Libri. “La guerra delle due lune” della Scerrato e i combattenti pro Borbone a Gaeta
Pubblicato il 13 ottobre 2018 da Giovanni Sessa
*La guerra delle due lune, di Maria Scerrato, D’Amico editore (euro 13,00, pp. 254)
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La guerra delle due lune romanzo di Maria Scerrato
recensione di Angela Flori
1860. Sul proscenio della frontiera tra Stato pontificio e Regno di Napoli, in un territorio che dal mare arriva al Garigliano e si inerpica verso gli Appennini, attraverso borghi e terre di briganti, si innesca la narrazione del romanzo di Maria Scerrato: La guerra delle due lune, da poco comparso nel catalogo della D’Amico editore (euro 13,00, pp. 254). Il volume è accompagnato da un saggio storico di Fernando Riccardi.
Gaeta, roccaforte borbonica, è stretta d’assedio dalle truppe piemontesi. Tra allargamenti e restringimenti dei campi di battaglia, sotto fuochi incrociati e notti rischiarate da incantevoli pleniluni, si combatte per realizzare l’unità d’Italia. Il romanzo di Maria Scerrato si popola di personaggi, storici e di invenzione, dotati di forza epica. Tra di loro c’è Marinette, che comprime la propria femminile fisicità dentro abiti maschili, gli unici che le consentano di imbracciare le armi. C’è il suo alter-ego, il Cavaliere Saint Marin, attraverso il quale lei si confronta con l’armamentario degli odierni e meno odierni pregiudizi; c’è il colonnello Theodule de Christen, forse il personaggio più classico, dalla fisionomia balzacchiana, figura collettiva che conserva l’investitura dell’eroe votato a combattere per una nobile causa che lo trascende. Sullo sfondo è ritratta una pagina della Storia risorgimentale, con i suoi scenari (la città di Gaeta e di Bauco, il monastero di Casamari, il Volturno e il Garigliano) e i suoi protagonisti (soldati napoletani, truppe garibaldine, Chiavone con i suoi selvaroli, De Christen e gli aristocratici legittimisti accorsi da tutta Europa, il re delle Due Sicilie, Francesco II, e la sua bella consorte, Maria Sofia di Baviera). Le vicende narrate costituiscono un momento fondamentale del processo di conquista del regno delle Due Sicilie ad opera della piemontese dinastia Sabauda. L’assedio di Gaeta del 1860-1861 è stato, infatti, insieme con quello di Messina e di Civitella del Tronto, tra gli ultimi episodi dei combattimenti che seguirono l’impresa dei Mille, e portarono alla proclamazione del Regno d’Italia.
La letteratura di Maria Scerrato serra vicende collettive e private, scene di azione e di lirismo, pur restando fedele al racconto sequenziale. E la diegesi non trova un punto di arresto: il percorso della protagonista non finisce nelle ultime pagine. Marinette, che appartiene alla genealogia degli eroi romantici, troverà un’ennesima occasione di riscatto e di vita. Farà valere i propri diritti, il proprio zelo, la libertà di duellare, finalmente legittimata, in un orizzonte sfumato dalla lontananza, in quell’America che, Pavese e Vittorini l’hanno chiaramente indicato, è oltre la frontiera. Nel romanzo della Scerrato la frontiera non è soltanto il limite tra i due Stati (del papa Pio IX e del giovane Francesco II) con i rispettivi assetti politico-sociali, o tra i giorni dell’assedio e il momento dell’espugnazione di Gaeta. È la frattura tra le fisionomie di uomini e donne, tra la coscienza sentimentale e volitiva di Marinette e la sua capacità di risorgere dalle violenze degli uomini e dalle crudezze esistenziali. Maria Scerrato usa un episodio bellico poco conosciuto e si affida alla suggestione letteraria per raffigurare un destino, quello di tanti intrepidi che spesero la vita animati da romantico patriottismo. E poiché sono i vincitori a scrivere la Storia, la Scerrato li risarcisce: coloro che la Storia ha umiliato e travolto sono i veri protagonisti dell’opera. L’empatia del lettore è ricondotta al fianco dei legittimisti, che con lealtà combatterono per difendere il re Borbone dall’invasione garibaldina; al fianco dei briganti, umili e ardimentosi; e soprattutto al fianco di Marinette, la cui guerra è assoluta. La contessina, nella sua bellezza ostinatamente e ingenuamente esistenziale, lotta contro i pregiudizi legati al suo sesso e al suo rango. Le appartengono, come a ogni Eroe, il senso dell’onore e l’abnegazione. Temeraria e titanica, sorregge la struttura letteraria del romanzo, che si anima della sua volontà e della sua presenza. Senza fronzoli o sbavature, con stile elegante, Maria Scerrato racconta vicende di guerra e di passione, snuda l’abuso e la deformità di tanti pregiudizi, si ispira alla realtà e intensifica la vita, tesse i fili di una narrazione che è insieme storica e universale. La storia di tutti quelli che hanno sognato, e sognano, la propria libertà.
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