Ex mariti, i nuovi criminali
È tutta questione di… crisi.
Dalla scorsa settimana è entrato in vigore il nuovo art. 570 bis del codice penale, che introduce il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio.
Tutto normale? Nessun interrogativo? Certamente no.
Le cose, in sostanza, si mettono molto male per quanto riguarda il mancato pagamento del mantenimento dei figli, stabilito in sede di separazione o divorzio. Al di là dei casi in cui si verifica una immotivata ostinazione nel corrispondere ad un figlio quanto necessario per il suo mantenimento, la situazione che la legge vuole arginare è un’altra. Si vuole mettere un freno al vortice mentale della ripicca di un coniuge verso l’altro, dove a farne le spese sono i figli. Del resto, quale può essere la reale ragione per cui un genitore fa mancare il mantenimento al proprio figlio? Siamo sicuri che sia solo questione di ricatti, di angherie verso la moglie strumentalizzando i figli, oppure sia qualche cosa di più endemico e grave socialmente? Se fosse la precarietà economica in cui siamo costretti a vivere più o meno tutti, sposati, separati e divorziati?
Contratti di lavoro a termine, senza concrete prospettive di stabilizzazione; frequenti turn over ormai legalizzati; assenza di un bilanciamento tra entrate e costo della vita; trasformazione – voluta dal mercato dei consumi – dei bisogni individuali, in fasce di età come l’infanzia e l’adolescenza. Questa è la realtà. E il legislatore, lo sa? Oppure, vivendo nei Palazzi della politica, se ne frega? Lascio a voi trovare la risposta al quesito.
Io qualche idea l’avrei. Penso che sempre più spesso l’incapacità di far fronte ai propri impegni non deriva da cattiva volontà, ma dall’impossibilità di adeguarsi a scelte economiche e di mercato imposte dall’alto (i famosi “sacrifici”, i “compiti a casa” che ci chiedono le potenze straniere).
E se invece di usare il carcere come deterrente, o come punizione, verso questa fisiologica incapacità, si ponessero le condizioni perché ogni genitore non debba vivere il rischio e la vergogna di far mancare il mantenimento ai propri figli? Sarebbe troppo etico e civile pensare in questi termini?
Eppure, credo che sarebbe molto più conforme all’ordine naturale della vita e anche infinitamente più equo sotto il profilo morale e giuridico. Utilizzare la coercizione per punire l’allargamento della forbice sociale è un’aberrazione in sé, oltreché una contraddizione in termini.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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