Nigeria: Jihad contro i cristiani
di Uzay Bulut
Pezzo in lingua originale inglese: Nigeria: Jihad against Christians
Traduzioni di Angelita La Spada
L’attuale violenza, che si è intensificata dall’inizio del 2017, “è leggermente diversa, trattandosi di una serie di attacchi mirati alle comunità cristiane e finalizzati a cacciare gli agricoltori e ad appropriarsi delle loro terre per darle ai pastori”. – Nathan Johnson, International Christian Concern, direttore regionale per l’Africa.
“In Nigeria, i cristiani vengono trattati come cittadini di seconda classe nei dodici Stati del nord, dove viene applicata la legge della sharia. Sono perseguitati in molti modi. Le ragazze cristiane vengono rapite e costrette a sposare uomini musulmani. I pastori vengono rapiti per chiedere un riscatto. Le chiese sono vandalizzate o completamente distrutte.” – Nathan Johnson.
“Il governo nigeriano e la comunità internazionale (…) fin dall’inizio hanno fatto ben poco per affrontare la situazione. Questa mancanza di partecipazione non è sorprendente: non riescono nemmeno a riconoscere le sue radici, ossia l’intollerante ideologia del jihad. Di conseguenza, il bilancio delle vittime cristiane non ha fatto che aumentare – e probabilmente continuerà a crescere in modo esponenziale – fino al momento in cui questa realtà non sarà soltanto riconosciuta, ma anche affrontata.” – Raymond Ibrahim, autore ed esperto di Medio Oriente.
In Nigeria, i cristiani vengono massacrati dai Fulani e dai jihadisti di Boko Haram – e a nessuno sembra importare. Nella foto: Abubakar Shekau, leader di Boko Haram, da un video di propaganda di Boko Haram del novembre 2018.
In Nigeria, i cristiani vengono massacrati dai militanti Fulani e dai jihadisti di Boko Haram – e a nessuno sembra importare.
La più grave persecuzione di questi cristiani indifesi – che costituiscono metà della popolazione totale della Nigeria – ha avuto luogo soprattutto nella parte settentrionale musulmana del paese che è governata dalla legge della sharia e nei cosiddetti Stati della “Cintura di Mezzo”, che è una zona di transizione tra gli Stati del nord e del sud.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani International Christian Concern (ICC):
“A marzo, i militanti Fulani hanno continuato a compiere attacchi in tutta la regione nigeriana della Cintura di Mezzo. Gli attacchi brutali perpetrati da questi intransigenti militanti islamici generano costantemente paura tra i cristiani che vivono nella Cintura di Mezzo, mentre il bilancio delle vittime continua a salire. (…) Il mese scorso [marzo 2019], sono state uccise almeno 150 persone.
“…il vescovo nigeriano William Amove Avenya dello Stato di Benue ha dichiarato: ‘Le tribù Fulani armate fino ai denti stanno uccidendo donne incinte e bambini, e stanno distruggendo le nostre piccole proprietà.
“‘Questa è una bomba a tempo che minaccia di innescare l’intera regione. Non possiamo aspettare che si perpetri un genocidio di massa per intervenire’, ha aggiunto.
“…Qui di seguito sono riportati i maggiori attacchi compiuti a marzo:
4 marzo, 2019: I militanti Fulani attaccano lo Stato di Benue, uccidendo 23 persone.
11 marzo 2019: Le milizie Fulani attaccano Kajuru, bruciando più di cento case e uccidendo 52 persone.
18 marzo 2019: Boko Haram assedia una città a maggioranza cristiana nello Stato di Adamawa, con più di 370 mila abitanti.
Il direttore regionale per l’Africa dell’ICC, Nathan Johnson, che di recente si è recato in Nigeria, ha detto al Gatestone che questa violenza letale è iniziata meno di 20 anni fa.
“In realtà è iniziata solo nel 2001, dopo che una serie di scontri tra musulmani e cristiani nella regione dell’Altopiano causarono la morte di più di un migliaio di persone e la distruzione di molte chiese. Nel 2018 e nel 2010, ci furono anche delle rivolte mortali e da allora la tensione tra le due comunità è aumentata”.
Johnson ha rilevato che l’attuale violenza, che si è intensificata dall’inizio del 2017, “è leggermente diversa, trattandosi di una serie di attacchi mirati alle comunità cristiane e finalizzati a cacciare gli agricoltori e ad appropriarsi delle loro terre per darle ai pastori”.
Secondo il responsabile dell’ICC, l’ostilità annovera una serie complessa di fattori – socio-economici (pastori contro agricoltori), etnici (soprattutto Fulani contro chiunque, tranne gli Hausa) e religiosi (musulmani contro cristiani) – tuttavia:
“Il governo nigeriano e i media mainstream hanno minimizzato il fatto che i musulmani radicali stanno massacrando le comunità cristiane in Nigeria. Preferirebbero considerare la crisi come uno scontro tra due comunità etniche o socio-economiche che si uccidono a vicenda – anche se quasi l’80 per cento delle vittime sono cristiane”.
E Johnson ha aggiunto:
“In Nigeria, i cristiani vengono trattati come cittadini di seconda classe nei dodici Stati del nord, dove viene applicata la legge della sharia. Sono perseguitati in molti modi. Le ragazze cristiane vengono rapite e costrette a sposare uomini musulmani. I pastori vengono rapiti per chiedere un riscatto. Le chiese sono vandalizzate o completamente distrutte.
“I cristiani che ho incontrato durante il mio recente viaggio in Nigeria, vittime dei Fulani e di Boko Haram, sperano che altri nel mondo esprimano preoccupazione e preghino per loro. Molti non hanno cibo, acqua e riparo, perché sono stati cacciati dalle loro terre e nelle città dove si sono trasferiti non possono coltivare la terra né riescono a trovare lavoro. Centinaia di migliaia di bambini cristiani in tutto il paese non possono andare a scuola, perché i loro genitori non possono permetterselo, non hanno accesso all’istruzione o temono che i loro figli possano essere attaccati o rapiti mentre si recano a scuola o mentre sono in classe”.
Come l’esperto di Medio Oriente Raymond Ibrahim ha scritto lo scorso anno:
“Il governo nigeriano e la comunità internazionale (…) fin dall’inizio hanno fatto ben poco per affrontare la situazione. Questa mancanza di partecipazione non è sorprendente: non riescono nemmeno a riconoscere le sue radici, ossia l’intollerante ideologia del jihad. Di conseguenza, il bilancio delle vittime cristiane non ha fatto che aumentare – e probabilmente continuerà a crescere in modo esponenziale – fino al momento in cui questa realtà non sarà soltanto riconosciuta, ma anche affrontata”.
Uzay Bulut, una giornalista turca, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.