Magistrati italiani
È tutta questione di… realismo.
Bene, lo sapevamo tutti, in fondo, che sarebbe finita così.
Quello che però non vogliamo ammettere, e che, invece, io scrivo con serenità, è che il magistrato Alessandra Vella ha esercitato il suo potere di giudice secondo i termini discrezionali che la legge italiana le permette. Tutto qui.
Cosa voglio dire, ancora in altre parole? Voglio dire che secondo lei “non è stato commesso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, mentre il reato di resistenza a pubblico ufficiale è stato giustificato da una scriminante legata all’avere agito nell’adempimento di un dovere, quello di salvare vite umane in mare”. “Inoltre, la scelta del porto di Lampedusa non sarebbe stato strumentale” – sempre a detta della toga -, ma “obbligatoria perché i porti della Libia e della Tunisia non sono stati ritenuti porti sicuri. Per questo la capitana tedesca è stata liberata dai domiciliari”.
Dunque la Sig.ra magistrato ha esercitato la sua libera interpretazione e penso che questo debba ancora essere concesso nella nostra nazione. Io, come la maggior parte degli italiani, avrei esercitato il potere discrezionale diversamente, e rinvenuto il reato. Ma io non sono un magistrato e non conosco tale professione come invece conosco la mia.
Scritto questo, per amore di equilibrio e democrazia, il problema sta a monte. È di tipo governativo, europeo, nel senso che non si sarebbe dovuti arrivare a questo punto. Ossia, dobbiamo trovare una soluzione affinché gli atteggiamenti europei di libero scambio umano, unito al business dell’accoglienza con la partecipazione di bande calabresi di stampo mafioso, assieme allo smercio di droga, siano neutralizzati in tempo. E se qualche nave volesse attraccare, potremmo trovare soluzioni governative basate su ricatti all’Europa, su interventi con una certa e migliore determinazione delle nostre Forze Armate, e, alla fine, sulla minaccia della nostra uscita dall’Europa.
Infine, sappiamo che da anni la riforma della Magistratura dovrebbe procedere, con la separazione delle carriere, ma questo non avviene. È semplicemente ridicolo pensare che un Pubblico Ministero non sia in contatto ideologico, persino professionale e personale, con un qualsiasi magistrato giudicante. Al di là di tutte le dichiarazioni divergenti, gli accordi vengono fatti. E questo è permesso dalla nostra legge, e dunque non lamentiamoci.
La “comandanta” è giustamente libera, e forse sarà espulsa (lo speriamo, almeno questo…), perché sono gli italiani ad essere schiavi di un gruppetto di zombi ideologicamente sinistrati che esercitano il loro potere nei gangli dell’amministrazione, secondo le indicazioni di Antonio Gramsci. Hanno lavorato assai bene, questi signori di sinistra. E la destra non ha mai pensato a formare professionisti che siano anche intellettuali, mentre ha sempre pensato ai soldi, al commercio e a mandare avanti le sue corruzioni e collusioni.
Dunque, mi sembra chiaro: il più sano ha la rogna!
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).