2 Febbraio: il rituale delle candele, nella Ciociaria contadina, per scacciare le intemperie.
Le calende contadine del 2 febbraio servivano a prevedere i fenomeni meteorologici stagionali, cercando in parte di esorcizzarne gli aspetti più “violenti” e dannosi. Previsioni senza alcuna attendibilità scientifica, certo, che correlate però ad alcune posizioni e congiunzioni astrali dimostrano oggi, con una più ampia conoscenza, una certa veridicità. Segno, questo, che forse il mondo contadino di un tempo era parte – e davvero – dell’intersecarsi di cicli ed eventi naturali con cui l’uomo doveva per forza di cose convivere.
Uno dei detti più famosi della Candelora, d’altronde, riprende proprio la capacità previsionale dei contadini stessi:
“A la cannelòra si chiòue i strjna nè gli’nuèrne stime déntre, ‘mprò si ncè glie sùle i fa la bòra dà glie’nuèrne stime de’ fòra!” con evidente riferimento ai 40 giorni di inverno ancora che ci aspettano nel caso di pioggia il 2 febbraio.
Ma le calende di febbraio non erano solo questo. Nel richiamo sociale, nella possibilità di ritrovarsi di nuovo intorno a un fuoco, cercavano di esorcizzare quei giorni di febbraio che in Ciociaria rappresentano forse il momento più duro dell’inverno. Perché è da sempre in febbraio che le correnti portano più umidità e quindi precipitazioni sopra la Ciociaria. E appunto per questo si provvedeva il 2 febbraio all’accensione delle candele: per scacciare via il pericolo di grandini e intemperie. Ancora una volta, guardando al mondo contadino, forte si ripresenta il legame con il fuoco, sacralità antica, feticcio a rischiarare il cammino delle stagioni.
La luce veniva così chiamata a illuminare la notte per lenire il periodo dell’oscurità, festeggiando l’inizio del declino dell’inverno e quindi il ritorno delle lunghe giornate e del risveglio della terra.
Nel momento in cui l’Inverno si fa più duro, nei giorni subito successivi a quelli detti della merla, l’uomo tentava di riportare in modo anticipato la luce, il fuoco, il sole – sebbene fittizio – sulla terra nella speranza di una primavera quantomai anticipata.
Il falò prima e la candela poi diventavano così il mezzo per propiziare il ritorno del calore, della luce e dunque della bella stagione.
Oggi dall’avvento del Cattolicesimo esiste invece il rito della candelora che si è andato a sovrapporsi alla succitata ritualità. Il 2 febbraio c’è in chiesa la benedizione delle candele a ricordare la purificazione post parto di Maria, nonché la presentazione di Gesù al tempio 40 giorni dopo la nascita.
Tuttavia, come sempre accade per le festività di matrice cristiana, l’origine del culto è da ritrovare altrove. Nei culti dei contadini, vicini e prossimi alle realtà dei popoli che hanno attraversato la nostra terra o a Roma stessa dove nell’urbe aeterna fiaccole e candele erano accese per la dea Februa, madre di Marte.
Autore: Alex Vigliani
Fonti: Dizionario italiano frusinate Alfredo Carè, Calende dei contadini di Umberto Salerno, domande e ricerca dell’autore dell’articolo.
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