Le morti violente delle star. Non è male di vivere, è vivere male.
30 gennaio 2018 Alessandro Bertirotti
Colpo di fucile, muore Kurt Cobain; coma etilico, muore Amy Winehouse; overdose di farmaci, muore Prince; Chester Bennington, si impicca; Chris Cornell, anche lui impiccato; qualche giorno fa, Dolores O’Riordan, forse abuso di Fentanyl (stessa sostanza utilizzata da Prince), morta in un Hotel londinese.
Male di vivere? No, decisamente. Vivere male? Sì, direi proprio di sì.
Quando la finzione diventa realtà, come accade in questi casi di conclamato successo, la mente umana va incontro a molti rischi. E non parlo solo di glorie artistiche. Mi riferisco a tutte quelle situazioni in cui alcune persone emergono a tal punto alla ribalta del successo da credere che la propria vita sia quella che si vende al pubblico, quella che si propone alla massa. Così, lentamente, giungono a confondere la propria interiorità con l’esteriorità del successo.
Il termine successo è il participio passato di succedere. Indica qualcosa di immobile, avvenuto e ormai statico. E successo, indica, di per sé, qualcosa di morto, finito, terminato. E coloro che hanno successo, se credono sia dipeso dal loro esclusivo talento, si suicidano lentamente in una solitudine senza pari, convinti di non avere né amici né amori veri.
Una tragicità che li fa vivere male. Non esiste il male di vivere, tranne nei casi di malattie mentali. La vita non contiene nulla di male, perché tutto ciò che esiste è funzionale, utile e importante. Siamo noi che non sappiamo vedere le cose nella loro bellezza, e per la nostra smania di potere e sopraffazione desideriamo il successo del proprio io, a scapito del noi.
Auguro a tutti gli artisti, a tutti noi, di cercare il successo senza raggiungere mai la convinzione di esserne stati i soli fautori. Auguro a tutti noi di cercare il proprio successo, sapendo che l’unico, grande e vero nostro successo è la costante costruzione di un Amore, come ci ricorda Ivano Fossati.
Alessandro Bertirotti Docente universitario e Visiting Professor di Anthropology of Mind presso la Universidad Externado de Bogotà, Colombia
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