La poetica delle parolacce

La poetica delle parolacce
Gli uomini del passato – come quelli di oggi – offendevano e dicevano parolacce per sfogare rabbia, odio, indignazione o frustrazione, o, secondo alcuni antropologi, per provocare la reazione fisica dell’avversario. Ma c’era anche un altro motivo che aveva capito molto bene il commediografo Aristofane, uno dei più grandi maestri del turpiloquio, inventore di offese capaci di suscitare grande ilarità. Altrettanto abili furono i poeti latini. Per esempio Marziale scriveva «[…] queste mie rimette da sollazzo, così come un marito a una moglie, non possono piacere senza il […] Questa è la legge del poeta smaliziato: non può piacere se non è un po’ sboccato».


 

Quando anche la parolaccia diventa cultura.«Nel napoletano ci sono una miriade di vocaboli che si usano come sinonimi per indicare una donna di bassa condizione civile, sguaiata e volgare, “sbraitante e rissaiola”,scurrile, sboccata, maleducata rozza, zotica. Analizziamone qualcuno.
“Vaiassa” è un termine la cui origine e il cui significato nel corso del tempo ha dato innescato molti dubbi ed incertezze. Attualmente il termine viene usato per indicare una donna strepitante, schiamazzante, litigiosa. L’abate Ferdinando Galiani (XVIII secolo) nel suo celebre Vocabolario indicava col termine la serva di casa, la fantesca , tanto che lo stesso usa un proverbio napoletano legato alle vaiasse: «Me faje l’ammico, e mme mpriene la Vajassa»(fai finta di essermi amico e poi mi metti incinta la serva). Piu’ tardi il termine assume il significato piu’ pesante di prostituta (forse facendola derivare da bagascia ) per poi diventare negli ultimi tempi, come abbiamo gia’ detto, donna di bassa condizione civile, sguaiata e volgare, abituata “al pettegolezzo e alla chiassata”.

“Puntunera”:su questo termine non ci sono dubbi. La “puntunera” detta anche “pontonera” e’ la donna che si mette a “puntone d’o vico”(all’angolo)ad aspettare potenziali clienti, quindi una prostituta.

Anche con “Tufaiola” si tende ad indicare una donna di basso ceto,volgare a rissaiola secondo alcuni deriva da Tofa uno strumento della musica folkloristica, secondo altri è quella specie di suono quel suono prolungato che indica l’entrata e l’ingresso da stabilimenti (celebre la “tofa” del porto).
Noi, invece,facciamo risalire il termine dalle abitanti del vico della Tofa dei Quartieri Spagnoli .

Con “perchipetola” si indica la donna becera, una donnaccola. E’ composta dal latino perchia che vuol dire donnaccola pettegola, a da petula che vuol dire pettegolare, chiacchierare. Un riscontro lo troviamo anche nella nostra madre lingua in “petulare” che vuol dire pettegolare, chiacchierare

Anche con “Lumerasi” tende ad indicare una donna di basso lignaggio.Per molti il significato si fa risalire dalla miccia del lume ove basta una piccola fiammella per accenderla. Anche per accendere le volgarita’ ci vuole poco. Basta una miccia, un nonnulla. Noi invece siamo del parere che lumera è la donna puzzolente come una lampada a petrolio.

“Locena” è un taglio di carne che, ricavato dal quarto anteriore della bestia, il meno pregiato e meno costoso è da ritenersi di mediocre qualità, quasi di scarto. Da qui il termine è stato trasferito ad una donna… di scarto sciatta,sguaiata, volgare.

“Chiazzèra” è la donna plebea, volgare adusa ad urlare, vociare sguaiatamente soprattutto in piazza(chiazza) in maniera spesso scomposta, volgare e triviale(dal sito:le stronzate di pulcinella).

Vittoria Longo