guerra delle due Lune” di Maria Scerrato.
Complimenti Maria!

SINOSSI
Gaeta novembre 1860, all’alba dell’Unità d’Italia, la città è stretta dalla morsa d’assedio delle truppe piemontesi. In aiuto del giovane re Francesco accorrono i rampolli dell’aristocrazia europea. Tra costoro vi è una giovane contessina francese che intende realizzare un sogno di indipendenza personale, aderendo ad una causa irresistibilmente romantica. Con la complicità dello spregiudicato colonnello Theodule de Christen, la ragazza prenderà parte ad alcune vicende militari a Gaeta e nello Stato Pontificio insieme con la banda del brigante Chiavone.

Il romanzo di Maria Scerrato è la narrazione avvincente di uno dei più controversi periodi della storia d’Italia e introduce una riflessione sul legittimismo straniero ed i rapporti con il brigantaggio. Se è pur vero che l’intrepida eroina è una protagonista di fantasia, autentici e fedelissimi sono lo sfondo storico, i luoghi, le vicende e tutti i personaggi coinvolti, come si desume dal saggio storico che completa l’opera, a firma di Fernando Riccardi.

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RECENSIONI

1. www.heliopolisedizioni.com/rivista-scuola-romana-di-filosofia-politica/414-scerrato-guerra-due-lune-flori.html?fbclid=IwAR0RVDwfOT0D2cAFoBDrPWY0qiInH1QkOouiBzEDn_XhYSYxpBWUaae4eyU

2. http://www.barbadillo.it/77982-libri-la-guerra-delle-due-lune-della-scerrato-e-i-combattenti-pro-borbone-a-gaeta/

1860. Sul proscenio della frontiera tra Stato pontificio e Regno di Napoli, in un territorio che dal mare arriva al Garigliano e si inerpica verso gli Appennini, attraverso borghi e terre di briganti, si innesca la narrazione del romanzo di Maria Scerrato: La guerra delle due lune, da poco comparso nel catalogo della D’Amico editore (euro 13,00, pp. 254). Il volume è accompagnato da un saggio storico di Fernanado Riccardi.

Gaeta, roccaforte borbonica, è stretta d’assedio dalle truppe piemontesi. Tra allargamenti e restringimenti dei campi di battaglia, sotto fuochi incrociati e notti rischiarate da incantevoli pleniluni, si combatte per realizzare l’unità d’Italia. Il romanzo di Maria Scerrato si popola di personaggi, storici e di invenzione, dotati di forza epica. Tra di loro c’è Marinette, che comprime la propria femminile fisicità dentro abiti maschili, gli unici che le consentano di imbracciare le armi. C’è il suo alter-ego, il Cavaliere Saint Marin, attraverso il quale lei si confronta con l’armamentario degli odierni e meno odierni pregiudizi; c’è il colonnello Theodule de Christen, forse il personaggio più classico, dalla fisionomia balzacchiana, figura collettiva che conserva l’investitura dell’eroe votato a combattere per una nobile causa che lo trascende.

Sullo sfondo è ritratta una pagina della Storia risorgimentale, con i suoi scenari (la città di Gaeta e di Bauco, il monastero di Casamari, il Volturno e il Garigliano) e i suoi protagonisti (soldati napoletani, truppe garibaldine, Chiavone con i suoi selvaroli, De Christen e gli aristocratici legittimisti accorsi da tutta Europa, il re delle Due Sicilie, Francesco II, e la sua bella consorte, Maria Sofia di Baviera). Le vicende narrate costituiscono un momento fondamentale del processo di conquista del regno delle Due Sicilie ad opera della piemontese dinastia Sabauda. L’assedio di Gaeta del 1860-1861 è stato, infatti, insieme con quello di Messina e di Civitella del Tronto, tra gli ultimi episodi dei combattimenti che seguirono l’impresa dei Mille, e portarono alla proclamazione del Regno d’Italia.

La letteratura di Maria Scerrato serra vicende collettive e private, scene di azione e di lirismo, pur restando fedele al racconto sequenziale. E la diegesi non trova un punto di arresto: il percorso della protagonista non finisce nelle ultime pagine. Marinette, che appartiene alla genealogia degli eroi romantici, troverà un’ennesima occasione di riscatto e di vita. Farà valere i propri diritti, il proprio zelo, la libertà di duellare, finalmente legittimata, in un orizzonte sfumato dalla lontananza, in quell’America che, Pavese e Vittorini l’hanno chiaramente indicato, è oltre la frontiera. Nel romanzo della Scerrato la frontiera non è soltanto il limite tra i due Stati (del papa Pio IX e del giovane Francesco II) con i rispettivi assetti politico-sociali, o tra i giorni dell’assedio e il momento dell’espugnazione di Gaeta. È la frattura tra le fisionomie di uomini e donne, tra la coscienza sentimentale e volitiva di Marinette e la sua capacità di risorgere dalle violenze degli uomini e dalle crudezze esistenziali. Maria Scerrato usa un episodio bellico poco conosciuto e si affida alla suggestione letteraria per raffigurare un destino, quello di tanti intrepidi che spesero la vita animati da romantico patriottismo. E poiché sono i vincitori a scrivere la Storia, la Scerrato li risarcisce: coloro che la Storia ha umiliato e travolto sono i veri protagonisti dell’opera. L’empatia del lettore è ricondotta al fianco dei legittimisti, che con lealtà combatterono per difendere il re Borbone dall’invasione garibaldina; al fianco dei briganti, umili e ardimentosi; e soprattutto al fianco di Marinette, la cui guerra è assoluta. La contessina, nella sua bellezza ostinatamente e ingenuamente esistenziale, lotta contro i pregiudizi legati al suo sesso e al suo rango. Le appartengono, come a ogni Eroe, il senso dell’onore e l’abnegazione. Temeraria e titanica, sorregge la struttura letteraria del romanzo, che si anima della sua volontà e della sua presenza. Senza fronzoli o sbavature, con stile elegante, Maria Scerrato racconta vicende di guerra e di passione, snuda l’abuso e la deformità di tanti pregiudizi, si ispira alla realtà e intensifica la vita, tesse i fili di una narrazione che è insieme storica e universale. La storia di tutti quelli che hanno sognato, e sognano, la propria libertà.
3. http://www.gentecomuneweb.it/la-guerra-delle-due-lune-maria-scerrato/

Così come in “Fiori di ginestra” il nuovo libro di Maria Scerrato è il risultato di studi storici puntuali e approfonditi. C’è tuttavia un salto di qualità ulteriore perchè “La guerra delle due lune” è un vero e proprio romanzo storico, con tutti i crismi del genere complesso e difficile. Tali complicazioni vengono brillantemente superate dall’autrice con uno stile e una struttura che ricordano l’Eco del “Cimitero di Praga” e i libri della signora del romanzo storico Dorothy Dunnett.
La protagonista Marinette si inserisce mirabilmente negli anni bui di quella che molti storici chiamano la prima guerra civile italiana; in quel contesto dove non fu difficile etichettare la ribellione di contadini, borbonici e clericali come brigantaggio e scatenare, sotto il nome di lotta al banditismo, un durissimo conflitto militare, in cui il nascente Regno d’Italia giunse a impiegare quasi la metà dell’esercito, a radere al suolo interi paesi e a instaurare la dittatura militare, in una guerra civile, appunto, con più vittime di quella del 1943-45.
Nel romanzo, dalla scrittura brillante e ricco di un’avvincente documentazione, Maria Scerrato rilegge la vicenda del brigantaggio aggiungendo un nuovo tassello atto a liberare i fatti dai troppi luoghi comuni della storiografia ufficiale postrisorgimentale (come la pretesa arretratezza e miseria del Regno delle due Sicilie al momento della caduta) e per evidenziare invece le conseguenze, purtroppo ancora attualissime, della scelta di affrontare la “questione meridionale” quasi esclusivamente in termini di annessione, tassazione, leva obbligatoria e repressione militare. Il Sud è stato trattato come una colonia da educare e sfruttare, senza mai cercare di capire davvero chi fosse “l’altro” italiano e senza dargli ciò che gli occorreva: lavoro, terra, infrastrutture, una borghesia imprenditoriale, un’economia moderna. Così, le incomprensioni fra le due Italie si sono perpetuate fino ai nostri giorni. In tale contesto si incentra anche il saggio storico di Fernando Riccardi che chiude il volume: le vicende analizzate dove nel romanzo si muove Marinette tra situazioni e personaggi accaduti e esistiti davvero, tra le battaglie a Gaeta e a Bauco in cui scorrono fiumi di sangue che la Scerrato dipinge come Goya, facendoci sentire persino l’odore del sangue.

Marinette che si traveste da uomo come una Giovanna d’Arco dell’800, unico personaggio inventato, dicevo, in una narrazione dove accade di tutto, fino ad arrivare a pensare che sia lei il più vero di tutti gli attori e assomigli moltissimo ad altri che sono ancora tra noi.

Patrizio Minnucci
4. http://www.patrialetteratura.com/la-guerra-delle-due-lune-di-maria-scerrato/

La vicenda narrata nella seconda prova letteraria di Maria Scerrato si svolge nel medesimo contesto territoriale della prima (Fiori di ginestra. Donne briganti lungo la Frontiera 1864-1868, Tipografia Arte Stampa 2016, pp. 168), ovvero l’Alta Terra di Lavoro e la Ciociaria, e fa riferimento allo stesso frangente storico, il farsi dell’Unità d’Italia, ma soprattutto, come nella prima opera, dedicata alle brigantesse operanti sulla frontiera tra Regno d’Italia e Stato pontificio, la narrazione è programmaticamente volta alla simpatetica rievocazione dei ‘vinti’ della Storia. Il romanzo La guerra delle due lune racconta infatti, nell’ambito di avvenimenti realmente accaduti e resi efficacemente dall’autrice, le vicissitudini di fantasia di una giovane aristocratica francese che di nascosto della famiglia e spacciandosi per uomo decide di prendere parte al tentativo estremo del re delle Due Sicilie Francesco II di difendere il suo trono a Gaeta, sui cui spalti si consumeranno gli ultimi bagliori del crepuscolo di una dinastia e più in generale dell’assetto che il Congresso di Vienna aveva imposto all’Italia. L’adesione della giovane alla causa legittimista, invero delegittimata nella coscienza europea dall’affermazione di idealità e sensibilità nuove che la Rivoluzione francese aveva acceso e che il Risorgimento italiano volse in termini certamente più compromissori e ambigui fino a smarrirle nella fase postunitaria, appare di carattere più che altro sentimentale e riconducibile a insoddisfazioni esistenziali nonché a una generica volontà di autoaffermazione e autonomia, e non sembra mettere capo a una consapevolezza ideologica definita. Sullo sfondo della romanticheggiante passionalità legittimista della giovane nobile emergono in un’aura di leggenda, ma chiaramente profilate, le tragiche figure del re e della regina quali esponenti di un mondo che la storia e la geopolitica avevano inappellabilmente condannato. I legittimisti di tutta Europa avvertirono la fine del Regno delle Due Sicilie come profondamente ingiusta in quanto profanatrice del diritto dinastico e lesiva della legalità internazionale. In realtà, al di là di singoli esponenti della nobiltà filolegittimista che aderiscono attivamente alla causa del Borbone detronizzato, nessuno stato europeo, neppure le reazionarie Austria e Russia, farà niente per salvare la corona di Napoli. Ma proprio la sconsolata solitudine storica, politica e personale del Borbone, interiorizzata dalla giovane aristocratica, costituisce un rilevante elemento narrativo. Il senso di una fine incombente alimenta infatti la dedizione della protagonista e arricchisce il romanzo di una suggestiva tonalità espressiva vespertina.

La nostra eroina, dopo aver preso parte attiva alla difesa di Gaeta assediata sperimentandovi una situazione le cui crudezze ne dismagheranno certe vaghe fantasie cavalleresche, si dirigerà in missione in Ciociaria, dove la sua indole di combattente indomita e coraggiosa emergerà nella battaglia di Bauco (oggi Boville Ernica). Si tratta di un episodio bellico poco noto, che vide ad opera di combattenti filolegittimisti, per lo più componenti della banda del famigerato brigante Chiavone di Sora, la bruciante sconfitta delle truppe sabaude di de Sonnaz sconfinate in territorio pontificio. Un avvenimento drammatico segnerà però in modo indelebile la protagonista, che ferita nel corpo e nello spirito decide di lasciare l’Italia, terra per lei oramai immedicabilmente amara. Ma il demone che la tormenta non le dà tregua e così la giovane non saprà desistere dal cimento pugnace, che, soggiacendo a una pulsione acuita dalle drammatiche vicissitudini patite in prima persona come donna, ella riprenderà mettendo oltreoceano la sua tempra di combattente al servizio della più vieta delle cause indifendibili, in istintiva coerenza e continuità antilluministica con il partito legittimista da lei sostenuto in terra italiana.

A ben guardare, la vicenda narrata dalla Scerrato dell’intrepida fanciulla che si abbandona completamente alla causa cui aderisce mima in controluce alcuni aspetti, o più esattamente il loro agiografico resoconto, dell’epopea risorgimentale, che vedrà effettivamente la partecipazione di figure femminili, in taluni casi, al pari della protagonista del romanzo, presenti sul proscenio bellico sotto mentite spoglie maschili per evitare di esserne estromesse. È come se l’autrice avesse voluto mirare a dotare il legittimismo dinastico di un armamentario sentimentale e paradigmatico che almeno sul piano della suggestione letteraria lo ponesse in grado di fronteggiare il patriottismo risorgimentale, che seppe elaborare un complesso e articolato insieme simbolico ed emotivo dallo sbaragliante e durevole successo. L’antirisorgimento e il Risorgimento sono in effetti due diverse manifestazioni del Romanticismo politico.

Come già nel suo primo cimento narrativo, gli strumenti di lavoro della Scerrato sortiscono anche in questa più ambiziosa prova un risultato interessante. Nell’alternanza di momenti più lirici e riflessivi a scene di azione la narrazione risulta abilmente articolata, e l’autrice mostra di padroneggiare con sicurezza la resa delle situazioni più concitate e mosse, che rendono la lettura incalzante, al di là della visione ideologica e storica complessiva in cui il romanzo si inserisce. D’altra parte, come il mito asburgico, pur in larga parte infondato secondo la magistrale lezione di Claudio Magris, è stato fecondo di una letteratura di lingua tedesca e non solo tedesca di notevole livello, così, mutatis mutandis, il mito borbonico, peraltro più defilato e incerto e allo stesso tempo più “divisivo”, non è di per sé incompatibile con la possibilità di una resa qualitativa della letteratura che ad esso si ispira. La prosa della Scerrato infatti, al netto di talune letterarietà di troppo e di qualche schematicità di caratterizzazione (i piemontesi vengono inscenati sempre e solo nei termini di sordidi individui senza dio e senza scrupoli e privi di una dimensione personale che dia loro un qualche spessore narrativo), è curata, limpida e scorrevole e si mostra capace di incuriosire e avvincere il lettore.

In appendice al romanzo compare per la penna del saggista Fernando Riccardi un’accurata ricostruzione storiografica, che, a prescindere dal legittimismo dinastico e dal legalismo geopolitico esibiti dall’autore, risulta utile a un corretto inquadramento storico-territoriale delle vicende narrate nel romanzo e ha comunque il merito di mettere in evidenza risvolti e personaggi trascurati dalla storiografia più accademica.

Antonio Longo
5. www.editorpress.it/news/libri-la-guerra-delle-due-lune-in-libreria-il-nuovo-romanzo-di-maria-scerrato?fbclid=IwAR06v2Ck-QPOUn8hon8yc-Mv1qSFltwrGwSrTh8v3iaZsF9-S6ZVP-Dyr2I

Fresco lavoro letterario di Maria Scerrato, “ la signora del romanzo storico” che ama raccontare i “vinti” della storia o meglio le “indomite sconfitte”, le donne che più degli uomini subiscono le conseguenze delle guerre ma non si arrendono. Arriva in libreria il pregevole romanzo storico della Scerrato, La guerra delle due lune, con un saggio storico di Fernando Riccardi (D’Amico Editore, Euro 13.00 ).

Dopo le brigantesse del Lazio meridionale di “Fiori di ginestra”, questa volta la protagonista è un’aristocratica legittimista francese, la giovane Marinette che confonde la lotta per la sua autonomia personale con quella del Regno di Napoli, ormai prossimo alla fine. Nonostante le mille sconfitte che subisce sulla sua pelle, ogni volta risorge come Araba Fenice e riparte per un incessante pugnare.

Tramite espedienti e stratagemmi, é presente sul teatro delle azioni più importanti legate al declino di un regno, un tramonto sul mare del golfo di Gaeta e poi quello delle dolci colline di Ciociaria, popolate da rudi briganti, umili eroi contro un nemico superiore per numero ma non per valore.

Romantica esaltazione titanica, autoaffermazione, ricerca della propria identità sono i temi che si intrecciano alla narrazione delle vicende storiche del brigantaggio e del legittimismo e la Scerrato con abile penna riscrive alcune pagine della storia risorgimentale.

https://www.culturalfemminile.com/2018/12/30/la-guerra-delle-due-lune-di-maria-scerrato/

recensione di Maria Lucia Ferlisi
Gaeta, 25/11/1860

Marinette è un’aristocratica contessina francese dalla salute cagionevole, ma con il cuore animato da un forte spirito ribelle e guerriero. Il senso della giustizia, il desiderio di libertà, la voglia di capire chi è, la consapevolezza di essere soltanto “una scialba bellezza”, la spingono a cercare nuovi orizzonti e nuovi stimoli, li trova in una battaglia di cui si sa già che risulterà perdente, ma forse proprio per questo ancora più affascinate e romantica.

L’unità d’Italia ha già varcato vari confini, ma il Regno di Napoli non vuole perdere e cerca disperatamente di mantenere gli antichi sfarzi e privilegi. A Gaeta, in una delle ultime estenuati battaglie, Marie Antoniette, abbandona gli ingombranti abiti femminili, vestita da giovane militare s’introduce nei campi di battaglia, stremata dalle fatiche, non adatte ad una ragazzina allevata nell’aristocrazia nobiliare, non batte ciglio davanti a corpi dilaniati e corpi putridi. Combatte a fianco di un cugino, il conte Emile Theodul de Christan, al quale impedisce di rivelare ai genitori dove si trova e perché combatte sotto mentite spoglie.

“Sono un animale senza uguali; non sono uomo né donna.tra. fiero, semplice, leale, sincero. Nei miei discorsi si leggono le virtù dell’ eguaglianza, nella mia fisionomia, le fattezze

della libertà e nel mio nome, qualcosa di celeste. Basterà questo ritratto, incompleto e grezzo, per farmi credere sulla parola. Ascolta Robespierre, sto parlando a te!”

Queste parole! Quanto le aveva lette e amate fino a farle puntelli la sua libertà. Sperava di poter vivere come un essere umano da realizzarsi e non una donna succuba a un uomo. E la guerra l’avrebbe liberata!

Ferma a Gaeta, luogo di una perdente battaglia, scrive all’amica raccontando quanto sia dura per lei sapere degli scontri tra Napoli e i Piemontesi, mentre loro sono immobili a Gaeta in attesa di un miracoloso cambiamento delle forze politiche. Gaeta verrà spazzata via come Napoli, il Re vuole arrendersi, è stato sparso troppo sangue, meglio mettere fine al regno dei Borboni.

Gaeta langue e lei l’abbandona, lascia il Re e la Regina che cercano di superare l’assedio, per lo Stato Pontificio, dove cercare ancora uno spiraglio di vittoria.

Una luna grassa e pallida occhieggiava su una macchia blu notte, dipinta sulla tavola che fungeva da insegna.
L’edificio della locanda gli corrispondeva: un’ampia capanna di tronchi, piuttosto bassa che giaceva presso il
guado del fiume, all’ombra della torre del castello dei Colonna alla Tomacella. Volgendosi si scorgeva il campanile
di Frosinone sulla collina, simbolo dell’autorità della Chiesa romana che in quella città aveva il Delegato apostolico per quei territori. Era ormai nello Stato Pontificio, al sicuro da ogni minaccia.

Si strugge e non si risparmia Marinette, cerca anche un’intesa con i briganti del luogo e non ha paura ad affrontarli….

Maria Scerrato con questo romanzo da prova di una grande conoscenza storica. Ogni parola, ogni scenario, ogni episodio sono il frutto di una ricerca approfondita e correlata doviziosamente di particolari precisi ed attenti. La figura immaginaria della contessina Marinette si amalgama alla perfezione nel contesto storico e da una luce romantica e suggestiva al romanzo. La scrittura incalza come sul campo di battaglia, mostra sentimenti, strazio, dolore e speranza attraverso la protagonista e oltre ad un romanzo storico diventa anche un romanzo di formazione, perché Marinette deve cercare se stessa. Una donna che vuole diventare adulta rompendo gli schemi, no vuole essere succube di un marito. Marinette vuole essere una persona attiva e libera, alla fine il fatto che sia donna è soltanto un dettaglio, occorre solo avere un’identità maschile!
http://tsd.altervista.org/la-guerra-delle-due-lune-maria-scerrato/
Recensione a cura di Patrizia Braggion

E’ una narrazione di fatti antichi, lacunosa, talvolta contraddittoria e incongruente. E’ stata affidata alla parola e al racconto, perché chi visse e vide lo svolgersi di questa storia non seppe fissare in modo certo e inequivocabile fatti, luoghi, date e uomini. Chi avrebbe potuto, non scrisse; chi avrebbe voluto non ne fu capace e così molto si perse, affidato al solo ricordo. …

La mente di chi narra è affollata di immagini, di pensieri, di ricordi, di fantasie, di incontri e di addii, di visi familiari e sconosciuti, di allucinazioni e di lucide sequenze. Il racconto confonde le figure di un libro di scuola, … Forse non tutto quello che dice è accaduto …

La vita è la verità, la vita di chi morì e di chi sopravvisse.

Ho voluto iniziare con una parte della prefazione, perché in queste righe si evince il carattere della narrazione, verità o no, l’autrice porta alla nostra attenzione, un evento storico poco noto, nonostante la sua importanza, in un momento di forte cambiamento per l’Italia. Chi ci porta all’interno dell’ultima resistenza? Chi ci guida nelle fila dei vinti? Il narratore cammina in mezzo agli ultimi soldati pronti a difendere il regno delle due Sicilie e il loro Re dai Piemontesi. Paradossalmente si tratta di una giovane donna in cerca di libertà, d’indipendenza mentale e fisica, in fuga dalla sua vita agiata, la contessina Marinette Guignard.

Non terrò un diario per non lasciare tracce della mia presenza in luoghi diversi da quelli ai quali appartengo. Così non citerò le tappe del percorso compiuto fino qui e della meta che sto per raggiungere e del nuovo viaggio che presto inizierò. Potrebbe rappresentare un pericolo se qualcuno leggesse e comprendesse chi sono. Eppure è proprio il pericolo che io cerco.

Una donna intelligente che capisce subito che può raggiungere il suo scopo solo travestendosi da uomo. Così nasce il suo alter ego Saint Marin, un giovane nobile francese che avrà modo di incrociare il suo destino con molti personaggi noti della storia. E’ un giovane pieno d’ideali e pronto se non di andare in prima linea, almeno di osservare la strategia dei suoi compagni per notare i punti deboli, un giovane che è notato e lodato. Solo due persone sanno il suo segreto, il colonnello De Christen e un nobile italiano, presente fra i briganti.

Sono il cavaliere de Saint Marin, cittadino francese di Colmar, Alsazia”. “un legittimista, dunque. Un nobile addirittura! Un cavaliere errante, venuto da lontano, in difesa del Re. Vi ammiro. … Il mio nome è Carlo Della Valle. Sono anch’io uno straniero qui a Gaeta. Fino a qualche giorno fa ero un suddito dello Stato Pontificio e adesso che la città si è liberata dal dominio della mitra papale, non so più cosa sono. Un reietto forse. Mi chiamano brigante, per dileggio. E potrei diventarlo. Sicuramente sono un uomo pronto a prendere le armi per difendere quello in cui credo, come solo i briganti sanno fare.

Una storia carica d’ideali, onore, romanticismo, non nel senso stretto della parola, ma più ampio, arricchito da militari che muoiono per la loro causa, persone che diventano eroi ed esempi da seguire, uomini che anche in inferiorità numerica combattono fino alla fine. E’ una storia decisamente di parte, anche le figure dei sovrani, sono, secondo me, romanzate ed edulcorate, descritti come sovrani amati e acclamati dal popolo che a loro volta contraccambiano questi sentimenti. Attraverso Saint Marin ci troviamo anche in mezzo ai briganti, dando voce e volti alle loro idee e ridimensionando il loro ruolo di fuorilegge.

Una prosa molto curata e professionale, in alcuni passaggi romanzati, ma senza togliere o nascondere la veridicità della storia, non dimentica la parte forte e crudele della guerra, la violenza su persone deboli, in nome di un odio senza senso, saccheggi e distruzione di città conquistate, dimenticando di essere di fronte ad altri esseri umani che sono mogli, figli o nonni di persone come loro, semplicemente schierate dalla parte dei vinti. La stessa Marinette proverà sulla sua pelle questa crudeltà e si scontrerà con la realtà della sua scelta, ma questo invece di farla indietreggiare, la porterà a un cambiamento radicale, rimanendo comunque fedele a se stessa e alla sua voglia di libertà.

“Marinette, ci avete ripensato. Dunque accettate di sposarmi?” “Desolata Della Valle, non ci sarà nessun matrimonio. Non desidero un marito. Voglio solo quello che mi avete promesso.” … “Mi avete promesso il vostro nome e il vostro onore ed è esattamente quello che vi chiedo.”

Una scrittura ricca e dettagliata, il lettore è completamente coinvolto nella storia e visualizza chiaramente persone, luoghi e pensieri, ogni descrizione è precisa e attenta ai particolari. La capacità dell’autrice di mischiare verità e non è magistrale, difficile scinderle, Marinette è un personaggio complicato e dalle molte sfaccettature, seguirlo nel suo viaggio incuriosisce e tiene alta l’attenzione. Fin dalla prefazione l’autrice specifica che non si sa molto di questi avvenimenti e alla fine della storia completa il libro con un saggio storico. Interessante questa scelta di mettere a confronto il suo libro con la vera storia documentata, dimostrazione del suo lavoro certosino per rimanere fedele al periodo storico e all’ambientazione tra Gaeta e Stato Pontificio, riportando battaglie e scontri minuziosamente, facendoci rivivere quei momenti.

Autore: Maria Scerrato
Titolo: La guerra delle due lune
Copertina flessibile
Editore: D’Amico Editore (1 gennaio 2018)
ISBN-10: 8899821550
ISBN-13: 978-8899821555

 

MOSCHINManuela Moschin “L’arte raccontata nei libri”
Libri: Lettori Scrittori Editori
Massimo Gaudio Art Blog Photographer
L’arte raccontata nei libri
Informazioni su di me
Genere FEMALE
Settore Arti
Professione Blogger Presso “L’arte raccontata nei libri”
Ubicazione Venezia, Italia
Introduzione Mi chiamo Manuela Moschin, sono laureata in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali – indirizzo Storia dell’Arte presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dalla passione per l’arte sono nati il Blog e il gruppo Facebook “L’Arte Raccontata nei Libri” dove l’arte e la letteratura si fondono in un perfetto connubio. Un binomio, dunque, attinente alla coesistenza della cultura letteraria e di quella artistica. L’idea ha origine dalla lettura di qualsiasi testo (Romanzi storici, Saggi, Cataloghi di mostre, Biografie…) che contenga riferimenti al patrimonio artistico. Ne consegue un approfondimento delle opere d’arte menzionate dagli autori riportando una citazione dal loro libro. Lo scopo del blog è quello di avvicinare alla cultura artistica anche i meno esperti rendendo l’arte fruibile a tutti. Gli argomenti sono trattati con un linguaggio semplice e scorrevole affinché sia comprensibile a chiunque abbia il desiderio di ampliare la propria conoscenza in ambito artistico.