Il 2 giugno 1946 Pontelandolfo votò Repubblica
Stavamo appena festeggiando la nascita della Repubblica Italiana nel 1946, che l’ironico smanettatore social di turno ha puntato il dito contro il paesino Sannita accusandolo con meraviglia, di aver riversato nel contenitore dei voti della Lega in occasione delle ultime Europee, una percentuale molto alta di consensi: non fu proprio Pontelandolfo a subire nel 1861 la rappresaglia e l’eccidio da una regione nordica, quella piemontese?
Non tutti però ricordano che ottantacinque anni dopo il crimine, in occasione del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, mentre nel Sannio e in tutto il Sud si imponeva la Monarchia, Pontelandolfo votava Repubblica. Sì, seppur per uno scarto minimo, ma a Pontelandolfo vinse la Repubblica: 1.496 furono le preferenze repubblicane, 1.480 i voti per la Monarchia. Il consenso delle regioni Meridionali non fu sufficiente, la dinastia Sabauda che aveva iniziato la sua lunga ascesa a partire all’incirca dal lontano anno Mille, terminava il suo ruolo nella storia italiana. Alla fine dei conti la differenza tra Repubblica e Monarchia fu di circa due milioni di voti. Se la storia Savoiarda era giunta al capolinea, una giovane Repubblica italiana iniziava la sua di storia, anche grazie al piccolo grande contributo elettorale dei pontelandolfesi, che sì, è vero che mai aveva perdonato i responsabili di quel massacro incancellabile, ma il loro non fu un voto vendicativo, fu un voto di progresso, di civiltà, era necessario voltare pagina in Italia e Pontelandolfo contribuì a realizzare il nuovo scenario politico della Nazione. Addio monarchia, dunque, addio Savoia, il referendum premiò le forze repubblicane. La Casa Reale dei Savoia fu condannata per essersi resa responsabile di aver abdicato in favore del Fascismo, fu giudicata dagli italiani indegna di governare il Paese, come ha detto Edoardo Bressan professore di storia contemporanea all’università di Macerata: “per essersi macchiata di venti anni di ignavia e della fuga del Re Vittorio Emanuele III che il 9 settembre 1943 abbandonò Roma nelle mani dei Nazisti”.
Pontelandolfo andò alle urne consapevole di tutto questo e votò Repubblica per dare il suo contributo alla realizzazione di una nuova base civile capace di garantire al Paese uno sviluppo economico, una partecipazione politica e un fondamento democratico, che mai sono venuti meno. Se bisognava dare un volto nuovo alla vita politica italiana, se bisognava garantire i diritti della persona, come è giusto che fu, questo accadde.
Il voto leghista oggi di Pontelandolfo come per la Repubblica ieri, è il voto della speranza, il voto di un auspicato rinnovamento, perché oggi come allora la nostra Italia ridotta a pezzi ha necessariamente bisogno di un cambio di rotta.
Gabriele Palladino