Papa Francesco accarezza il Sannio

Papa Francesco accarezza il Sannio: “Siate strumenti dell’amore di Gesu’ verso deboli”
17/03/2018 9:47

Mons. Accrocca: “La nostra terra soffre, a dispetto delle sue grandi potenzialità, che restano mortificate dalla grave debolezza delle infrastrutture: così i nostri giovani sono costretti a cercare lavoro altrove”.

Si è conclusa intorno alle 9.00 la visita pastorale di Papa Francesco a Pietrelcina, paese natio di San Pio. Il Santo Padre ha raggiunto il Sannio pochi minuti prima delle 8.00 – in elicottero, a piedi ha raggiunto Piana Romana e la cappella di San Francesco dove al suo interno è conservato l’olmo dove il Santo cappuccino amava sostare in preghiera e luogo in cui ricevette le stimmate.

Una visita fugace ma non priva di significato, quella di Papa Francesco che, sferzante, ha lanciato messaggi che rimarranno scolpiti in a lungo nel cuore tanti sanniti e dei tanti fedeli presenti, anche se forse ci si aspettava un’affluenza maggiore. Lavoro, pace, impegno, ma anche conservazione della memoria. Un messaggio rivolto anche alle Istituzioni – presenti tante fasce tricolori, il sindaco di Pietrelcina Domenico Masone, il governatore Vincenzo De Luca, Umberto Del Basso De Caro, Clemente Mastella sindaco di Benevento, il consigliere regionale Erasmo Mortaruolo e le alte cariche civili e militari – e che hanno segnato un continuum con le parole pronunciate nel saluto iniziale dall’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca.

«Sono lieto di trovarmi in questo paese – ha detto il Santo Padre – dove Francesco Forgione nacque e iniziò la sua lunga e feconda vicenda umana e spirituale. In questa comunità egli temprò la propria umanità, imparò a pregare e a riconoscere nei poveri la carne del Signore, finché crebbe nella sequela di Cristo e chiese di essere ammesso tra i Frati Minori Cappuccini, diventando in tal modo fra Pio da Pietrelcina: Qui egli cominciò a sperimentare la maternità della Chiesa, della quale fu sempre figlio devoto. Qui meditò con intensità il mistero di Dio che ci ha amati fino a dare Sé stesso per noi (cfr Gal 2,20). Ricordando con stima e affetto questo discepolo di San Francesco, saluto cordialmente tutto voi, suoi compaesani, il vostro Parroco e il sindaco insieme al Pastore della diocesi, monsignor Felice Accrocca, alla comunità dei Cappuccini e a tutti voi che avete voluto essere presenti.

Ci troviamo oggi nello stesso terreno sul quale padre Pio dimorò nel settembre 1911 per “respirare un po’ di aria più sana” dopo che ne aveva “sperimentato la miglioria” per il proprio fisico (lettera 44, in Epistolario I, p.233). In quel tempo, infatti, egli risiedeva nel suo paese natele per motivi di salute. Quello non fu, per lui, un periodo facile: era fortemente tormentato nell’intimo e temeva di cadere nel peccato, sentendosi assalito dal demonio. Con pochi poteva parlarne sia per via epistolare sia in paese: al solo arciprete don Salvatore Pannullo manifestò “quasi tutto” il suo “intento per averne de rischiaramenti” (Lettera 57, in Epistolario I, p. 250).

In quei terribili momenti padre Pio trasse linfa vitale dalla preghiera continua e dalla fiducia chi seppe riporre nel Signore: “Tutti i brutti fantasmi che il demonio mi va introducendo nella mente spariscono allorché fiducioso mi abbandono nelle braccia di Gesù”. Così scriveva al Ministro provinciali padre Benedetto, nel marzo 1911, asserendo che il proprio cuore si sentiva “come attratto da una forza superiore prima di unirsi a Lui la mattina in sacramento”. “E questa fame e sete anziché rimane appagata”, dopo averlo ricevuto, “si accresce[va] sempre più” (Lettera 31, in Epistolario 1, p. 217).
Padre Pio si immerse quindi nella preghiera per aderire sempre meglio ai disegni divini. Attraverso celebrazione della Santa Messa, che costituiva il cuore di ogni sua giornata e la pienezza della sua spiritualità, raggiunse un elevato livello di unione con il Signore. In questo periodo, ricevette dall’alto speciali doni mistici, che precedettero il manifestarsi nelle sue carni dei segni della passione di Cristo. Cari fratelli e sorelle di Pietrelcina e della diocesi di Benevento, voi annoverate san Pio tra figure più belle e luminose del vostro popolo. Questo umile frate cappuccino ha stupito il mondo con sua vita tutta dedita alla preghiera e all’ascolto paziente dei fratelli, sulle cui sofferenze riversava come balsamo la carità di Cristo. Imitando il suo eroico esempio e le sue virtù, possiate diventare voi pii strumenti dell’amore di Gesù verso i più deboli. Al tempo stesso, considerando la sua incondizionata fedeltà alla Chiesa, darete testimonianza di comunione, perché solo la comunione edifica e con voi auspico che questo territorio possa trarre nuova linfa dagli insegnamenti di vita di Padre Pio in un momento non facile come quello presente, mentre la popolazione decresce progressivamente perché molti giovani sono costretti a recarsi altrove per cercare lavoro. L’intercessione del vostro Santo concittadino sostenga propositi di unire le forze, così da offrire soprattutto alle giovani generazioni prospettive concrete per un futuro di speranza. Non manchi un’attenzione sollecita e carica di tenerezza agli anziani, patrimonio incomparabile delle nostre comunità.

Incoraggio questa terra a custodire come un tesoro prezioso la testimonianza cristiana e sacerdotale di san Pio da Pietrelcina: essa sia per ciascuno di voi uno stimolo a vivere in pienezza vostra esistenza, nello stile delle Beatitudini e con le opere di misericordia. La Vergine Maria, che voi venerate con il titolo di Madonna della Libera, vi aiuti a camminare con gioia sulla via della santità».

Ovviamente, oltre al discorso ufficiale il Papa non ha tradito le attese andando oltre il discorso ufficiale «quando state per parlare male di una persona o per litigare con qualcuno – ha detto – mordetevi la lingua e vedete che vi passerà», una frase che sintetizza l’invito alla pace, anche sociale, e alla comunione.

Prima del saluto di Papa Francesco è toccato a mons. Felice Accrocca dare il benvenuto al Pontefice. Un saluto quello di mons. Accrocca che non è stato scevro di argomenti ma ha puntato diritto alle sofferenze del territorio, alla crisi della natalità, alla migrazione interna che affligge il Sannio. «Santità, la mio voce riassume quella della Chiesa beneventana, che esprime la propria gratitudine per la Sua visita nella patri di San Pio da Pietrelcina. San Pio è un figlio di questa terra, ne ha respirato a pieni polmoni la cultura contadina: una cultura che va all’essenziale, basata sui fatti concreti più che sulle parole. A Lei successore di Pietro, chiediamo di essere confermati nella fede; a Lei, vescovo della Chiesa di Roma, che nella carità presiede a tutte le altre Chiese, domandiamo di essere spronati nella sequele di Cristo.

La Chiesa beneventana – che per la sua storia conserva un legame speciale con la Chiesa Romana – vanta un glorioso passato, ma il presente non manca di porre nuovi problemi. La nostra terra soffre, a dispetto delle sue grandi potenzialità, che restano mortificate dalla grave debolezza delle infrastrutture: così i nostri giovani sono costretti a cercare lavoro altrove e nei nostri Comuni – come in tutte le aree interne del Paese – la popolazione diminuisce, mentre l’età media di coloro che restano s’innalza sempre di più. Tutto ciò pone nuove urgenze alla vita pastorale. La Sua visita è per noi motivo di speranza: ci aiuti a legger meglio il presente per camminare con speranza verso il futuro. Grazie Santo Padre, per essere oggi tra noi».

Michele Palmieri

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