Urlare fa moda
Tutta questione di… rappresentanza imperfetta.
Come siamo arrivati a questo”?
Due giorni fa è andata in scena (è proprio il caso di dire così…) la performance “Assemblea #Cambiagiro – Università Statale”, organizzata dall’Assemblea studentesca della Statale di Milano, in unione col “Fronte Palestina”. L’intento è stato quello di manifestare, in modo indiscriminato, contro la partecipazione della Brigata ebraica alle celebrazioni del 25 aprile, e contro la partenza del giro d’Italia da Israele.
Il Giro d’Italia inizia il 15 maggio prossimo, nel 70° anniversario della nascita di Israele, e secondo questi signori si tratta di una “marchetta” allo Stato sionista.
Non ho nessuna intenzione di addentrarmi nella diatriba tra antisemitismo da un lato e antisionismo dall’altro. Mi sembra invece giusto sottolineare che il Giro d’Italia di quest’anno è intitolato a Gino Bartali. Lui, “Giusto tra le Nazioni”, che ha salvato quasi mille ebrei dalle persecuzioni nazifasciste.
Detto questo, ciò che mi disturba è il fatto che la prestigiosa Università Statale di Milano non abbia posto un fermo veto alla celebrazione dell’evento, proprio all’interno della sua sede. Le scuse ufficiali sodo ridicole, persino offensive, dal punto di vista storico e generale. Inoltre, non si è ancora spento il suono oltraggioso dello slogan “Khaybar, Khaybar, o ebrei, l’armata di Maometto ritornerà”, urlato dai manifestanti il 9 dicembre scorso, durante la manifestazione antisemita tenutasi a Milano, in Piazza Cavour.
Da quello che so io, l’Università dovrebbe essere, per proprio statuto, il tempio laico di una società multietnica, multiculturale, dove si celebri l’incontro delle diversità, per favorire il dialogo tra realtà politiche diverse. La vedo invece avvilita, nel ruolo di fucina dell’odio antiebraico. Soprattutto a pochi giorni di distanza dal brutale omicidio di Mireille Knoll, opportunamente torturata prima della morte. È triste assistere a queste manifestazioni e alle difese di una Università che disattende uno dei suoi compiti, quello educativo.
Significa porre le basi istituzionali per l’inquinamento dell’Umanesimo che, da sempre, ha contraddistinto il nostro Paese e la nostra cultura. Ma lo conoscono gli universitari docenti, amministratori e dirigenti l’Umanesimo? Forse, un tempo.
E si sa, le cose cambiano.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
Scrivi una mail a Alessandro Bertirotti