Realizzazione parco eolico – smontaggio e delocalizzazione di cinque “caselle”
Il giorno del primo affondo di una benna sui luoghi del realizzando parco eolico alla località Spaccamontagna, erano in pochi, forse, a sapere dell’esistenza di strutture pastorali, le cosiddette “caselle”, che in diverso numero insistono sulle aree montane di Pontelandolfo e Morcone. O forse no, a sapere dell’esistenza dei manufatti in diatriba erano in tanti, ma in pochissimi avevano immaginato prima di allora di porvi l’attenzione, di farne oggetto di ricerche, approfondimenti, studi, di rendere accessibili i luoghi che li nascondono e perché no di attivare un censimento, per la salvaguardia e la valorizzazione degli stessi. Improvvisamente, per un trend di insensata agitazione di ultima generazione, si è scatenato un turbinio di inaspettate conoscenze sulla vita di queste costruzioni di pietra faldate a secco vissute per lungo, lunghissimo tempo nel torpore dell’oblio. A seguito del putiferio di saccenza infiammato da provetti archeologi e pseudo esperti conoscitori delle passate bellezze architettoniche, che probabilmente una “casella” mai avevano e hanno visto fino ad ora, si inneggiava sui social la distruzione “di manufatti assimilabili a tholos” presenti sulle aree interessate dai lavori. Il Comune nello scorso mese di luglio segnalava alla ditta esecutrice del parco l’Eolica PM il tamburellante schiamazzo, al fine di acquisire una relazione dettagliata in merito. Pochi giorni dopo la ditta evidenziava nella risposta, che in adempimento alle prescrizioni del Decreto della GRC di autorizzazione della costruzione del realizzando impianto eolico, i lavori erano (e sono) in stretta sorveglianza di archeologi di provata esperienza all’uopo nominati e ove i manufatti di pietra presenti nelle aree di progetto sarebbero stati indentificati come tholos, si sarebbe provveduto alla loro dislocazione. La società Nòstoi incaricata dall’Eolica PM dell’attività di sorveglianza archeologica trasmetteva nei primi giorni di settembre alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Caserta e Benevento la relazione progettuale di valorizzazione delle strutture pastorali intercettate dalla realizzazione delle opere. Giungiamo al termine dell’iter qualche giorno fa quando gli uffici della Soprintendenza competenti per i territori di Morcone e Pontelandolfo, hanno comunicato il parere favorevole al progetto della Nòstoi autorizzando la realizzazione delle opere secondo uno schema che prevede nel territorio di Morcone la conservazione in situ di una “casella” e lo smontaggio e la delocalizzazione di un’altra, mentre nel territorio di Pontelandolfo cinque sono le “caselle” soggette a smontaggio e delocalizzazione. La Soprintendenza parla dunque di “caselle” e non di tholos che sono tutt’altra specie architettonica. Ad ogni buon conto chi ha per amor di patria esplorato il territorio di Pontelandolfo alla ricerca di tracce di storia passata, aveva avuto modo di imbattersi nelle “caselle” e di scoprire, in particolare, alla località Costa del Resicco, alle spalle dell’insediamento di Marziello una sorta di villaggio rurale, dormiente, delle costruzioni. Diverse sono le tracce degli abitacoli di pietra che componevano l’agglomerato. Immersi nel silenzio sorgono dal terreno alcuni antichi manufatti, capaci di accogliere una singola persona e “caselle” radunate, dotate di pertinenze murarie nelle quali sono state ricavate nicchie e piccole finestre, di dimensioni tali da poter ospitare interi nuclei familiari, che, probabilmente, fungevano da dimora fissa per i pastori stanziali e le proprie famiglie. Caselle di pregevole fattura insistono sui territori di Piano Feletta, Monte Calvello, Acqua del Monte e alle località Laganelle, Costa del Resicco, Marziello e Cogli. Chi ha mai avuto prima d’ora il desiderio di vederle, alzi la mano!
Gabriele Palladino
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