Ecco come si vota il 4 marzo

Ecco come si vota il 4 marzo

Le indicazioni utili per esprimere il proprio voto evitando che possa essere annullato. Si possono fare una o due croci: ma attenzione, il voto disgiunto non è ammesso
Orlando Sacchelli – Sab, 24/02/2018

Più facile che fare una croce non si può.

In effetti è così, votare non può essere un’operazione difficile. Tutti devono poter capire rapidamente come si fa ad esprimere il proprio voto. Però, dato che la legge elettorale è cambiata di recente, con alcune novità di un certo rilievo, e il sistema elettorale è “misto”, bisogna ricordare alcune cose importanti.
La scheda elettorale

Prima di tutto è bene capire com’è fatta la scheda che ci verrà consegnata il 4 marzo (una per la Camera e una per il Senato): ognuna è divisa in un certo numero di aree separate, corrispondenti a ciascuna coalizione o partito (che si presenta da solo). In ciascuna area delimitata c’è, in alto, uno spazio rettangolare con un nome e cognome: è il candidato scelto da ogni coalizione (o partito) che si presenta nel collegio uninominale in cui risiediamo. Ipotesi: se i partiti “rosso” e “blu” sono alleati, può capitare che in un determinato collegio l’elettore trovi sulla scheda il nome di un candidato del partito “blu”. Ma visto che è il sistema elettorale uninominale che lo prevede, non potremo votare altri candidati di quella coalizione.

Molto più semplice la scelta per il sistema proporzionale: basta scegliere il partito e barrare la croce sul rispettivo simbolo. Sotto lo spazio rettangolare, infatti, troviamo una serie di caselle con un simbolo di partito e un certo numero di nomi (dai due ai quattro). Sono le liste dei candidati dei partiti che compongono la coalizione, che a sua volta sostiene il candidato del maggioritario di cui abbiamo parlato prima. I nomi indicati sotto al simbolo sono quelli dei candidati di quel partito nel collegio proporzionale.
Come si può votare?

Per semplificare vi diciamo subito che se fate una sola croce non sbagliate. Ma dove va fatta? Potete scegliere se farla su uno dei simboli dei partiti (il voto vale sia per il proporzionale che per il maggioritario), oppure solo sul nome del candidato al maggioritario. In questo caso non andrà perduto il voto al proporzionale, ma sarà recuperato sulla base dei risultati ottenuti dalle altre liste.

Di sicuro voi non avrete dato un’indicazione su quale lista premiare.

Si possono fare anche due croci sulla scheda: una sul nome del candidato al collegio uninominale, l’altra su una lista che lo sostienea. Le croci, pertanto, devono essere fatte nella stessa area. Non si può fare il voto disgiunto, ossia scegliere un candidato all’uninominale e un partito di una coalizione diversa da quella di quel candidato. Se si vota in questo modo la scheda viene annullata. Solo per fare un esempio: non possiamo votare un candidato di centrodestra al maggioritario e una lista di centrosinistra al proporzionale.

Un altro dettaglio di cui tenere conto: non ci sono le preferenze. Si può votare per una lista ma non scegliere il candidato. La lista dei nomi è soltanto un’informazione in più, non si possono fare altri segni sui nomi. Se lo facciamo la scheda viene annullata.
Ma i voti contano tutti?

Ogni voto espresso contribuisce ad eleggere i 630 deputati e i 315 senatori. Il meccanismo elettorale, come spieghiamo in un altro articolo, è misto. Tutti i voti sono utili, ma è bene considerare che esiste uno sbarramento. Per eleggere i propri candidati con il sistema proporzionale una lista deve ottenere almeno il 3% dei voti su base nazionale per la Camera. Lo stesso vale per il Senato, ma in questo caso può ottenere seggi anche se in una sola regione ottiene almeno il 20% dei voti, pur non toccando quota 3% su base nazionale. Esiste uno sbarramento anche per le coalizioni, fissata al 10%, purché almeno una delle liste ottenga almeno il 3% su base nazionale. Tra le liste minori ci sarà una grande differenza: chi ottiene meno del 3% ma più dell’1%, contribuirà con i propri voti al “bottino elettorale” della coalizione, che ovviamente premierà le liste più forti. Il discorso non vale, invece, per chi prende meno dell’1%.
La scheda non va inserita nell’urna: ecco perché

Quest’anno c’è un’altra novità importante. Dopo aver votato una volta usciti dalla cabina elettorale non bisogna inserire la scheda dell’urna, ma dobbiamo consegnarla al presidente di seggio. La nuova legge elettorale, infatti, ha introdotto il “codice anti frode”. Quando vi viene consegnata la scheda al seggio prendono nota del codice (una stringa alfanumerica presente sulla scheda) scritta su un tagliando rimovibile. Dopo che abbiamo votato il presidente di seggio stacca il tagliando dalla scheda e verifica se il codice è lo stesso di quello annotato. Questo meccanismo serve a evitare brogli, cioè che non venga inserita nell’urna un’altra scheda, magari ricevuta all’esterno già votata (meccanismo un tempo usato per controllare il voto).

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