Gli asini volano
È tutta questione di… opinione.
Ad essere sinceri, se lo vogliamo essere davvero, la Psicologia e il Diritto non possono considerarsi scienze esatte. I comportamenti umani studiati dalla Psicologia, come quelli codificati dal Diritto, sono altamente mutevoli. E giustamente, dico io. Ognuno di noi è singolarmente diverso dagli altri, anche se molto simile a tutti. E per questi motivi, i comportamenti umani non possono essere mai riproducibili, ripetibili come se ci trovassimo di fronte ad un esperimento di laboratorio. Non siamo di laboratorio, almeno non ancora.
Eppure, il delirio di onnipotenza e la tracotanza umana ce la mettono tutta per rinnegare il valore convenzionale della psicologia e del diritto, per attribuir loro una dignità scientifica tale da rovistare e rimescolare la vita dei singoli, costi quel che costi. Con risultati devastanti.
Un caso per tutti: correva l’anno 2010, quando un bambino cinese – ormai semiadolescente – viene affidato temporaneamente, e per ragioni di lavoro della madre, ai servizi sociali milanesi. E la madre, in tutto questo periodo, non ha mai cessato di visitare ed interessarsi del figlio, continuando ad essere mamma. Ma, grazie alla relazione psicologica di un professionista, il bambino è stato inserito in altra famiglia (numerosissima peraltro) e costretto ad incontrare la madre in situazione cosiddetta “protetta”, per un’ora ogni quindici giorni. Un’ora, ogni quindici giorni, in presenza di estranei, che ascoltano ogni singola parola, e controllano ogni singolo gesto tra una madre ed un figlio.
E questo perché?
Per lo psicologo, il presunto ritardo cognitivo del bambino era effettivo, perché al bambino piaceva il “gioco del nascondino”. Esatto, proprio così, avete letto bene. Il bambino sarebbe ritardato perché gli piace giocare a nascondino. Su questo presupposto, Basaglia avrebbe dovuto proporre la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari per tutti, tranne che per noi nati negli anni ’60, quando il “nascondino” ce lo insegnavano i nostri genitori.
Ecco in che mani siamo: una scienza che pretende di essere oggettiva rispetto al cuore di un bambino. Una meraviglia evolutiva, non c’è di che, davvero.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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