Germania: La decapitazione dei media
di Stefan Frank 10 luglio 2018
Pezzo in lingua originale inglese: Germany: ‘Decapitating’ Freedom of the Press?
Traduzioni di Angelita La Spada
Se davvero le autorità avessero voluto censurare la notizia e tenere segreta l’informazione della decapitazione, allora questo piano si è ritorto loro contro. A seguito delle notizie sull’irruzione, migliaia di persone hanno visto il video e centinaia di migliaia sono venute a conoscenza del fallito tentativo di censura.
Il governo di Amburgo sta ancora cercando di nascondere la decapitazione. Tra le altre cose, [il Partito AfD] voleva sapere se anche la bambina fosse stato decapitata. Il governo – violando il proprio compito costituzionale – si è rifiutato di rispondere. Ha anche censurato le domande oscurando intere frasi.
Nessuno sa perché dovrebbe essere tenuta segreta la notizia della decapitazione. Ciò che è chiaro è la facilità con cui le autorità tedesche possono censurare le notizie e punire i blogger che diffondono informazioni indesiderate. Esse dispongono di una vasta gamma di leggi a loro disposizione. Non sembra infastidirle il fatto che la legge invocata in questo caso stabilisca esplicitamente che non debba essere applicata alla “segnalazione di fatti di attualità”.
In un apparente tentativo di insabbiare un recente duplice omicidio commesso ad Amburgo, in Germania, le autorità hanno censurato la notizia. Hanno anche fatto irruzione nell’appartamento di un testimone che ha girato un video sul delitto e di un blogger che ha postato il video su YouTube.
L’omicidio, che ha fatto scalpore in tutto il mondo, è avvenuto la mattina del 12 aprile scorso. L’assalitore, Mourtala Madou, un migrante illegale di 33 anni del Niger, ha accoltellato la sua ex compagna tedesca, identificata come Sandra P., e la loro figlia di un anno, Miriam, in una stazione della metropolitana di Amburgo. La bambina è morta sul colpo e la madre è deceduta dopo essere stata trasportata in ospedale. Il figlio di tre anni della vittima ha assistito al duplice omicidio.
Secondo l’ufficio del procuratore, Madou – che inizialmente era fuggito dalla scena del delitto, ma poi ha chiamato la polizia ed è stato arrestato subito dopo – ha agito “per rabbia e per vendetta”, perché il giorno prima il tribunale gli aveva negato l’affidamento congiunto della figlia.
In seguito è emerso che per mesi Madou aveva minacciato di fare del male a Sandra P. e alla bambina. Il procuratore capo ha detto ai giornalisti che la polizia aveva indagato sulle accuse mosse dalla donna, ma aveva concluso che “le minacce non erano gravi” e pertanto non aveva perseguito il caso.
Inoltre, nell’ottobre 2017, un giudice aveva revocato un’ordinanza restrittiva che Sandra P. aveva ottenuto contro Madou due mesi prima, con la motivazione che non sussisteva “alcuna prova” del fatto che l’uomo l’avesse minacciata. Fu allora che le minacce aumentarono e che Madou le disse apertamente: “Ucciderò nostra figlia e poi ucciderò te!”.
Un dettaglio del duplice omicidio che non è mai stato rivelato ufficialmente è che Madou aveva tentato di decapitare la bambina. Questo dettaglio è stato menzionato da un pendolare – un cittadino ghanese Daniel J., cantante di gospel in una chiesa evangelica di Amburgo – che era arrivato nella stazione della metropolitana poco dopo l’aggressione e aveva ripreso la scena con il cellulare. Nel video, i poliziotti possono essere visti interrogare i testimoni e i paramedici attorno a quella che sembra essere una bambina. Daniel J. dice in inglese: “Oh mio Dio! È incredibile. Oh Gesù, oh Gesù, oh Gesù! Hanno tagliato la testa della bambina. Oh mio Dio! Oh Gesù!”.
Heinrich Kordewiner, un blogger di Amburgo che ha scoperto il video sulla pagina Facebook di Daniel J., lo ha caricato su YouTube.
Alcuni giorni dopo, un team di procuratori e funzionari dell’unità del crimine informatico della polizia di Amburgo è arrivato nell’appartamento di Kordewiner con un mandato di perquisizione e ha sequestrato il suo computer, il cellulare e altri dispositivi elettronici, presumibilmente per trovare le “prove” del “crimine”. L’uomo è stato accusato – e lo è ancora – di aver caricato il video.
Kordewiner e il suo coinquilino hanno raccontato al Gatestone dell’irruzione, che ha avuto luogo alle 6.45 del mattino. Hanno detto che quando si erano rifiutati di aprire la porta la polizia l’aveva forzata e poi aveva perquisito l’intero appartamento – anche la stanza del coinquilino che non sembrava essere compresa nel mandato di perquisizione.
“Il poliziotto ha affermato che avrebbe anche cercato le schede di memoria del formato SD (Secure Digital)”, ha raccontato il coinquilino al Gatestone. “Mentre frugava tra i libri sul mio scaffale, ha detto che poteva mettere sottosopra l’appartamento. Mi ha esortato a rilassarmi”.
Secondo il mandato di perquisizione, Kordewiner è accusato di aver “invaso la sfera privata” della vittima dell’omicidio, in violazione del §201a del Codice penale tedesco. Questo cosiddetto “paragrafo sui paparazzi” – parte integrante della normativa che è stata avviata da Heiko Maas (attualmente ministro degli Esteri tedesco), che come ministro della Giustizia era responsabile della legge tedesca sulla censura di Internet – è una norma poco nota e raramente applicata, approvata nel 2015. Tra l’altro, rende illegale scattare foto che “mostrano qualcuno in una situazione disperata”. Finalizzata a tutelare le vittime di incidenti stradali dagli spettatori curiosi che intendono filmare la scena di un incidente, la legge era già controversa quando fu discussa nel 2014 e le associazioni dei giornalisti la criticarono perché metteva a repentaglio la libertà di stampa.
Quando il parlamento tedesco discusse la legge, uno dei dieci esperti invitati a esprimere la loro opinione in merito era Ulf Bornemann, a capo del dipartimento “Odio e Incitamento” della procura di Amburgo. Un’ex parlamentare e membro del movimento per i diritti civili della Germania orientale, Vera Lengsfeld, all’epoca scrisse che Bornemann era l’unico a promuovere la legge senza riserve, avendo lui asserito con tono interrogativo: “Perché i dati di un presunto istigatore dovrebbero essere protetti?”.
In una dichiarazione scritta, Bornemamm ha elogiato la legge sulla censura perché invia “un chiaro messaggio politico che il governo è disposto ad agire contro i crimini di odio sui social network”. Bornemann ha fatto anche parte del team di esperti che ha fatto irruzione nell’appartamento di Kordewiner.
Il motivo dichiarato dell’irruzione – una violazione dei diritti alla privacy – è inconsistente. Nel video incriminato, si vedono solo i piedi della vittima e anche quelli per un breve istante. Come rilevato dal quotidiano Hamburger Abendblatt , il filmato “è sfocato, le riprese sono state effettuate da una certa distanza e questo non consente di identificare alcuna persona”.
Invece, il Welt ha postato online un video che mostra immagini ravvicinate della vittima, ma questo non ha indotto i procuratori ad agire. Pare che la principale differenza tra i due video sembra consistere nel commento verbale contenuto nel video di Daniel J. sulla decapitazione. Pertanto, la presunta violazione dei “diritti alla privacy” sembrerebbe essere un pretesto.
La “decapitazione”
“Non ci pronunciamo a riguardo”, ha detto al Gatestone il procuratore Nana Frombach, quando le è stato chiesto della decapitazione. Tutto ciò che ha ammesso è che la bambina aveva “gravi ferite al collo”. Quando il Gatestone ha osservato che il §201a non può essere applicato al video in questione perché quest’ultimo non mostra il volto di nessuno, la Frombach ha replicato che questo doveva “ancora essere stabilito” e che la decisione di irrompere nell’appartamento era basata su un “sospetto iniziale”. Il Gatestone ha poi rilevato che Kordewiner anziché caricare il video in modo anonimo lo aveva caricato sul suo canale YouTube, insieme al suo nome, cognome e indirizzo, rendendo l’obiettivo dichiarato dell’irruzione di “trovare prove” non solo sproporzionato, ma del tutto inutile. La Frombach ha risposto che non era autorizzata a “commentare i dettagli di un’indagine in corso”, ma che poteva “garantire” che il mandato di perquisizione era stato “emesso da un giudice”.
Come può un giornalista, in base a tale censura, riportare la notizia? Sarebbe illegale filmare la scena di un attacco terroristico? La Frombach ha replicato asserendo che “non” avrebbe potuto dire se ciò sarebbe ancora illegale nella Germania di oggi. “Posso solo giudicare casi specifici e non futuri”, ha chiosato.
Il sito web libertario Achse des Guten è stato il primo media ad aver riportato la notizia dell’incursione. Due giorni dopo, il quotidiano Hamburger Abendblatt ha scritto:
“Il procuratore di Amburgo perseguita con accanimento un blogger che ha pubblicato le foto della tragedia a Jungfernstieg. (…) L’incursione è basata sul paragrafo 201a, una normativa che il consiglio della stampa e le associazioni dei giornalisti considerano problematica per quanto riguarda la libera segnalazione”.
L’Abendblatt ha criticato la “nebulosa formulazione” della legge e “ancor più la nebulosa interpretazione da parte del procuratore”, affermando che “la legge stabilisce che non può essere ripresa nessuna immagine di persone inermi. Tuttavia, il filmato girato con il cellulare non mostra tali persone”.
Secondo l’Abendblatt, fonti “interne all’apparato di sicurezza” sono rimaste “sorprese” dalle irruzioni compiute nelle abitazioni del blogger e di Daniel J. . Tali fonti hanno asserito che il procuratore che aveva ordinato i raid è stato “molto pignolo su questo caso” e ha “sparato ai passeri con i cannoni (…) è sorprendente la rapidità con cui è stato emesso il mandato di perquisizione, visti i grandi ostacoli che affrontiamo ogni giorno, anche quando si tratta di reati gravi”.
In un commento relativo alla notizia, Matthias Iken, giornalista dell’Abendblatt, ha definito l’irruzione “folle” perché sposa le teorie cospirative della destra”. E si è chiesto: dove “iniziano le teorie? E dove si fermano?”
Intanto, il video incriminato è stato cancellato da tutti i siti web tedeschi e reso inaccessibile agli utenti tedeschi di YouTube (sebbene i tedeschi possano ancora visionarlo sui siti web che sono fuori dalla portata delle autorità tedesche).
La censura si è ritorta contro
Se davvero le autorità avessero voluto censurare la notizia e tenere segreta l’informazione della decapitazione, allora questo piano si è ritorto loro contro. A seguito delle notizie sull’irruzione, migliaia di persone hanno visto il video e centinaia di migliaia sono venute a conoscenza del fallito tentativo di censura. È andata ancora peggio ai sedicenti censori, i quali hanno inconsapevolmente rivelato i dettagli che non volevano divulgare. Questo perché il mandato di perquisizione – una copia del quale è stata consegnata a Kordewiner – guarda caso fornisce un resoconto dettagliato degli omicidi. E aggiunge i particolari che Madou aveva “voluto punire la madre di sua figlia” e “imporre la sua pretesa di potere e di proprietà”. Con “l’intento di uccidere”, Madou “improvvisamente” ha preso un “coltello dallo zaino che aveva con sé, ha accoltellato la piccola alla pancia e poi le ha quasi staccato la testa dal collo”.
L’ufficio del procuratore è soggetto all’autorità del governo di Amburgo, una coalizione di socialdemocratici e Verdi. Il ministro della Giustizia, Till Steffen, è un membro del Partito dei Verdi e da anni è accusato di essere dietro i numerosi scandali che hanno investito il suo ministero. Tra questi, i presunti omicidi che ripetutamente si sono visti revocare la custodia cautelare perché i loro processi richiedono tempi troppo lunghi. Nel 2016, Steffen impedì alla polizia di mostrare le foto di Anis Amri – il terrorista che alla guida di un camion provocò una strage a Berlino –, quando era ancora a piede libero, per paura che mostrare le immagini di sospetti terroristi jihadisti potesse incitare all’odio razziale.
Censura in parlamento
Il governo di Amburgo sta ancora cercando di celare la decapitazione. Ciò è diventato chiaro quando, a maggio, i parlamentari del partito anti-immigrazione Alternativa per la Germania (AfD) hanno condotto un’inchiesta parlamentare sul raid della polizia e sui dettagli del caso di omicidio. Tra le altre cose, volevano sapere se la bambina fosse stata decapitata. Il governo – violando il proprio compito costituzionale – si è rifiutato di rispondere. Ha anche censurato le domande oscurando intere frasi. Il quotidiano Die Welt ha osservato: “Che il testo di un’inchiesta e le domande siano oscurati senza alcuna consultazione” è qualcosa “che non accade quasi mai”.
Quando il Gatestone ha contattato Alexander Wolf, uno dei parlamentari promotori dell’inchiesta, per scoprire cosa sia stato propriamente censurato, il deputato ha inviato l’inchiesta originale (le prime due pagine da sinistra) e la risposta del senato (pagine 3, 4 e 5) in cui parti delle domande sono state censurate. Ogni allusione a una possibile decapitazione è stata oscurata, così come il link all’articolo che per primo aveva pubblicato la notizia della decapitazione e del successivo raid della polizia. Wolf ha raccontato al Gatestone:
“Nella sessione della commissione interna, il senatore dell’Interno e il pubblico ministero responsabile hanno risposto in modo molto evasivo alle ripetute domande del nostro relatore, Dirk Nockemann, e hanno imputato una mancanza di rispetto [per la vittima dell’omicidio]. A mio avviso, l’obiettivo era quello di suscitare indignazione contro l’inquirente da parte degli altri parlamentari. A quanto pare, il senatore vuole insabbiare la questione”.
Anche i portavoce degli altri partiti di opposizione sono stati contattati dal Gatestone: Dennis Gladiator dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) e Anna von Treuenfels-Frowein del Partito liberale democratico (Fdp). La Treuenfeld-Frowein ha replicato:
“Naturalmente, i cittadini hanno diritto all’informazione. Ma per noi, come partito che si impegna per lo stato di diritto, i diritti personali non finiscono con la morte. Noi pertanto riteniamo che la decisione di oscurare parti dell’inchiesta sia appropriata. Al momento, non è necessario rendere pubblici i dettagli del crimine”.
Gladiator non ha risposto alle ripetute richieste di commenti da parte del Gatestone.
Nessuno sa perché dovrebbe essere tenuta segreta la notizia della decapitazione. Ciò che è chiaro è la facilità con cui le autorità tedesche possono censurare le notizie e punire i blogger che diffondono informazioni indesiderate. Esse dispongono di una vasta gamma di leggi a loro disposizione. Non sembra infastidirle il fatto che la legge invocata in questo caso stabilisca esplicitamente che non debba essere applicata alla “segnalazione di fatti di attualità”. Il procuratore, tuttavia, sostiene che questo caso di omicidio – la cui notizia è stata riportata, anche in Francia, India, Pakistan, Sudafrica e negli Stati Uniti – non costituisce un “fatto di attualità”.
“Per il ministero della Giustizia di Amburgo”, l’Abendblatt scrive, “il duplice omicidio è un crimine passionale che non deve interessare ai cittadini”.
Stefan Frank è un giornalista indipendente e scrittore. Vive in Germania.