Palestinesi: L’unico piano di pace accettabile
di Bassam Tawil 8 luglio 2018
Pezzo in lingua originale inglese: Palestinians: The Only Acceptable Peace Plan
Traduzioni di Angelita La Spada
I palestinesi non vogliono avere nulla a che fare con il piano del presidente Trump: sanno che non soddisferà mai le loro richieste. I palestinesi non sono contrari al piano di pace per questioni di confine né a causa di un insediamento, di un checkpoint o per lo status di Gerusalemme. Sono contrari al piano di Trump – e ad ogni altra iniziativa di pace – perché hanno qualcos’altro in mente.
I due gruppi palestinesi, Ap e Hamas, sono in disaccordo su tutto, tranne che su una cosa: l’eliminazione di Israele. L’unico piano di pace che sarebbe accettabile per gli attuali leader palestinesi è quello che faciliterebbe la loro missione di condurre il jihad contro Israele per annientarlo.
Se Jared Kushner e Jason Greenblatt volessero saperne di più sulle reali ambizioni dei palestinesi, farebbero bene ad assistere a un sermone in una moschea di venerdì o a visitare una scuola in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Forse allora si renderebbero conto che nessun piano di pace al mondo può, al momento, contrastare il veleno che viene iniettato quotidianamente nei cuori e nelle menti dei palestinesi e dei loro figli.
I palestinesi non hanno mai visionato il piano del presidente americano Donald Trump per la pace in Medio Oriente. Non sanno nulla del piano, che non è ancora stato reso pubblico.
Questo fatto, tuttavia, non impedisce loro di rifiutare categoricamente il piano da poco annunciato, posizione che i palestinesi hanno reiterato questa settimana quando gli inviati americani per il Medio Oriente Jared Kushner e Jason Greenblatt si sono recati in Israele e in un certo numero di paesi arabi per discutere l’iniziativa.
Il piano di Trump non è nemmeno ultimato e pertanto non è stato presentato ufficialmente a nessuna delle parti del conflitto arabo-israeliano. Kushner e Greenblatt lavorano all’accordo da molti mesi e il loro attuale viaggio nella regione li ha portati in Egitto e in Giordania.
Solo i palestinesi boicottano l’amministrazione americana. Negli ultimi sei mesi, i vertici dell’Autorità palestinese (Ap) si sono rifiutati di avere rapporti con l’amministrazione statunitense, tranne, ovviamente, quando si tratta di ricevere aiuti finanziari da Washington. Il presidente dell’Ap Mahmoud Abbas e i suoi sodali a Ramallah non solo si rifiutano di incontrare i funzionari dell’amministrazione americana, ma conducono anche una campagna denigratoria di incitamento all’odio contro il presidente Trump e contro gli alti funzionari e rappresentanti dell’amministrazione statunitense.
La maggior parte degli attacchi palestinesi sono stati finora diretti contro i consiglieri “ebrei e sionisti” di Trump, tra cui Kushner, Greenblatt e l’ambasciatore statunitense in Israele, David Friedman.
Gli attacchi violenti a Trump e agli alti funzionari dell’amministrazione americana sono stati inoltre accompagnati da una serie di dichiarazioni pronunciate da Abbas e da altri dirigenti palestinesi riguardo al piano di pace per il Medio Oriente del presidente Usa. In tali dichiarazioni, i palestinesi non solo si sono detti contrari al piano che ancora non esiste, ma pressoché ogni giorno lo hanno anche condannato, definendolo una “cospirazione” volta a eliminare i diritti dei palestinesi. Nel più recente attacco palestinese al piano, i leader dell’Ap hanno affermato che di fatto questa iniziativa mira a “dividere il popolo palestinese” con la creazione di due entità palestinesi separate – una in Cisgiordania e l’altra nella Striscia di Gaza.
La posizione palestinese in merito a questo piano ancora ignoto si basa in gran parte su voci e speculazioni dei mezzi di informazione. I funzionari palestinesi hanno ammesso di ricevere le informazioni principalmente dai mass-media.
Quindi, i palestinesi rifiutano qualcosa di cui non sanno nulla. E allora, cosa li infastidisce di questa iniziativa o di qualsiasi altra iniziativa di pace? I tentativi da parte dell’amministrazione americana di organizzare incontri con i leader dell’Ap a Ramallah, per consultarli sul piano proposto sono caduti nel vuoto. Ai palestinesi non interessa minimamente verificare se possano trovare in esso qualcosa di buono.
I palestinesi non vogliono avere nulla a che fare con tale piano: sanno che non soddisferà mai le loro richieste. Non sono contrari ad esso per questioni di confine né a causa di un insediamento, di un checkpoint o per lo status di Gerusalemme. Sono contrari al piano di Trump – e ad ogni altra iniziativa di pace – perché hanno qualcos’altro in mente.
Il tipo di “pace” a cui aspirano i palestinesi è una pace che nessuna iniziativa di pace potrebbe mai assicurare. I palestinesi vogliono una pace senza Israele, e non con Israele. Il motivo per cui essi hanno un problema con il piano di Trump è che lo considerano un ostacolo al loro intento di eliminare Israele. I palestinesi sanno che il piano di Washington – a prescindere dai suoi dettagli – non faciliterà la loro missione di distruggere Israele. Essi infatti considerano ogni piano di pace loro presentato – sia da Trump sia da chiunque altro – un ostacolo ai tentativi e al sogno di continuare il jihad (la guerra santa) contro Israele e gli ebrei. Non vogliono dire “no” all’amministrazione Trump e preferiscono eludere la questione, temporeggiare finché non arriverà un’amministrazione americana più amichevole nei loro confronti.
Quando i palestinesi affermano che il piano di Trump è una “cospirazione”, intendono dire che si tratta di una cospirazione degli Stati Uniti volta a contrastare i loro tentativi di distruggere Israele. Ciò che i palestinesi dicono è: “Chi sono questi americani che vengono da noi a predicare la pace con gli ebrei che vivono qui, quando il nostro reale obiettivo è quello di cacciare gli ebrei da questa terra?”
Nell’estate del 2000, Yasser Arafat abbandonò il vertice di Camp David (con il presidente William Jefferson Clinton e l’allora premier Ehud Barak) dopo aver compreso che le proposte sul tavolo dei negoziati non soddisfacevano le aspirazioni e i sogni palestinesi – di distruggere Israele. Ciò che Arafat voleva era che Israele gli desse il controllo dell’intera Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est. Voleva creare uno stato palestinese su quei territori in modo che i palestinesi potessero usarlo come rampa di lancio per “liberare il resto della Palestina”, ossia per distruggere Israele. Quando Arafat si rese conto che non avrebbe ottenuto ciò che voleva, se ne tornò furente a Ramallah e incitò i palestinesi a lanciare una nuova ondata di attacchi terroristici contro Israele, chiamata seconda Intifada.
Ora Mahmoud Abbas è seduto al posto di Arafat. Ad Abbas non piace il piano di Trump, che non ha ancora visionato: egli sa che tale iniziativa non conseguirà il suo obiettivo di realizzare la “soluzione graduale”, in base alla quale i palestinesi si prenderebbero la terra pezzo per pezzo e la userebbero come rampa di lancio per condurre il jihad contro Israele.
La posizione palestinese è ed è sempre stata molto chiara: “Israele deve darci più terra possibile in modo che possiamo continuare a costruire il nostro potere, la nostra forza e le nostre energie per proseguire la lotta finalizzata a raggiungere il nostro obiettivo finale, che è quello di eliminare Israele”. Per Abbas e i suoi sodali, il piano di Trump è pessimo perché non richiede la resa incondizionata di Israele e l’abbandono di territori che sarebbero successivamente occupati da Hamas, dallo Stato islamico, dall’Iran e dalla Jihad islamica palestinese.
C’è solo un piano di pace che i palestinesi accetteranno: è un piano che consente loro di giungere a una “soluzione graduale” di cancellare Israele dalla faccia della terra.
Abbas è contrario al piano di Trump perché vuole uno stato palestinese temporaneo da utilizzare in futuro come rampa di lancio per gli eserciti arabi e i gruppi terroristici islamisti e palestinesi per condurre attacchi contro Israele. Secondo Abbas, tale piano non prende in considerazione il sogno palestinese di eliminare Israele, e questa omissione va ben oltre le sue linee rosse.
Il mondo ha già visto quello che è successo l’ultima volta che Israele ha dato la terra ad Abbas. Questo è accaduto nel 2005, quando Israele si ritirò dalla Striscia di Gaza e la consegnò ad Abbas e alle sue forze di sicurezza.
Nel giro di pochi mesi, Abbas e i suoi compari fuggirono dalla Striscia di Gaza, dopo che Hamas aveva scaraventato giù dai piani alti degli edifici i membri dell’Autorità palestinese, e consegnarono l’intera area a Hamas. Il resto, come si dice, è storia. Se Israele si ritirasse dalla Cisgiordania, si ripeterebbe lo stesso scenario anche lì. Stavolta, però, Hamas non assumerebbe il controllo della Cisgiordania nel giro di pochi mesi, ma di giorni o settimane.
Inoltre, nessun leader palestinese è in grado di accettare alcun accordo di pace con Israele – soprattutto non dopo che Abbas in Cisgiordania e Hamas nella Striscia di Gaza hanno trascorso un’intera vita a radicalizzare la loro gente contro Israele attraverso l’incitamento e l’indottrinamento all’odio.
Decenni di incitamento nelle moschee e nei media hanno trasformato Israele, agli occhi della maggior parte dei palestinesi, in un grande insediamento che deve essere sradicato. Di conseguenza, la popolazione palestinese non è disposta a sentire parlare di alcun piano di pace, né da Trump e nemmeno dal profeta Maometto.
I palestinesi hanno un problema con la presenza di Israele in Medio Oriente: la maggior parte di loro non è ancora riuscita ad accettare il diritto degli ebrei di vivere in un proprio stato sicuro e sovrano da qualche parte in Medio Oriente.
Indubbiamente, Trump e i suoi inviati sono animati dalle migliori intenzioni di mettere pace tra arabi ed ebrei nella nostra parte del mondo. Ma quello che non sembrano vedere è che, allo stato attuale delle cose, non esiste un partner palestinese per nessun accordo con Israele.
I palestinesi sono divisi in fazioni: una che afferma apertamente che non vuole fare pace con Israele, perché il suo obiettivo è distruggere Israele e sostituirlo con uno stato islamico; e una seconda fazione la quale, se anche volesse fare pace con Israele, non potrebbe mai farlo, perché ha addestrato la propria gente ad accettare solo un mandato di uccidere.
La prima fazione è definita “radicale”, ed è quella che si oppone alla presenza di Israele in Medio Oriente.
La seconda fazione è ciò che i palestinesi chiamano la “fazione di Abbas”, che è corrotta e debole e invia messaggi conflittuali alla propria gente e non parla all’unisono.
I due gruppi palestinesi, Ap e Hamas, sono in disaccordo su tutto, tranne che su una cosa: l’eliminazione di Israele. L’unico piano di pace che sarebbe accettabile per gli attuali leader palestinesi è quello che faciliterebbe la loro missione di condurre il jihad contro Israele per annientarlo.
Se Jared Kushner e Jason Greenblatt volessero saperne di più sulle reali ambizioni dei palestinesi, farebbero bene ad assistere a un sermone in una moschea di venerdì o a visitare una scuola in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Forse allora si renderebbero conto che nessun piano di pace al mondo può, al momento, contrastare il veleno che viene iniettato quotidianamente nei cuori e nelle menti dei palestinesi e dei loro figli.
Bassam Tawil è un musulmano che vive e lavora in Medio Oriente.