La canzone del PD
È tutta questione di… ormoni.
La bocca si può aprire per molti motivi e non è, di per sé, un esercizio faticoso. Il consumo calorico è relativamente limitato. Certo, a tenerla chiusa si risparmiano energie che possiamo dedicare a cose più intelligenti. E forse, proprio per mancanza di eccessiva fatica, alcune volte fuoriescono parole in troppa libertà.
Da una sua recentissima intervista, abbiamo appreso che, alle ultime consultazioni elettorali Iva Zanicchi ha votato PD.
Mi domando: come abbiamo fatto a vivere fino a questo punto della nostra storia, personale e nazionale, senza tale rivelazione? E, a maggior ragione, mi chiedo come faremo a vivere ora, ossia dopo la conoscenza di questo fatto? In altri termini ancora, come faremo a vivere serenamente sapendo cosa accade nei pensieri di chi ha espresso una volontà di governo. Eh sì, perché dopo esser stata eurodeputata in quota Forza Italia, questa signora ha virato di 360 gradi scegliendo di votare PD e giungendo, addirittura, a teorizzare una successione della guida di Forza Italia da Berlusconi a Renzi. Anzi, Renzi dovrebbe chiedere a Berlusconi di affidargli la guida del suo partito.
Esiste un adagio secondo cui solo gli ottusi non cambiano idea e, in nome di questa filosofia (più spiccia che spicciola), abbiamo sdoganato l’incoerenza a casaccio del pensiero. Lungi da me negare all’umanità la possibilità di mutare orientamento. Ma questo episodio ci dimostra un paio di cose non trascurabili.
La prima è la mancanza di percezione dei ruoli istituzionali, proprio da parte di chi li ha rivestiti e la non comprensione d’aver ricevuto un marchio di appartenenza. Certo, qualsiasi rappresentante di partito, o gruppo politico-sociale, può, in corso d’opera, affrontare un proprio percorso intellettuale e mutare concezioni politiche. In genere, questo avviene seriamente, e l’interessato esce di scena tacendo e defilandosi. E quasi nessuno fa appello a motivazioni al limite del futile. Essere mamma o nonna non è sufficiente per passare da Forza Italia al PD, o per proporre a Berlusconi di abdicare in favore di un Renzi che, dopo aver affossato il suo partito, può dedicarsi all’affossamento di un altro.
La seconda cosa che questo siparietto ci ha dimostrato è che, forse, nella scelta dei propri candidati (e, più generalmente, dei personaggi di cui circondarsi politicamente), il Cavaliere potrebbe evitare la preferenza verso bocche che di solito cantano, ma che quando parlano non sanno quello che dicono. Potrebbe, se ama tanto la musica pop, optare per bocche che sanno articolare foneticamente qualcosa di intellettualmente valido ed alto.
In fondo l’Italia è il paese dell’Umanesimo. Manchiamo di cervelli qualificati? Indubbiamente no. Utilizziamoli nel momento opportuno. Quantomeno per non pentirsi troppo (dopo), quando il tempo rivela le cose.
Inesorabilmente.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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