La crisi delle violenze sessuali commesse dai migranti: “Un fallimento dello Stato”
di Soeren Kern 18 giugno 2018
Pezzo in lingua originale inglese: Germany’s Migrant Rape Crisis: “Failure of the State”
Traduzioni di Angelita La Spada
“Susanna è morta. Maria di Friburgo; Mia di Kandel; Mireille di Flensburg; e ora Susanna di Magonza…”. – Alice Weidel, co-leader dell’AfD.
“La morte di Susanna non è una fatalità cieca. La morte di Susanna è il risultato di molti anni di irresponsabilità organizzata e il fallimento scandaloso delle nostre politiche in materia di immigrazione e asilo. Susanna è vittima di una ideologia multiculturale di sinistra che è fuori controllo e non si ferma davanti a nulla per imporre il suo senso di superiorità morale.” – Alice Weidel.
“Il giorno dell’omicidio di Susanna, lei [la Merkel] aveva detto in parlamento di aver gestito la crisi dei migranti in modo responsabile. Ha il coraggio di ripeterlo ai genitori di Susanna?” – Alice Weidel.
Lo stupro e l’omicidio di una ragazzina ebrea di 14 anni per mano di un iracheno la cui richiesta di asilo era stata respinta ha rimesso sotto i riflettori la crisi delle violenze sessuali commesse dai migranti in Germania, la quale continua senza sosta da anni, tra la complicità delle istituzioni e l’apatia dell’opinione pubblica.
Migliaia di donne e minori sono stati violentati o aggrediti sessualmente in Germania da quando la cancelliera Angela Merkel ha accolto nel paese più di un milione di migranti, per lo più maschi, provenienti dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente.
L’ultimo crimine, assolutamente evitabile, è particolarmente riprovevole in quanto pone l’accento sulle numerose conseguenze insidiose della politica migratoria delle porte aperte attuata da Berlino – a partire dalla mancanza di controllo delle persone ammesse a risiedere nel paese e dalla pratica di rimettere in libertà i migranti che hanno commesso un crimine, invece di incarcerarli o di procedere alla loro espulsione.
Quanto accaduto alla piccola Susanna mette anche in luce la grave negligenza della classe politica tedesca, che sembra essere più preoccupata di preservare il multiculturalismo e i diritti dei migranti predatori anziché proteggere le donne e i bambini tedeschi.
La polizia ha detto che Ali Bashar, un curdo iracheno di 20 anni, ha stuprato Susanna Maria Feldman, l’ha strangolata e ne ha gettato il corpo in un’area boschiva accanto ai binari della ferroviaria, alla periferia di Wiesbaden. Bashar è poi fuggito in Iraq con documenti d’identità falsi.
La ragazzina era scomparsa dalla sua abitazione di Magonza il 22 maggio. La madre ne aveva denunciato la scomparsa il 23 maggio. La polizia, tuttavia, aveva iniziato le ricerche una settimana dopo, quando un anonimo 13enne, un migrante ospite dello stesso centro di accoglienza in cui viveva Bashar, ha contattato la polizia. Il corpo di Susanna è stato ritrovato il 6 giugno.
Bashar è arrivato in Germania nell’ottobre del 2015, al culmine della crisi migratoria, insieme ai genitori e a cinque fratelli. Avevano detto di essere profughi, e poi si è scoperto che erano migranti economici. La richiesta di asilo di Bashar è stata respinta nel dicembre 2016. Avrebbe dovuto essere espulso, ma dopo aver presentato ricorso le autorità tedesche gli hanno permesso di rimanere.
Nei tre anni trascorsi in Germania, Bashar ha collezionato numerosi precedenti penali: aggressione alle forze dell’ordine, rapina violenta sotto la minaccia di un coltello e possesso di armi illegali.
La polizia ha anche detto che Bashar era sospettato dello stupro avvenuto nel marzo 2018 di una ragazzina di 11 anni che viveva nella stessa struttura dove erano ospiti lui e la sua famiglia.
Bashar è riuscito a fuggire dalla Germania con falsi documenti d’identità a causa dell’incompetenza burocratica: la polizia tedesca di frontiera non è riuscita a controllare se il nome sul suo biglietto aereo corrispondesse al nome riportato sui suoi documenti d’identità.
Bashar è stato arrestato l’8 giugno nel nord dell’Iraq ed estradato in Germania il giorno dopo. Attualmente è detenuto in un penitenziario di Wiesbaden.
Susanna è la quarta adolescente ad essere stata uccisa per mano di immigrati clandestini nel corso degli ultimi diciotto mesi.
16 ottobre 2016. Maria Ladenburger, 19 anni, una studentessa di medicina di Friburgo, viene stuprata e uccisa mentre sta rincasando dopo aver partecipato a una festa organizzata dalla sua facoltà. Il suo aggressore, Hussein Khavari, era arrivato in Germania nel novembre 2015 senza documenti d’identità. Aveva detto di essere nato in Afghanistan nel 1999. A causa della sua presunta età (16 anni) gli era stato concesso l’asilo come minore non accompagnato e collocato presso una famiglia affidataria.
Dopo l’arresto di Khavari, il magazine Stern riporta la notizia che nel febbraio 2014, l’uomo era stato condannato a dieci anni di prigione per aver tentato di uccidere una donna di 20 anni, spingendola giù da una scogliera sull’isola greca di Corfù. La giovane donna sopravvisse all’aggressione e Khavari fu rilasciato dopo aver scontato 18 mesi di prigione, grazie a un indulto per minori colpevoli di reato. In seguito, il giovane emigrò in Germania.
In Grecia, Khavari disse alla corte che lo giudicava di essere nato in Iran nel gennaio 1996 e che era arrivato in Europa nel gennaio 2013.
Nel processo in Germania, egli confessò di avere violentato e ucciso la Ladenburger. Emerse che Khavari era nato in Iran il 29 gennaio 1984 e che quando aveva ucciso la studentessa aveva in realtà 32 anni. Il 22 marzo 2018, l’uomo è stato condannato all’ergastolo per stupro e omicidio, ma secondo la legge tedesca può chiedere la libertà condizionale dopo aver scontato 15 anni di prigione.
27 dicembre 2017. Mia Valentin, un ragazzina di 15 anni di Kandel, una cittadina dello stato federato della Renania-Palatinato, al confine tedesco con la Francia, è accoltellata a morte in un emporio del posto. Il suo aggressore è Abdul Mobin, un afgano la cui richiesta di asilo era stata respinta e che affermava di avere 15 anni.
La giovane e il suo aggressore avevano avuto una relazione durata sette mesi, interrotta dalla ragazza all’inizio di dicembre 2017. Dopo la fine della storia Mobin avevano iniziato a minacciare Mia. Il 15 dicembre, i genitori della ragazza si erano recati alla polizia per presentare una denuncia ufficiale. La polizia si presentò da Mobin il 17 dicembre e poi la mattina del 27 dicembre. Quello stesso giorno, l’uomo seguì la Valentin nell’emporio e l’accoltellò a morte con un coltello da cucina che aveva acquistato in quello stesso negozio. La ragazza morì quasi sul colpo.
Mobin era arrivato in Germania nell’aprile del 2016 e inizialmente risiedeva in un centro di accoglienza per rifugiati a Germersheim, un paesino dello stato federato della Renania-Palatinato e poi in una struttura per minori, nella vicina Neustadt. La sua richiesta di asilo fu respinta nel febbraio 2017, ma non venne espulso. Mobin, che era già noto alla polizia per l’aggressione a uno studente che frequentava la scuola della Valentin, attualmente è detenuto in custodia mentre le autorità tedesche cercano di stabilire la sua età reale.
12 marzo 2018. Mireille Bold, una 17enne di Flensburg è pugnalata a morte da Ahmad Gulbhar, un richiedente asilo afgano di 18 anni. Presumibilmente, il giovane era diventato furioso e l’aveva uccisa dopo che la ragazza si era rifiutata di indossare il velo islamico. Gulbhar era arrivato in Germania nel 2015 come minore non accompagnato. La sua domanda di asilo fu respinta, ma non venne mai espulso.
La ragazza, che viveva nello stesso edificio del suo aggressore, aveva chiamato la polizia chiedendo aiuto almeno una volta, prima di essere uccisa. Un amico della famiglia Bold ha dichiarato al quotidiano Bild:
“Ahmad era un gallo geloso che voleva sempre controllarla. Hanno avuto una relazione nel gennaio 2016, ma litigavano costantemente. Lui insisteva affinché Mireille si convertisse all’Islam e indossasse sempre il velo.
“Non si sentiva sicura. Ogni volta che usciva senza il velo c’erano problemi. Mireille mi ha detto che Ahmad era fuggito da solo dall’Afghanistan e aveva una gran nostalgia della sua famiglia. Avrebbe dovuto avere un impiego in una impresa attiva nel settore dell’ingegneria civile. Dopo averla conosciuta, la chiamava al telefono ogni due minuti chiedendole cosa stesse facendo”.
L’aggressore è sottoposto a misure di carcerazione preventiva.
Dopo la morte di Susanna, come accaduto negli omicidi precedenti di altre adolescenti, i politici e i mass-media tedeschi hanno assunto lo stesso atteggiamento, ostentando una falsa indignazione.
Ma nell’opinione pubblica il livello di indignazione è tale da far pensare che la Germania stia raggiungendo un punto critico: il governo tedesco è oramai tenuto a rendere conto del proprio ruolo nella crisi delle violenze sessuali commesse dai migranti.
“Il governo dovrebbe chiedere perdono ai genitori di Susanna”, ha scritto il tabloid a larga diffusione Bild. “L’unica cosa peggiore dell’omicidio di un bambino è l’omicidio di un bambino per mano di un criminale che non avrebbe dovuto trovarsi nel nostro paese”.
Il leader della FDP, Christian Lindner, ha dichiarato che il crimine solleva molti interrogativi: “Perché i richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta non vengono espulsi in modo più sistematico? Perché il criminale e la sua famiglia sono potuti fuggire sotto falsa identità?”
“Questo è tipico delle nostre agenzie di sicurezza tedesche”, ha detto Alexander Graf Lambsdorff, un politico della FDP. “Ci sono semplicemente troppe lacune in questo sistema. Questo è davvero sconvolgente da molti anni”.
Il direttore generale del gruppo parlamentare dell’SPD Carsten Schneider ha dichiarato che occorre immediatamente fare luce su “come il sospetto sia stato in grado di fuggire e come possa essere condotto davanti a un tribunale tedesco il più rapidamente possibile”.
“Il ministro federale dell’Interno deve garantire che i meccanismi di controllo esistenti vengano utilizzati all’entrata e all’uscita dal territorio tedesco”, ha asserito Burkhard Lischka, un portavoce dell’SPD. “Con dei documenti d’identità controversi e con una destinazione del genere, la polizia federale avrebbe potuto capire con un semplice confronto dei dati sulle impronte digitali di essere di fronte a un criminale in fuga.
“Il crudele omicidio di Susanna mi riempie di grande tristezza e rabbia”, ha dichiarato Eckhardt Rehberg della CDU. “Da politico responsabile del bilancio, dico (…) che le procedure in materia di asilo devono essere interamente riviste. Erogheremo il denaro per farlo”.
Alternativa per la Germania (AfD), il partito anti-immigrazione, ha chiesto le dimissioni dell’intero governo. In un video postato su Twitter, Alice Weidel, co-leader dell’AfD, ha affermato:
“Susanna è morta. Maria di Friburgo; Mia di Kandel; Mireille di Flensburg; e ora Susanna di Magonza… .
“La morte di Susanna non è una fatalità cieca. La morte di Susanna è il risultato di molti anni di irresponsabilità organizzata e il fallimento scandaloso delle nostre politiche in materia di immigrazione e asilo. Susanna è vittima di una ideologia multiculturale di sinistra che è fuori controllo e non si ferma davanti a nulla per imporre il suo senso di superiorità morale. Susanna è anche un’altra vittima della politica di accoglienza ipocrita ed egoista della cancelliera Angela Merkel.
“Legalmente, Ali Bashar non avrebbe mai dovuto essere autorizzato a entrare in Germania. La sua richiesta di asilo era stata respinta più di due anni fa e avrebbe già dovuto essere espulso. Bashar era noto alla polizia per atti di violenza, aggressione alle forze dell’ordine e possesso di armi illegali. Nel marzo 2018 era sospettato di aver violentato una bambina di 11 anni in un centro di accoglienza per rifugiati. Secondo la legge, Bashar avrebbe dovuto lasciare la Germania molto tempo fa o essere arrestato.
“Un’assurda legge sull’asilo e una grottesca politica in materia di asilo (…) è indulgente nei confronti dei richiedenti asilo e dei criminali, ma ignora le reali preoccupazioni dei cittadini tedeschi.
“Ali Bashar, i suoi genitori e i suoi fratelli vivevano qui a spese del contribuente tedesco, non potevano essere espulsi, ma dopo il crimine commesso da Ali, sono riusciti in qualche modo a trovare il denaro necessario per fuggire dalla Germania con dei documenti falsificati. Nessun problema in una Germania con le frontiere aperte.
“Il giorno dell’omicidio di Susanna, lei [la Merkel] aveva detto in parlamento di aver gestito la crisi dei migranti in modo responsabile. Ha il coraggio di ripeterlo ai genitori di Susanna? Be’, no. Il suo cuore duro e il suo moralismo le impediscono di rivolgere un pensiero personale alle vittime della sua politica. Questo è inaccettabile per noi cittadini. Finirà per assumersene la responsabilità, signora Merkel? Lei e il suo intero gabinetto dovreste dimettervi per rendere possibile un’altra politica in materia di asilo, in modo che i genitori di questo paese non debbano più temere per la sicurezza dei loro figli”.
E la rivista Stern ha aggiunto:
“Le reazioni emotive al caso di Susanna mostrano quanto la Germania sia cambiata. Già nell’estate della crisi dei rifugiati, quando centinaia di migliaia di persone entrarono nel paese, c’erano segnali di avvertimento che lo stato d’animo della popolazione sarebbe potuto cambiare… .
“Il caso di Susanna fa sorgere l’immagine di una perdita di controllo, di uno Stato oberato che non ha più alcuna presa sulla politica in materia di asilo – soprattutto in una società che ama la legge e l’ordine. Si moltiplicano le richieste di leggi più severe. Il recente scandalo sulla cattiva gestione in seno all’Ufficio federale tedesco per la migrazione e i rifugiati (BAMF) [dove funzionari dell’immigrazione hanno intascato mazzette in cambio della concessione del diritto di asilo a più di 1.200 rifugiati] sembra evidenziare la sensazione di un fallimento dello Stato”.
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.