Renzi conducente
È tutta questione di… ritorno alle origini.
Alla faccia dei corsi e ricorsi storici e di chi li ha teorizzati, il buon Matteo si ripropone al grande pubblico come novello “Cicerone” della città di Firenze. Ci guiderà alla scoperta delle meraviglie di una delle più belle città d’Italia.
Eh sì! Matteo si è inventato un format esplicativo su Firenze, proprio mentre la sinistra è scesa così in basso da sparire completamente. Esiste un’opposizione di sinistra in questo governo gialloverde? Assolutamente no.
Esiste un responsabile per la sparizione del contraltare naturale in ogni democrazia ? Certamente. C’è, ed in molti gli hanno consigliato di raccogliere gli straccetti del suo ego ipertrofico e portarli in qualche lavanderia all’estero per un po’ di tempo. Suggerimenti inutili, perché non solo è rimasto in Italia, continuando ad incolpare gli altri ( i suoi compagni di partito) della rasatura al suolo del PD, ma con la solita arroganza si propone come valido docente e testimonial storico della fiorentinità. Una città, Firenze, che, proprio sotto la sua amministrazione, è diventata un parco giochi all’aperto per incivili visitatori, e per quella parte di umanità indigena votata a rimanere troglodita. Certo, il Nardella è un valido prosecutore del peggio iniziato con Matteo.
Problema! Sky non lo vuole e Discovery nemmeno.
Mediaset non avrebbe neanche dovuto essere presa in considerazione. O, almeno, a condizioni normali, un ex segretario del partito che avrebbe dovuto raccogliere l’eredità del PCI non si sarebbe sognato di bussare alla porta dell’avversario-amico Silvio Berlusconi. Ma, Matteo Renzi non è mai stato esattamente l’erede di Togliatti o di Berlinguer, né sul piano intellettuale né su quello politico, ed è per questo che ha potuto cavalcare la tigre del connubio governativo tra la il suo PD e la destra berlusconiana.
Ed allora, che c’è di male a bussare alla porta dell’inventore della TV commerciale, che tanto ha contribuito a sdoganare l’attuale barbarie culturale? Nulla, direi, perché pecunia non olet, e questa frase latina, poiché relativamente popolare, la conosce persino Renzi. Direi anche molto bene, visto le ultime sue dichiarazioni fiscali.
Ora, un simpatico e caro consiglio a Berlusconi. Caro Silvio, mi consenta, produca, per cortesia, questo format, anche a costo di andare incontro ad un flop madornale (tanto Renzi e il PD si stanno abituando…), così da poter dire alla storia di questo Paese di aver terminato ciò che era iniziato alla “Ruota della Fortuna”.
Se fossi Matteo Renzi? Beh, Dio mi ha fatto la grazia e per fortuna non lo sono, e certo non lo diventerò… spero!
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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