Madri in affitto
È tutta questione di… andare contro natura.
Questa è l’esaltante notizia.(Utero in affitto, la Gran Bretagna elimina ogni freno- La normativa sull’utero in affitto risale alla metà degli anni Ottanta, così il governo inglese ha deciso di modernizzarla. Femministe sul piede di guerra per alcune nuove proposteSab, 22/06/2019)
–Fra le diverse proposte al vaglio della popolazione inglese, quelle sulle quali mi voglio soffermare sono le ultime due, descritte nell’articolo in ipertesto, ossia rispettivamente l’eliminazione del requisito del legame biologico fra la gestante affittata e genitore legalmente proprietario del feto, e il tema del tariffario.
Bene, partiamo con la prima considerazione, dopo una precisazione.
Dal mio punto di vista, è totalmente errato sostenere l’idea di “uteri in affitto”, quando parliamo di “madri in affitto”. Dal punto di vista mentale, una donna in stato interessante, che sia mentalmente sana, non può alimentare per nove mesi una vita dentro di sé, separandosi psicologicamente dalla vita che sta crescendo in lei. Lo può fare solo se motivata da profonde, tragiche e gravi situazioni di traumi mentali, presenti nella sua vita personale, oppure di traumi economici di forte rilevanza. Quindi, non si affitta un utero, ma si affitta una madre, una persona che si senta madre dal momento del concepimento in poi. Certo, se sana di mente e di corpo.
Detto questo, analizziamo il primo punto. L’assenza di legame biologico, fra affittata e proprietaria del figlio (e, dunque, anche proprietaria della gestante) non può che condurre alla creazione di agenzie. E, dico io, anche giustamente. In effetti, se si vuole estendere a tutti la possibilità di avere un figlio senza nessun legame biologico con colei che affitta l’utero, non possiamo che andare in questa direzione. Tutte le altre considerazioni contrarie a questa realtà sono solo le solite ipocrisie occidentali, e nel nostro caso dell’occidente presbiteriano. Come tutti sappiamo, gli amici anglicani sassoni godono di un certo primato, per quello che concerne la manifestazione di comportamenti cosiddetti “puritani”, appunto.
La seconda considerazione, riguarda, invece il tariffario. Qui, viene davvero il bello, perché con l’introduzione di prezzi decisi a monte per affittare le madri (ripeto, non si affitta l’utero) avremo certamente prezzi diversi, e in base a cosa una madre dovrebbe costare di più rispetto ad un’altra che dovrebbe costare di meno? Con quale parametro dovrà essere stilato un tariffario, in base a quale criterio etico?
Beh, direi che abbiamo materiale più che sufficiente su cui riflettere. Dal mio punto di vista, siamo proprio in piena “apocalisse”. Preciso, però, cosa intendo. L’Apocalisse, nel suo significato teologico, significa “rivelazione finale”. Ecco perché parlo di Apocalisse, perché ci stiamo sempre più rivelando, come umanità intera e per quello che siamo, e, nello stesso tempo, si sta rivelando il futuro della nostra fine. Si può finire per esaurimento, senza nessun cataclisma, specialmente quando il cataclisma siamo noi stessi.
Che cosa siamo? Mi taccio.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).