Cartoline «proibite» con i grandi della patria messi in burletta

TESTATA LA STAMPA

da torino

 

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Cavour, Garibaldi, Pio IX, Napoleone III, mai visti così… ed è subito scandalo Cartoline «proibite» con i grandi della patria messi in burletta: un’edizione vietatissima di soli mille esemplari è andata a ruba, esaurita in pochi giorni

La storia ha molte facce: quella dei grandi quadri con scene di battaglia e di fondamentali incontri fra statisti, ritratti di condottieri; i disegni dei feriti e dei coniugi affranti per la divisione imposta dalla guerra, i feriti nelle campagne e nelle infermerie; il tripudio della folla per il vincitore. Ma non solo. All’istituto di storia patria del Risorgimento, che ha sede a Roma all’interno dell’altare della Patria, fra i mille fascicoli ce n’è uno voluminoso intitolato «Stampe e caricature oscene» nel quale la regina Maria Sofia, consorte di Francesco II di Borbone ovvero il «Franceschiello» re delle due Sicilie, appare come la nonna delle nostre contemporanee Moana Pozzi e Cicciolina. Infatti la giovanissima fotografa Costanza Diotallevi, forse napoletana, nel 1862 realizzò un antesignano fotomontaggio erotico (sviluppo cui forse non pensava Niepce nell’inventare il sistema fotografico cinquant’anni prima…) nel quale la regale Maria Sofia, detta «l’aquiletta bàvara», appare nuda e in una posa non propriamente artistica. Ma perché? Certamente per spregio e per ironizzare sulla forte moglie del Franceschiello. Parentesi storica. Dato il rapido avanzare di Garibaldi e dei suoi, i Borboni nel 1861 si rifugiarono a Gaeta e di qui ripararono a Roma, protetti dal papa Pio IX: assieme fomenteranno il brigantaggio, soprattutto in Abruzzo. A Roma i comitati liberali stringono d’assedio il Vaticano con il comitato d’azione, decisi a «diventare italiani»: proteste e attentati fanno la loro parte (con repressioni e decapitazioni) ma anche la satira ha il suo grande ruolo. Così, nel 1862, viene inviato il fotomontaggio al Papa, Francesco II, Vittorio Rmanuele, Napoleone III, alle corti d’Austria e Baviera, a ministri e diplomatici nonché al Sacro Collegio: lo scandalo, certificano i documenti, fu enorme per le «ignobili fotografie» la cui autrice venne identificata e, subito, si pentì denunciando in cambio dell’impunità molti rappresentanti dei comitati. Corsi e ricorsi della storia… Ma la sventurata vincenda non poteva spegnere la vis satirica/erotica che aveva in Maria Sofia il suo obiettivo preferito. Così niente più foto ma una serie di «stampe da camera» di autore naturalmente ignoto ma databili fra il 1862 e il 1863, cioè subito dopo il mea culpa della Diotallevi (che immaginiamo trovatella cresciuta in austeri orfanotrofi, dato il cognome): disegni di mano felice, colorati e doviziosi di particolari, diciannove dei quali vengono ora proposti in una bella edizione «a cartolina» edita dalla romana SPQR Libri nella collana «Delizie Libertine» a cura di Enrico Sturani, collezionista con oltre duecentomila cartoline sul genere: «Risorgimento allegro», stampato in mille esemplari già ricercatissimi.
Incisioni colorate a mano, assolutamente insospettabili nella Roma che stava per essere assorbita dallo Stato Italiano, riproposte con tutta la loro carica di ironia e giocosità.
Questi piccoli capolavori da camera aprono una breccia nella facciata grigia e seriosa del nostro Risorgimento, sinora rimasti sconosciuti.
Protagonista di pressoché tutte le illustrazioni è naturalmente «l’aquiletta bàvara» ritratta in ambienti e situazioni diverse, ma sempre in pose e atteggiamenti inequivocabil. Ecco due esempi descritti da Sturani “In la fedeltà premiata” nel personaggio centrale si può individuare Francesco II che premia la fedeltà dimostratagli da un distinto signore in in scuro concedendogli le grazie della regal consorte. Il personaggio in questione è il capo dei briganti della zona di Sora, 800 uomini che avevano il quartier generale nei monasteri di Trisulti e di Casamari.
Costui era considerato il “generale” di tutti i briganti; era un guardaboschi del re di Napoli: Luigi Alonzi, entrato in clandestinità col mitico soprannome di Chiavone. Francesco II gli era molto grato per la fiera resistenza che opponeva ai Sabaudi». «Maria Sofia – prosegue Enrico Sturani – è protagonista di un’altra tavola a carattere più esplicitamente antipapale.
«Alla solita, muta ma esplicita offerta della regina, il Papa risponde, come dice il titolo, con uno sconsolato “Non possumus”. Ora, stando a Les amours secrets de Pio IX (Parigi 1900) di Leo Taxil, questo papa ebbe 13 amanti e, solo arrivato a una certa età, “si consacrò all’amore platonico”. Il suo pontificato (1846’78) fu caratterizzato da una netta tendenza antiliberale; le sera dell’11 febbraio 1848, al popolo dimostrante per avere la Costituzione, urlò: “Non posso, non devo, non voglio ammettere certe richieste”». Di qui lo sberleffo del «non possumus»…
L’anticlericalismo è poi presente, in tutta la sua virulenza, nelle altre stampe con monache, frati e abati non propriamente contemplativi: preti e frati, in molti libri dell’epoca firmati anche da Garibaldi, sono al centro di «avventure scellerate, di orge granguignolesche per indicarli come responsabili del diffuso malcostume; non c’è il divertimento, il tono svagato e ammiccante che caratterizza la letteratura erotica antireligiosa precedente (da Boccaccio al Belli): qui il proposito moralistico fa sfociare l’eccitamento dei sensi nel dramma».
Insomma, com’è logico, la carica erotica dissacratoria (vien da dire sputtanante) è sempre andata di pari passo con la repressione censoria: l’inibizione eccita la libido e via così a Freud piacendo.
La ricerca storica di Sturani è rigorosa, ricca di sorprese e sfumature, documentata grazie alle consulenze dei professori Alberto Maria Arpino e Romano Ugolini (Istituto di storia del Risorgimento), Renato Artesi, Luigi Ceccarelli, Rolando Jotti, Piero Lorenzoni, Michele Maza, Sergio Pandolfini e il colonnello Gasparinetti. E’ l’altra faccia dei monumenti in pietra verde e pose austere: c’è Vittorio Emanuele sull’alto della colonna incrostata dallo smog. E ci sono le «stampine da camera» incorniciate e coccolate.
La satira non ha mai abdicato al suo ruolo di cattiva coscienza del presente, giocando magari su temi diversi e così oggi Bobo (l’ultraquarantenne di Staino) urla verso il Golfo: «Ehi Americani!!! Dico a voi!!! Possibile che non ci sia nessuno nato il 4 luglio lì?».
Alberto Gedda

StampaSera 04/04/1991 – numero 79 pagina 19

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