Per il mese di Novembre il Club del Libro ha deciso di leggere “Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij.
Se ne discuterà insieme nell’undicesimo incontro che si terrà alle ore 16.30 di domenica 22 Novembre al Centro Studi “Ugo Gregoretti” (presso Palazzo Rinaldi).
In occasione del 40-esimo anniversario della morte di P.P. Pasolini, si ricorderà l’intellettuale morto il 2 novembre 1975 con Davide De Rei, autore di “Benedetta Maledizione” (2015).
Benedetta Maledizione Pasolini, Dante e la Divina Mimesis
Benedetta Maledizione è uno studio comparativistico che tenta di indagare il rapporto letterario tra Pier Paolo …
Presentazione di “Benedetta Maledizione”
Benedetta Maledizione è uno studio comparativistico che tenta di indagare il rapporto letterario tra Pier Paolo Pasolini e Dante Alighieri con le sue divergenze e i punti di contatto, scegliendo La Divina Mimesis come momento privilegiato del percorso intertestuale tra Dante e Pasolini e quale opera, seppur incompiuta e spesso minimizzata dagli addetti ai lavori, ma allo stesso tempo ricca di stimoli riguardanti l’opera pasoliniana e non solo. Nella convinzione che la metodologia comparativistica contribuisca a svelare i significati, ad emergere sono due differenti ed originalissimi percorsi di scrittura con esiti decisamente diversi di benedizione e maledizione, appunto
Pasolini e le orme di Dante di Alberto Panighetti 02 novembre 2015
È una lettura di Pasolini competente e convincente. Pasolini era ben consapevole dell’”inimitabilità” di Dante. Tuttavia sul piano almeno linguistico la “mimesis” dantesca lo affascinava come strumento incomparabile ed efficace per raccontare la complessità del sociale e l’immersione totale nella psicologia e nell’esperienza di vita dei vari personaggi, fino ad una sorta di contaminazione nella loro capacità di espressione e nella loro lingua. Pasolini ha imparato da Dante che si è prigionieri del proprio linguaggio e la scelta linguistica di ognuno è anche la chiave della sua coscienza sociale. In questo senso le orme di Dante, anche quando non sono dichiarate, costituiscono una traccia, che accompagna l’intera opera di Pasolini, per cui si può ben parlare di un “dantismo” in lui, soprattutto nella ricerca di nuove tecniche sperimentali, capaci sul piano linguistico di aderire al “realismo” dei vari personaggi. Tanto che non è esagerato parlare di una sua identificazione nel Sommo Poeta, specie se interpretato secondo la lezione di Erich Auerbach, che descrive appunto Dante come “intellettuale mimetico”, immerso cioè in un realismo che non ha niente a che fare con la tradizione naturalistica, ma che è abile nella riproduzione soggettiva della realtà. Nell’incompiuta “Divina Mimesis”, Pasolini vuole provare un’imitazione della “Divina Commedia”, quasi riproponendo per sè la situazione di Teresa, la prostituta protagonista di un altro suo romanzo incompiuto, immaginata proprio davanti a Dante . Qui lo scrittore, accompagnato dal suo “Sè parlante”, attraversa il mondo presente, che descrive con la lingua appiattita della società post-industriale e consumistica , dove anche i valori sono ridotti a merce di scambio ed il “nuovo fascismo” porta tutti ad una comune omologazione o “a-culturazione”. In questo inferno, dove il nevrotico dà addio alle cose prima ancora di averle sperimentate ed il consumo azzera la qualità degli oggetti, sorge spontanea la domanda su che spazio ancora può avere la poesia nella società delle merci. La speranza residua assomiglia allo sguardo del partigiano condannato a morte, che pare indicare l’inutilità per lui del roseo futuro immaginato e per cui dà la vita. Eppure si intravede uno spiraglio: la poesia, quand’anche mercificata, resta pur sempre una merce che non può consumarsi e ritorna almeno la nostalgia di una Pietas antimondana, che fa venire in mente l’antica società contadina contrapposta alla mercificazione portata dall’alienazione capitalistica. E’ in fondo la riproposizione del tema dell’inferno, così centrale nell’ultimo Pasolini, come in Salò o nell’incompiuta Petrolio, dove domina l’ossessione del fenomeno, considerato umiliante e deplorevole, dell’interclassismo e del consumismo, diventati la nuova ideologia del potere imperante, che ha ormai omologato i costumi degli italiani, facendo scomparire per intero l’autenticità del mondo rurale e popolare e quindi la speranza stessa di un cambiamento, come dimostra persino l’ omologazione linguistica dell’Italia, la cui parlata prevalente è diventata ormai “tecnologica”. C’è da chiedersi se siamo di fronte ad un epilogo pessimistico ed amaro del pensiero e dell’opera di Pasolini, sugellato dalla sua tragica scomparsa, o se simili crudi spunti non possano costituire l’ultima parola per un autore, le cui molteplici riflessioni ed esperienze di vita contengono insegnamenti ben più complessi e ricchi di ben diverse implicazioni.
Non mancherà il lib(e)ro scambio/baratto di libri “usati”. L’incontro è patrocinato dall’Associazione Pro Loco di Pontelandolfo e dal Centro studi “Ugo Gregoretti”.