La Taverna di Sirpium
Le profonde trasformazioni legate al progressivo disgregarsi di tutto un mondo culturale, molti antichi mestieri sono del tutto scomparsi. Calzolai, scalpellini, tessitori, che hanno contribuito in maniera determinante allo sviluppo socio-economico del paese, fanno ormai parte di un tempo lontano, che vive solo nel ricordo della memoria storica di qualche anziano della comunità. Sostituite dalle nuove tecnologie, da moderni e sofisticati macchinari, dalla complessità di un mondo informatizzato, le sapienti mani degli artigiani di Pontelandolfo non hanno trovato più modo e spazio per confermare l’arte tramandata nei secoli. Ma la cultura e la tradizione del paese, caratterizzato fin dalla remota origine da una forte vocazione agro-pastorale, trovano modo e occasione per reagire, si aprono uno spiraglio di luce e trovano conferma e una rinnovata dimensione nella nascita di piccole nuove aziende agricole che trasformano in alta qualità gastronomica i prodotti genuini derivati dalle lavorazioni agricole e dalla pastorizia, un’attività, questa, che ci fa ripercorrere le tracce delle leggendarie vie della transumanza, degli imponenti tratturi che collegavano le verdi montagne con le pianure bagnate dal mare. E la storia del passaggio di numerosissimi armenti ha fatto sì che lungo il Regio Tratturo o nelle immediate vicinanze si sviluppassero villaggi durante il periodo preistorico e, durante l’impero romano e per tutto il medioevo, tutta una rete di servizi pubblici quali tabernae, fontane, pozzi, officine varie e luoghi di culto prima pagani e poi cristiani. Servizi, questi, necessari al ristoro del corpo e dello spirito. A Pontelandolfo, secondo lo studio critico e chiave di lettura di Michele Carroccia nel suo saggio Strade ed Insediamenti del Sannio in Epoca Romana nel Segmento V della Tabula Peutingeriana (Campobasso 1989), apparteneva la Taverna di Sirpium che ancora oggi si mostra con orgoglio in tutta la sua maestosità.
Gabriele Palladino