Parliamo di Api e Apicoltura

01Trattato_pratico_sulla_cultura_delle_api_Pagina_1 (1)INTRODUZIONE:
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Hanno già da gran tempo i più saggi agricoltori ed i più avveduti proprietarj dimostrato un sommo interesse per la cultura delle Api, come pure dalle più celebri Accademie Georgiche, col sostegno dei respettivi Governi, sono state diffuse delle istruzioni sopra un sì ricco ramo d’economia rurale; ma ciò non ostante può dirsi esser questo, specialmente in Toscana, tuttavia trascurato, e nel maggiore avvilimento .
Molte delle nostre Provincie potrebbero infatti somministrare una quantità non indifferente di cera, e di miele, ma sventuratamente,eccettuato forse qualche, paese si ritrae una piccola quantità di questo prezioso prodotto, tanto ne è languida la cultura, ed oltre a ciò è raccolto nel modo il più dannoso, e micidiale alle Api impiegando dei mezzi contrarj al vero interesse, e tali da distruggerle come alcuni fanno col mezzo dello zolfo .
Non sono mancati autori che hanno procurato d’illuminare il Pubblico con precetti, e consiglj utili per la riforma dell’antica costruzione degli Alveari, come ancora molti amatori dell’economia campestre ne hanno col proprio esempio esibito dei modelli da dimostrare col fatto quanto maggior profitto se ne potrebbe ottenere, e ciò non ostante non si è veduto che sempre più deperire fra noi questo ramo d’industria campestre che potrebbe assolutamente riguardarsi anche in molte altre parti d’Italia, come indigeno , e nazionale. Ma fino che si manterranno in questa specie di coltivazione i metodi stessi che dai più remoti tempi si sono usati, e che si conserveranno gli Alveari di antica forma, diminuirà sempre il numero delle Api, e non ne avremo che delle miserabili raccolte .
Troppo sarebbe poi se tutte si volessero enumerare le cause che producono al presente la scarsità della cera, e del miele che si ottengono non solo nel nostro aese, ma ancora in tutti gli altri, adattati all’educazione delle Api.
Primieramente la difficoltà di approssimarsi a quest’insetti pronti ad offendere quando non si usino certe cautele, ed il non conoscere la natura del custodimento che essi richiedono, indispongono la maggior parte dd occuparsene.
Le annate aride poi, per le quali non trovando le Api nel tempo del loro maggior bisogno alimento bastante concorrono anch’esse alla perdizione degli Alveari, quando, non si sa coll’arte supplire alla carestia con somministrar loro le opportune provvisioni.
L’inesperienza pure per difenderli dall’invasione e dai guasti che fa la tignola sui lavori delle Api, il non conoscere, e non curare le malattie alle quali sono soggette, e finalmente la mancanza di un trattato pratico che a guisa di manuale conciso, e compatibile con l’intendimento dei semplici agricoltori, e con, i miglioramenti che ha fin qui subito questo ramo d’industria, sono altri potentissimi motivi della poca rendita che si ottiene da questo ramo di cultura.

Nel pubblicare questo compendio sulla cultura delle Api non ho altro in mira che di fatto, acquistate da me stesso colla pratica dietro peró la scorta degli uomini i più illuminati che ne hanno parlato, in, modo che, per l’utilità che ne ho tratto, posso dire sicure, e di esporle in guisa che ognuno possa eseguire facilmente, e con dei mezzi semplici ed economici tutte quelle operazioni che spettano a questo ramo di cultura. E siccome é importante l’essere al fatto della forma dell’Alveare che ho adottato specialmente per le proporzioni dei pezzi che lo compongono, invece della figura che avrei dato alla fine di questo trattato, ho procurato di supplire con la descrizione di tutte quelle minute particolarità che lo riguardano, e di trasmettere all’I. e R. Società Economico-agraria de’ Georgofili di Firenze il modello esatto; avendo sempre questa illustre e benemerita Società favorita e promossa una tale coltivazione in Toscana, specialmente in questi ultimi tempi, così io mi lusingo che ella non vorrà ricusare di prestarsi a tutto ciò che ne può facilitare l’avanzamento, e la diffusione.

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