Tratto da:”Illuminismo meridionale e Comunità locali” di Enrico Narciso
Pag da 51 a 54
La teocrazia di Epifania Di Gregorio
Posizione intransigente di chiusura totale al nuovo mondo della Rivoluzione Francese è assunta da Epifania Di Gregorio, Arciprete di Pontelandolfo, nato a S. Croce del Sannio il 14 dicembre 1811, alunno del seminario di Benevento (31). Il Di Gregorio ci ha lasciato due opere di filosofia politica: l’Astro nella tenebria ovvero l’immortale Ferdinando II, re del Regno delle due Sicilie (1851); l’Immacolata e il secolo XIX (Napoli, 1857).
Per l’arciprete di Pontelandolfo, le idee diffuse dalla Rivoluzione Francese sono perniciose e pericolose. Egli lamenta che purtroppo il Regno di Napoli è stato sempre molto sensibile « ai gallici rumori », anche perché « la Francia che ha quasi la missione della Provvidenza di propagare le idee più che di crearle e che protegge troppo se stessa e si smercia con soverchio impegno all’estero”.
Vanno, dunque, rigettati i sistemi monarchici costituzionali alla francese ed all’inglese. Il Di Gregorio cita il Visehaupt, « il patriarca dell’Illuminismo » il quale « con aforismi troppo, scaltri e subdoli volle dare ordine al disordine rendendo organizzata e regolamentata la rivoluzione che giusta i suoi dettati doveva distruggere religione, governi, società politica, famiglia e proprietà, riuscendo così nel socialismo e nel comunismo, perché tali elementi assaltano l’uguaglianza e la libertà, diritti primitivi ed essenziali dell’uomo ..
Nell’Immacolata ed il secolo XIX l’arciprete vede una netta antitesi fra cattolicesimo e cultura moderna del secolo XIX: « dacché l’Immacolata è la rappresentante della natura umana nello stato normale e non decaduto, il secolo XIX, nell’epitome di tutti gli errori contenuti nel panteismo moderno, è la rappresentanza vera della natura umana decaduta, anormale ». L’immanentismo ed il panteismo sono i figli naturali del Protestantesimo.
Il Di Gregorio difende la monarchia assoluta in quanto che “L’ordine monarchico è più naturale, risponde maggiormente alle esigenze della natura, che non quello democratico che presuppone il contratto sociale….”.
L’autorità proviene direttamente da Dio: “Ne risulta, quindi, che solo quella cagione, la quale ha la perfetta autonomia, ovvero il pieno dominio assoluto connaturale all’esser di creatore, su tutta l’umana prosapia, può delegare e conferire questo potere. E così la teorica originale del patto sociale, lo stato di natura pura esclude la sociale delegazione del potere e mena a metafisicamente conchiudere, che il sovrano potere discenda dal solo Dio… Dio dunque è la sola sorgente della sovranità.. La sovranità deve essere tutta e non divisa, concreta e non astratta… “.
La religione ed il trono: “La Religione è creatrice e conservatrice del potere politico e del trono… La religione è inoltre lo scopo, ed il fine dei troni… .
A sostegno della tesi monarchico-assolutista teocratica il Di Gregorio cita un brano dal Principe di Machiavelli, certamente non sospetto di clericalesimo, e Carlo Ludovico di Haller, dal libro “Ristorazione della scienza politica” che era diventato il manuale della politica della restaurazione, in modo particolare nel Regno delle due Sicilie.
La democrazia per il Di Gregorio è un’utopia: « Se un re fa una qualche impresa, è almeno in istato di ascoltare gli altri, ma il popolo è un mostro cieco, il quale non ha né ragione né capacità. Non conosce né la decenza, né la virtù né i suoi propri interessi. Fa ogni cosa con precipitazione, senza giudizio e senz’ordine e rassomigliasi ad un torrente che scorre con rapidità al quale non si possono assegnare limiti… Quando il governo è tra le mani di molti è impossibile impedire, che tra di loro non insorgano l’odio e l’inimicizia, perché siccome ciascun vuole che prevalga la sua opinione, diventano a poco a poco nemici. L’emulazione e la gelosia li dividono, gli odi loro giungono all’eccesso, quindi nascono le sedizioni e finalmente degli omicidi, e dal sangue si vede sorgere insensibilmente un monarca. In questa guisa il governo cade sempre nelle mani di uno solo. Nello stato popolare poi è impossibile che non si avi una corruzione e malizia grande .
Il Di Gregorio con tutta la cultura cattolica intransigente ed integralista del secolo XIX giustifica le sue posizioni servendosi dell’autorità del cattolico Carlo Ludovico di Haller (32).Uno dei sintomi eloquenti dello sfaldarsi del mesto vecchio fronte dei cattolici integrali » nella seconda metà del secolo XIX, che sentivano e pensavano col papa così in religione, come in politica, è costituito dallo “scandalo” del P. Curci, Discepolo di Taparelli D’Azeglio ed uno dei diffusori del neotomismo nella seconda metà del secolo XIX, fondatore della Civiltà Cattolica. Il Curci lamenta che le concezioni legittimiste nate dopo il Congresso di Vienna erano diventate un’arma negli ambienti dei cattolici integralisti. Quei due concetti di democrazia e di nazionalità, scrive il Curci rivolgendosi a questi cattolici, certamente in loro stessi non rei, ed atti a partorire alcuni beni civili, avendo preso possesso del mondo, non se ne lasceranno facilmente estirpare, ed in ogni modo per vivervi conviene vi si viva con essi.
Nello stesso tempo, il Curci lamenta l’enorme influenza esercitata da Carlo Ludovico Haller nelle scuole ecclesiastiche del Regno di Napoli: “La scuola che da principio dissi sorta dopo il 1815 per naturale reazione agli errori francesi del 93 ebbe a suo corifeo L. V. Haller, elvetico, uomo di gran fede cattolica, ma di grande levatura di mente, e tenacissimo del suo discorso; tanto che stabilito una volta qualche men giusto principio, ei non dietreggiava innanzi a qualsiasi strana illazione ne potesse a rigore di logica derivare; né vi era speranza che la stranezza di questo lo ammonisse mai della falsità di quello. Per tal via Egli fondò un vero sistema scientifico di dispotismo orientale, e benché il De Bonald, messosi per la stessa via, lo temperasse non poco, e più ancora lo facesse il De Maistre coll’acume del suo ingegno e colla vivacità del suo stile, il sistema tuttavia restò in piedi con iscapito non mediocre della civiltà e della religione, soprattutto per mostruoso connubio, che pretese farne col Cattolicesimo. Esso sistema fu in grande onore a Napoli ed in qualche altra provincia italiana dopo il 1830; e, benché oggi nessuno oserebbe spiegatamente professarlo, ne restano tuttavia ancora superstiti non poche reliquie; e chi sa che io, nella mia tribolazione, non me ne sia trovata tra i piedi qualcuna! L’errore fondamentale dell’Haller dimorò nell’aver confuso il dominio privato sopra delle cose colla sovranità politica sopra dei popoli; anzi nell’aver voluto derivare questa da quello. Per lui il Principe propriamente e direttamente possiede il suolo; e poiché sopra di questo si trovano ad abitare delle creature umane, sopra di esse eziando egli stende il suo dominio; alla maniera, appunto, onde acquistando voi una grande tenuta, vi trovate di avere acquistato tutto il bestiame che vi si trova»
31) -Petizione di Epifanio di Gregorio per usufruire della borsa di studio:. A Sua Eminenza Rev/ma: godendo il Comune di S. Croce di Morcone il diritto di un Alunnato in questo Seminario, ed essendosi nel decorso anno presentati due individui di quello cioè Pietro di Maria ed il Ricorrente, non essendo il primo potuto entrare, è giusto che quel benefizio si goda interamente dal Ricorrente, e perciò l’Economo potrà abbonare a di lui favore la somma che trovasi in deposito – Dal Palazzo Arcivescovile, 11 Settembre, 1826… Epifanio Di Gregorio alunno di questo S. Seminario umilmente espone come avendo fin dall’anno scorso depositata la somma di
ducati dieci in mano del sig. Economo di questo S. Seminario pel primo semestre nella supposizione che fosse in esso venuto l’altro suo pacano Di Maria il quale non ancora si è veduto, pregatosi l’Eminenza Sua Rev/ma a volere ordinare all’attuale sig. Economo che gli sia respinta una tal somma, che l’otterrà come sopra -. Notamento degli Seminaristi e di loro condotta dal 1820 al 18… (Archivio del Seminario Arcivescovile – Benevento).
32) Carlo Ludovico Di Haller (1768-1854), professore di scienze giuridiche a Berna. Fu l’autore dell’opera La restaurazione dello stato. Egli difende la monarchia assoluta ed il principio di legittimità epperciò la sua opera fu considerata la summa dei pensiero politico contro-rivoluzionario negli ambienti cattolici conservatori. Hegel nella sua opera Lineamenti di filosofia del diritto critica le posizioni di Haller, definendole anche di rozzezza e grossolanità. M.Sancipriano, Il pensiero politico di Haller e Rosmini, Milano 1968.