Africa: persecuzione dei cristiani

Africa: Allarmante aumento della persecuzione dei cristiani

di Uzay Bulut
30 giugno 2019

Pezzo in lingua originale inglese: Africa: Alarming Rise of Christian Persecution
Traduzioni di Angelita La Spada

“In alcune regioni, il livello e la natura delle persecuzioni si avvicina verosimilmente alla definizione internazionale di genocidio, secondo i criteri adottati dalle Nazioni Unite”. – The Independent Review of FCO support for Persecuted Christians.

“Gli assalitori hanno chiesto ai cristiani di convertirsi all’Islam, ma il pastore e gli altri hanno rifiutato di farlo. Gli hanno ordinato di radunarsi sotto un albero e hanno preso loro le Bibbie e i telefoni cellulari. Poi, li hanno chiamati uno ad uno, dietro l’edificio della chiesa dove li hanno uccisi.” – World Watch Monitor, 2 maggio 2019.

Come illustra il rapporto britannico, la persecuzione contro i cristiani e contro altri non musulmani non riguarda l’etnia, la razza o il colore della pelle né dei perpetratori né delle vittime: concerne la loro religione.

Se tali crimini non vengono fermati, è altamente probabile che il destino del continente africano sarà simile a quello del Medio Oriente: un tempo era una regione a maggioranza cristiana; ora, i cristiani sono una minoranza minuscola, agonizzante e indifesa.

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Secondo Lindy Lowry, che scrive per Open Doors, “nella provincia orientale del Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, i capi della chiesa sono stati presi di mira e uccisi. Secondo quanto riferito, almeno 15 gruppi armati estremisti erano attivi nell’area”. Nella foto: La città di Beni, nella provincia del Nord Kivu, dove decine di cristiani sono stati uccisi in un attacco, il 22 settembre 2018. (Fonte dell’immagine: Razdagger/Wikimedia Commons)

Secondo un recente rapporto interinale pubblicato nel Regno Unito, “si stima che una persona su tre nel mondo subisce in qualche modo persecuzioni religiose, con i cristiani che sono il gruppo religioso più perseguitato”.

Sebbene il rapporto completo – commissionato dal ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, e coordinato dal reverendo anglicano Philip Mounstephen, vescovo di Truro – avrebbe dovuto essere pubblicato quest’anno a Pasqua, “l’entità e la natura del fenomeno [della persecuzione contro i cristiani] ha richiesto più tempo”, si legge nel report. Di conseguenza, ha spiegato Mounstephen, i risultati “provvisori” diffusi ad aprile sono incompleti e il rapporto finale sarà pubblicato alla fine di giugno.

Conformemente al paragrafo “Quadro generale” dell'”Independent Review of FCO support for Persecuted Christians”:

“In alcune regioni, il livello e la natura delle persecuzioni si avvicina verosimilmente alla definizione internazionale di genocidio, secondo i criteri adottati dalle Nazioni Unite”.

L’Africa – dove ora vive il maggior numero di cristiani del mondo – è una di queste regioni.

Il 16 giugno, ad esempio, secondo quanto riportato dall’organizzazione per i diritti umani International Christian Concern (ICC), è stata distrutta una scuola elementare cristiana di un villaggio musulmano in Uganda.

Il 15 giugno, “una folla di manifestanti musulmani ha dato alle fiamme una chiesa a Maradi, la terza città più grande del Niger. L’episodio è stato una risposta all’arresto di un influente imam che era stato arrestato dopo aver definito ‘anti-islamico’ un disegno di legge governativo riguardante l’esercizio di culto”.

Il 9 e il 10 giugno, due attacchi terroristici in Burkina Faso hanno causato la morte di 29 cristiani. Questa carneficina mirata dei cristiani è avvenuta a meno di due mesi dal massacro del pastore 80enne Pierre Ouédraogo e di altri membri della sua congregazione in Burkina Faso, per mano di islamisti armati. Un leader locale, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha raccontato a World Watch Monitor:

“Gli assalitori hanno chiesto ai cristiani di convertirsi all’Islam, ma il pastore e gli altri hanno rifiutato di farlo. Gli hanno ordinato di radunarsi sotto un albero e hanno preso loro le Bibbie e i telefoni cellulari. Poi, li hanno chiamati uno ad uno, dietro l’edificio della chiesa dove li hanno uccisi”.

Il 7 giugno, in Niger, una donna cristiana è stata rapita dai terroristi di Boko Haram e rilasciata tre giorni dopo con una lettera in cui si chiedeva a tutti i cristiani di “lasciare la città entro tre giorni altrimenti sarebbero stati uccisi”.

Gli episodi di cui sopra non sono isolati. Secondo la World Watch List 2019 (WWL) redatta da Open Doors (Porte Aperte), un gruppo impegnato nella ricerca sul campo di cause e soluzioni alla persecuzione:

“Mentre i violenti eccessi dell’Isis e di altri militanti sono per lo più scomparsi dalle notizie che arrivano dal Medio Oriente, le loro perdite territoriali comportano che i combattenti si sono dispersi in un maggior numero di paesi e non solo nella regione, ma sempre più nell’Africa subsahariana. La loro ideologia radicale ha ispirato, o infiltrato, numerosi gruppi scissionisti, come la Provincia dello Stato islamico dell’Africa occidentale (ISWAP), un gruppo letale che si è staccato dal nigeriano Boko Haram e che rende altresì schiave le donne e le ragazze cristiane come parte integrante della sua strategia”.

I gruppi terroristici non sono le uniche fonti di persecuzione in Africa. Anche numerosi governi e individui musulmani prendono di mira i cristiani.

Secondo il rapporto 2019 stilato da Open Doors , la situazione in molti paesi africani è la seguente:

In Somalia, la comunità cristiana, che conta solo poche centinaia di membri, è oggetto “di violenze e [sottoposta a] isolamento”.

“Le stime stanno a indicare che i somali sono musulmani e che tutte le minoranze religiose vengono duramente perseguitate. La comunità cristiana è piccola ed è sotto costante minaccia di attacco. La legge della sharia e l’Islam sono sanciti nella Costituzione del paese e la persecuzione dei cristiani comporta quasi sempre violenza. Inoltre, in molte zone rurali, i gruppi militanti islamici come al-Shabab sono di fatto i governanti. I cristiani somali spesso devono nascondere la loro fede per stare al sicuro”.

La Libia ospita appena 38 mila cristiani.

“I convertiti al Cristianesimo fronteggiano abusi e violenza per la loro decisione di seguire Cristo. La Libia ospita anche molti lavoratori migranti che hanno subito aggressioni, anche di tipo sessuale, e che vengono imprigionati, e potrebbero subire di peggio se si scopre che sono cristiani”.

In Sudan, vivono 1,9 milioni di cristiani.

“Il paese è governato come uno Stato islamico con diritti limitati per le minoranze religiose e pesanti restrizioni alla libertà di espressione e di stampa. I cristiani, la cui popolazione è di oltre 1.900.000 abitanti, subiscono discriminazioni e pressioni – diverse chiese sono state demolite nel 2017 e nel 2018, lasciando alcuni cristiani senza un luogo di culto. I convertiti dall’Islam al Cristianesimo sono in particolar modo bersaglio di persecuzioni”.

In Eritrea, a volte chiamata la “Corea del Nord dell’Africa”, ci sono circa 2,5 milioni di cristiani, e molti di loro soffrono in prigione.

“Dal 1993, il presidente Isaias Afwerki controlla un brutale regime autoritario basato su massicce violazioni dei diritti umani. Nel 2018, ci sono state irruzioni nelle chiese e centinaia di cristiani sono stati imprigionati in condizioni disumane. Inoltre, si stima che altri cristiani si trovino attualmente dietro le sbarre nella vasta rete carceraria eritrea, ma non si sa quanti siano o se siano ancora vivi”.

La Nigeria, dove vivono oltre 90 milioni di cristiani, è uno dei posti peggiori per i cristiani in Africa.

“Il punteggio nella violenza [contro i cristiani] in Nigeria resta il più alto possibile, principalmente a causa dei crescenti attacchi alle comunità cristiane da parte dei pastori Fulani militanti. Questi attacchi hanno provocato la morte di centinaia di credenti durante il periodo oggetto del rapporto e la distruzione di villaggi e chiese. Inoltre, in alcune parti della Nigeria settentrionale, i cristiani vengono trattati come cittadini di seconda classe. I cristiani di origine musulmana sono perseguitati dalle loro stesse famiglie”.

I cristiani in Egitto, il cui numero ammonta a 9.937.600, sono perseguitati in vari modi.

“Coloro che hanno un background musulmano sono sottoposti a enormi pressioni da parte dei familiari più stretti e dal parentado affinché rinuncino alla loro fede e tornino all’Islam. Le forti restrizioni imposte alla costruzione di chiese o le difficoltà incontrate nella ricerca di un posto per il culto comunitario impediscono ai cristiani di riunirsi, oltre all’ostilità e alla violenza nei confronti dei fedeli che si radunano. Negli ultimi anni, i gruppi estremisti islamici hanno preso di mira i cristiani e le chiese in numerosi atti di persecuzione violenti e letali”.

Nella Repubblica Centrafricana, la religione principale è il Cristianesimo, e i cristiani sono 3.450.000.

“Lo scorso anno, la situazione è peggiorata per i cristiani della Repubblica Centrafricana, i quali subiscono l’intensificarsi delle pressioni da parte dei musulmani. I cristiani vengono inoltre minacciati dai jihadisti e dai gruppi criminali del paese le cui azioni spesso si sovrappongono. E i civili cristiani sono ancora intrappolati nel violento conflitto tra i Séleka, a maggioranza musulmana, e i gruppi militanti di autodifesa chiamati anti-Balaka”.

L’Algeria, dove vivono circa 125 mila cristiani, nell’ultimo anno, “ha visto chiudere un crescente numero di chiese”.

“Allo stesso tempo, i convertiti cristiani sono diventati più aperti riguardo alla loro fede, provocando una reazione violenta da parte delle famiglie musulmane e della società intollerante. Le leggi che regolano il culto non musulmano, che vietano la conversione e proibiscono la blasfemia, rendono pericolosi anche il proselitismo e l’espressione pubblica della fede cristiana”.

In Mali, sono presenti 425 mila cristiani.

“Il paese dell’Africa occidentale è diventato sempre più militante. Soprattutto nella parte settentrionale del Mali, questa intolleranza ha provocato un aumento della violenza contro i cristiani da parte dei gruppi jihadisti e criminali che sono interessati a mantenere il paese impantanato nel caos e nell’instabilità”.

In Mauritania, ci sono circa 10 mila cristiani su una popolazione di 4,5 milioni di abitanti.

“La ‘Repubblica islamica della Mauritania’ – il governo autocratico dell’undicesimo paese più grande dell’Africa – spesso agisce da custode della religione islamica. Di conseguenza, lo Stato è la fonte primaria di persecuzione contro i cristiani. I predicatori islamici radicali e i militanti contribuiscono alla radicalizzazione della società, alimentando l’antagonismo e l’odio nei confronti dei non musulmani. Inoltre, un sistema di caste emargina i mauritani dalla pelle più scura e coloro che non aderiscono all’Islam”.

In Etiopia, dove la principale religione è il Cristianesimo e i cristiani sono più di 84 milioni, “l’Islam radicale sta crescendo a livello locale, regionale e nazionale. Soprattutto nelle zone rurali, dove i musulmani sono la maggioranza, i cristiani vengono vessati e spesso viene negato loro l’accesso alle risorse comunali”.

Il Marocco ha una popolazione cristiana di circa 31.500 persone.

“I cristiani subiscono persecuzioni da parte dello Stato e della società. Ci sono restrizioni imposte dalla Stato ai cristiani, come la confisca di materiale cristiano scritto in arabo, restrizioni all’evangelizzazione e difficoltà per i credenti ex musulmani nell’ottenere luoghi di culto. Anche i musulmani radicali all’interno della popolazione generale esercitano pressioni sui cristiani. Nelle aree rurali, la pressione proveniente dalle famiglie allargate e dalla comunità in generale può essere considerevole”.

In Tunisia, per la piccola comunità di cristiani che conta circa 24 mila membri, “la vita nella società islamica è fatta di ostilità e pressioni quotidiane”.

“E la minaccia dell’attività militante islamica – soprattutto da parte di coloro che fanno ritorno nel paese dopo aver combattuto con l’Isis – continua a destare preoccupazione, con un attacco suicida a una stazione di polizia a Tunisi, sferrato a settembre, e un grave attacco nella regione di confine con l’Algeria, compiuto nel luglio 2018”.

In Kenya, un altro paese africano dove la religione principale è il Cristianesimo, i cristiani vengono presi di mira dai funzionari musulmani e dai gruppi terroristici.

“Ispirati da influenze islamiche radicali provenienti dalla Somalia, i politici musulmani hanno un programma per eliminare il Cristianesimo. I funzionari spesso chiedono alle chiese di fare cose che non sono in linea con la loro fede, mentre i militanti perpetrano ferocemente attentati suicidi e altri atti brutali contro coloro che sono considerati dei nemici dell’Islam. A causa della corruzione esistente all’interno delle agenzie governative, chi opera contro i cristiani spesso gode purtroppo dell’impunità”.

In un articolo del 21 maggio scorso, pubblicato da Open Doors, Lindy Lowry afferma che Boko Haram, fondato in Nigeria nel 2002, si è espanso nei paesi limitrofi:

“Ha compiuto attacchi terroristici in Niger, in Ciad e in Cameroon, che hanno provocato drammatiche crisi dei rifugiati e umanitarie. I suoi membri sono perfino considerati degli ‘schiavisti’ che prendono di mira le donne nelle incursioni per farne le loro ‘mogli’ nelle aree intorno al Lago Ciad, che confina con Ciad, Niger, Camerun e Nigeria. …

“In Ruanda, sono state chiuse migliaia di chiese e almeno sei pastori sono stati arrestati dal febbraio 2018 per ‘inquinamento acustico’ e per violazione delle norme vigenti in materia edilizia. Nella provincia orientale del Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, i capi della chiesa sono stati presi di mira e uccisi. Secondo quanto riferito, almeno 15 gruppi armati estremisti erano attivi nell’area”.

Come illustra il rapporto britannico, la persecuzione contro i cristiani e contro altri non musulmani non riguarda l’etnia, la razza o il colore della pelle né dei perpetratori né delle vittime: concerne la loro religione. In Africa, vari gruppi e miliziani islamisti attaccano i cristiani e tentano di annientarli perché sono cristiani. Se tali crimini non vengono fermati, è altamente probabile che il destino del continente africano sarà simile a quello del Medio Oriente: un tempo era una regione a maggioranza cristiana; ora, i cristiani sono una minoranza minuscola, agonizzante e indifesa.

Uzay Bulut, una giornalista turca, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.