Mangia, mangia…
È tutta questione di… povertà mentale.
Che Joe Bastianich fosse un uomo sopra le righe già lo sapevamo.
Stavolta ha alzato l’asticella lanciando sui social una foto che lo ritrae sotto la riproduzione de “L’Ultima Cena” e postandola con la scritta: ”Si mangia!!! #buonapasqua #happyeaster”.
Inutile dire che si è scatenata l’ira di quanti hanno visto la foto. Se la fisiognomica e la mimica vogliono dire qualcosa, questo scatto mette in evidenza un Bastianich dal sorriso tra l’ironico e l’allusivo; le mani, composte in un gesto che può apparire di preghiera, aumentano il tono dissacrante dell’immagine complessiva.
La domanda che mi sono posto è: cui prodest? Qual è il messaggio che questo personaggio pubblico intende veicolare?
Andiamo con ordine.
Bastianich è un esperto in ambito culinario ed è il testimonial della Mac Donald. È anche un manager che ha costruito la propria immagine basandosi sul paradigma di un personaggio istrionico, che strizza benevolmente l’occhio all’Italia, dove ha costruito parte della propria fortuna. Al contempo, fa lo yankee, bacchettando la goffaggine, la latente inconcludenza, la lentezza, peculiarità tutte italiane. Insomma, prende l’ottimo che il mondo imprenditoriale, la cultura e la tradizione italiane gli offrono e gioca con i nostri difettucci. Si tratta di una strategia comunicativa che serve a tracciare discrimini di tipo intellettuale, psicologico e mentale, finalizzati a mostrare la superiorità del mondo statunitense.
Se dunque vogliamo considerare questi elementi, possiamo soltanto concludere che la foto mira a veicolare un unico messaggio: la promozione del personaggio Joe Bastianich, con la tecnica dello stupore e della provocazione, stuzzicando il più alto livello che il contesto offriva ovvero il tag a Papa Francesco In altre parole, è stata una scelta comunicativo-figurativa esclusivamente pro domo propria. Da un punto di vista collettivo, zero. Questa iniziativa non ha alcun impatto sociale, non porta alcun messaggio socio-culturale utile.
Ed allora l’interrogativo è duplice. Quanto e fin quando è giusto che un personaggio notorio alzi continuamente l’asticella della sorpresa, dello sbigottimento altrui, al solo scopo di aumentare la propria notorietà sulla scorta dell’adagio “parlatene male, purché se ne parli”?
Non sarebbe, forse, gradevole che ogni tanto un personaggio conosciuto al grande pubblico, specialmente quando lo è per il suo successo economico, unito al causticismo dialettico, utilizzasse diversamente quel successo? Per esempio, le sue naturali capacità manageriali, la forza di carattere, l’apparente impossibilità di subire sconfitte, le frecce dialettiche al suo arco potrebbero stupire il pubblico, lasciando una profonda e positiva traccia umana.
Lo scandalo, lo shock emotivo è qualcosa da maneggiare con molta cura.
Utilizziamolo, qualche volta, a vantaggio del prossimo. Parlare di prossimo in questo periodo storico è molto più shockante di qualsiasi altro argomento, secondo me.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).