QUANDO LE PIETRE DIVENNERO DURE.
( Nelle foto, i miei nonni paterni, nonno durante il primo conflitto mondiale e mio padre arruolato nei carabinieri)
Nella foto qui postata ci sono i miei nonni paterni di Pontelandolfo, Nicola Longo e alla sua destra Vittoria Albini. Nonno Nicola, ultimo di 10 figli nasce a Pontelandolfo il 2 Dicembre del 1886. Una vita triste la sua, fatta di lavoro duro, sacrifici, guerra e disgrazie, simile a quella di molte altre persone del suo tempo e del nostro ancora. Il suo papà ( il mio bisnonno) Donato, nasce nel lontano 1833 e alla vigilia dell’unità era un giovane come tanti altri, dedito alla famiglia e ai lavori dei campi, i suoi campi, perchè era un “contadino possidente”. Così, Donato, decise di sposare la sua amata Maria Vittoria Perugini ( la mia bisnonna) che dà alla luce la loro prima bambina, Brigida, nel lontano 1865. Dopo Brigida arrivano altri figli : Egidio morto a 9 mesi, Filomena, Rocco Giuseppe, ancora Egidio( in onore di quel figlio morto), Michele, Rocco Giovanni, Giovanbattista, Salvatore, Luigi e in ultimo mio nonno, Nicola. Tutti davano una mano per sostenere la famiglia e ci riuscivano, ma a un certo punto qualcosa cambia, la terra viene tolta( è in corso una ricerca per capirne i motivi), Michele, Gianbattista, Rocco Giovanni e Salvatore, verso la fine del 1800 emigrano nelle americhe. Tutti hanno un età compresa tra i 18 e i 25 anni e da quella terra, lontana, oltre l’oceano, ne tornerà solo uno, Luigi, che morirà a Pontelandolfo nel 1907 a soli 27 anni ( non conosco la causa della sua morte). Mio nonno strinse i denti per rimanere ancorato alla sua terra, ricordo ancora quando mi diceva << A ponneranolf se zappavn le pret, e je tenev fame>> ( A Pontelandolfo si zappavano le pietre, ed io avevo fame). Già, pietre solo pietre, la fertilità di un tempo non c’era più. Nonno ,si innamora di una ragazza, è anche lei una contadina, si chiama Perugini Maria Petruccia e il 29 gennaio 1910 convolano a nozze.
L’idillio è presto spezzato dal primo conflitto mondiale, il SABOIARDO esige uomini, e nonno è costretto a lasciare la sua donna e i suoi primi due figli Donato e Maria Luigia. Si arruolerà nei bersaglieri e resterà lontano 2 lunghi anni prima del ritorno a casa. Fu fatto prigioniero ( ricordo i suoi racconti, i soldati venivano scherniti, umiliati) ai confini dell’Italia, perchè si rifiutò di sparare ad un soldato e per non premere il grilletto, preferì rompersi un piede tirandoci sopra un sasso di grosse dimensioni ( ho rinvenuto il documento militare dove si attesta la sua prigionia). La guerra finisce, ma la carestia è ancora più grande e al suo ritorno a Pontelandolfo “le pietre sono ancora più dure”. Con Maria Petruccia avrà in tutto 4 figli ma il loro amore, già travagliato dalla guerra, sarà scosso dalla perdita del loro primo figlio, Donato, di soli 10 anni. Ma il cavaliere della morte non andrà via da quella casa fino a quando Maria Petruccia dà alla luce Salvatore, il loro ultimo bambino, perdendo la vita insieme al piccolo.( Verranno seppelliti nella stessa bara, quasi a sottolineare quell’amore tra madre e figlio che mai avrà fine, neanche con la morte). Nonno rimane da solo con le due figlie femmine, Luigia di 6 anni e Margherita di 4. Solo, povero, con due bimbe da accudire e le pietre di “Ponnerannolf” sembrano essere ancora più dure. Forse c’è una ragazza dai nobili sentimenti che può riaccendere la fiamma nel suo cuore, mia nonna Vittoria, che la sposa in seconde nozze. Amerà le bambine, avute dalla prima moglie, come sue, e da quell’unione nasceranno 6 figli, tra cui mio padre, l’ultimo ( è morto il 9 marzo 2016). Nel 1920 sarà costretto ad abbandonare Pontelandolfo, ma non va via dal sud, e si trasferisce nella vicina Faicchio (30 km circa). Acquista del terreno con quel pò che ha ricavato dalla vendita della casetta in pietra e riuscirà finalmente a vivere dignitosamente. Non ha mai voluto che i suoi figli andassero a “giornata”, fondò insieme a loro una piccola impresa per fabbricare mattoni di tufo e poi da lì ognuno di loro prese “la propria strada” .
Nonno gli diceva: ” quando dovete arricchire, con le vostre forze, colui che è già ricco e prepotente, operatevi con l’ingegno e lavorate per voi stessi”, ma erano altri tempi! Caro nonno, so che il tuo papà ebbe modo di raccontarti di quel “rogo”, nel maledetto 14 Agosto del 1861, avevo 12 anni quando mi dicevi:” Nepote mia, la guerra è brutta, arrivaren le bersagliere cu r’e baionette e ra’coppa le Matrefilippi papà mio, vereva lu fuoco, le frate se ne fuieren cu Cosemo( suppongo Giordano?)!” (Mastri Filippi è una contrada di campagna di Pontelandolfo dove si rifugiò il mio bisnonno con la sua famiglia. Dalle ricerche sembra che abitassero nei pressi della torre di Pontelandolfo che si erge all’interno del paese).
Quella data ha segnato l’inizio della fine di molti, ma tu ce l’hai fatta a rimanere, a non emigrare come i tuoi fratelli e così anche qualche tuo figlio. Il signore ti ha donato una lunga vita, 103 ed io ho avuto la fortuna di viverti 14 anni. Sono pochi, lo so, ma abbastanza per aver ricevuto da te memorie e ricordi, di cui oggi me ne servo, per dar voce a chi come te e come tuo padre, hanno “arrancato” per poter vivere e mai nessuno ha reso onore.
Ciao nonno, possano quelle pietre non essere mai più dure. Tua nipote, Brigantessa Vittoria Longo.
“i nipoti di chi fu Brigante, saranno carabinieri sarà una ferita aperta sotto l’acqua ed il sole un corpo che si spegne senza emanare un odore un grido senza voce che attraversa le terre e le città” dall’epilogo di Lina Sastri
Vittoria Longo